|
QUELLO CHE NON TI ASPETTI
Prologo
-Papà, ti prego, non andare. Perché vuoi fare una cosa del genere?- disse sull’orlo del pianto dovuto allo shock per quello che gli aveva appena detto…
-E’ inutile, ho preso la mia decisione.- le rispose duramente come se avesse davanti una ragazza qualunque…
-Mi hai fatto prendere un aereo da Ginevra all’improvviso, senza darmi spiegazioni, senza farmi nemmeno salutare i miei amici, il lavoro, e riesci a dirmi solo questo?- chiese sempre più incredula…
-Tesoro, non essere così adirata, credimi… non è facile nemmeno per me. Se ti ho fatto venire qui, è perché volevo passare un po’ di tempo con te fino al giorno della nostra separazione.- le disse stavolta guardandola più amorevolmente dopo essersi accorto della freddezza con cui le aveva risposto in precedenza…
-Papà, non sei costretto a farlo… ti prego. Tu… tu… non puoi lasciarmi da sola.- aggiunse sempre più sconvolta…
-Figlia mia, devi essere forte. Credimi, mi sento terribilmente in colpa per quello che sto per fare, per il dolore che ti sto causando. Ma ci ho pensato e ripensato, credo sia la cosa più giusta da fare. Yuki, sai che la mia fine è vicina, inutile girarci troppo intorno. Il dottor Sado si è espresso chiaramente. La leucemia è quasi all’ultimo stadio ed io non ho più intenzione di fare nessun’altra terapia che ha come unico scopo quello di prolungare la mia agonia. E’ da molto tempo che penso di lasciare tutto, specie da quando tua madre è morta. Voglio cercare, per quanto mi è possibile, di redimermi da tutti i miei peccati, da tutte le mie malefatte e dare un senso alla mia esistenza.- concluse sempre più convinto…
-Allora non ti lascio da solo. Io verrò con te, costi quel che costi.- gli rispose d’istinto ma con espressione non troppo convinta cosa che non sfuggì a lui…
-Non se ne parla. Ti ho già spiegato come faremo. Tu devi restare al sicuro. Torneremo a prenderti e, appena fissato il processo, te ne andrai per sempre in un luogo sicuro. E, soprattutto, cesserai di essere la figlia di kentaro Oshino. Ti rifarai una nuova vita con un altro nome, lontana da tutta questa follia.- le ribadì fermamente…
-Ma papà, perché stai parlando in questo modo? Va bene, mi hai sempre tenuta sempre allo scuro del tuo lavoro e, nonostante mi facessi molte domande, ho sempre accettato il tuo mutismo e le tue decisioni ma, ora, credo tu sia troppo severo con te stesso.-
-Piccola mia, tuo padre non è mai stato un santo, ma questo lo hai sempre saputo. Questa cosa la faccio per te… ma anche per me. E’ inutile che cerchi di convincermi, sai benissimo che non cambierò mai idea.- la sua espressione era talmente ferma e decisa che lei non seppe replicare…
-Papà…- Lo guardò con le lacrime agli occhi. Sapeva già che suo padre era tipo da non tornare indietro nelle proprie decisioni. Doveva solo accettare e tentare di capire.- “Già, devo cercare di capire… devo solo accettare… è sempre stato così tra noi.”
-Non dire altro. Vieni vicino a me… abbracciami.- La guardò stavolta con espressione più dolce e la strinse a sé, con un gesto al quale lei non era per niente abituata e, piano piano, si sciolse nel suo abbraccio…
-Ti voglio bene papà.- ...esclamò tra le lacrime…
-Anch’io, tanto, tesoro mio.- L’espressione della figlia scalfì, seppur in parte, la dura corazza dell’uomo, il quale, vedendo le lacrime di lei che gli stavano letteralmente bagnando la giacca del vestito, sentì gli occhi inumidirsi. E, di questo, si stupì lui stesso, certamente non il tipo abituato a commuoversi facilmente.
-Andrà tutto bene Yuki.- ... le disse tentando di ricomporsi… -Saprò essere molto convincente, loro hanno di che guadagnarci con tutto quello che gli dirò. Ora resta qui e aspetta mie istruzioni, va bene?-
-Va bene papà, come desideri… ma cerca di stare attento.-
Kentaro uscì dalla sua villa situata in una zona tranquilla ed esclusiva della periferia di Tokyo e raggiunse il vialetto dove lo aspettava il suo fido autista, nonché guardia del corpo, ancora totalmente allo scuro delle sue intenzioni. Decise che avrebbe affrontato il problema sul momento. Hisao, non gli avrebbe mai permesso di fare una cosa simile e, al contrario della figlia, sarebbe forse riuscito nell’intento di dissuaderlo. Entrò in auto…
-Salve signore.-
-Buongiorno Hisao. Possiamo andare.-
-Andiamo a fare il solito giro?-
-No. Oggi andiamo in centro.- L’uomo annuì…
Capitolo 1
-Perché siamo venuti in questa parte della città?- chiese sorpreso…
-Lo scoprirai molto presto. Alla prossima gira a sinistra.-
-Ma… è la strada che porta …- disse cercando di trovare un senso a quella scelta…
-Sì, esatto, quella che porta alla Stazione Centrale di Polizia.- rispose sicuro come se la cosa non lo sfiorasse nemmeno…
-Ma non è pericoloso passare di lì?- chiese titubante…
-Non sarà certo peggio di come trovarsi al suo interno.- concluse quasi scherzando…
L’uomo non rispose, credendo fosse una battuta ma poi….
-Vai piano… piano…ecco, ora puoi accostare.-
-Ma signore!- esclamò scioccato...
-Hisao, ci siamo. Io ora entrerò in quell’edificio.- esclamò tranquillamente…
L’uomo lo guardò sgranando gli occhi… -Ma… che sta succedendo? Mi spieghi per favore.- chiese attonito…
-Semplice, ho deciso di costituirmi, voglio entrare là dentro e fare quattro chiacchere col capitano Kobaiashi.- rispose tranquillamente con voce ferma e questo non fece altro che aumentare l’incredulità di Hisao…
-COOOSAAAAA? Col capitano? Sa vita, morte e miracoli su di lei, appena la vedrà entrare da quella porta la ucciderà.- gli disse preoccupato ma soprattutto sorpreso dall’atteggiamento incurante dell’altro…
-Tranquillo, non lo farà, è contro la legge sparare ad un uomo disarmato.-
-Ma… non capisco, perché vuol fare una cosa del genere?-
-Hisao, da quanto tempo lavori per me?- gli chiese guardandolo serio…
-Credo quindici anni signore, perché mi fa questa domanda?- rispose sorpreso, chiedendosi il perché di quella domanda…
-Esatto amico mio, siamo insieme da quindici anni e quattro mesi per l’esattezza. In tutto questo tempo mi hai portato ovunque io avessi avuto bisogno di andare e, dopo la morte di mia moglie, mi sei stato vicino nei miei momenti bui, non sei solo il mio autista personale e la mia guardia del corpo, tu, per me, sei come un fratello, ricordatelo sempre.- disse volendo sottolineare quel pensiero ed assicurarsi che l’altro avesse ben compreso…
-Sono lusingato dalle sue parole, ma perché mi sta dicendo tutte queste cose? E, soprattutto, cosa ci facciamo qui? Ha un senso questa sua follia?- gli chiese brusco anche se poi si maledisse… era pur sempre il suo capo…
-Ha senso arrivati a questo punto, mio caro amico.- gli rispose, per niente offeso…
-E’ a causa della sua malattia vero? Lei ha deciso di smettere di lottare.- disse abbassando lo sguardo deluso…
-Vedo che, come al solito, non ho bisogno di spiegarti niente, sei troppo intelligente… l’ho sempre saputo. Ma ora devo andare.- sospirò…
-Signore, la prego, non faccia sciocchezze… questa volta sono costretto a disubbidirle… io riparto subito.-
Ingranò la prima e fece per ripartire, ma una mano sulla sua spalla, con gesto amichevole, lo invitò a desistere.
-Signore...- si voltò ancora verso Oshino.
-Lascia che io vada…- disse guardandolo dritto negli occhi…
L’uomo lo guardò e capì immediatamente che, niente e nessuno, gli avrebbe fatto cambiare idea. Non lo aveva mai visto così deciso nemmeno quando impartiva ordini ai suoi uomini. Quindi non gli restò che abbassare lo sguardo e ubbidirgli…per l’ultima volta.
-Signore, deve pur esserci un modo per farle cambiare idea. Pensi a sua figlia, come pensa che la prenderebbe? Le si spezzerà il cuore...-
-Lei è già al corrente di tutto. Le ho parlato e mi ha capito. Non occorre aggiungere altro.- concluse con tono tranquillo.
-Non ho nessuna possibilità di farle cambiare idea, vero?- ci provò ancora…
-Temo di no. Ma, prima di andare, voglio che tu prenda questo.- Gli porse in mano una busta sigillata tenendola stretta come se fosse un tesoro e lo guardò serio...
-Cos’è?- chiese incuriosito…
-E’ una busta con all’interno tutte le informazioni necessarie affinché tu possa trascorrere la tua vita in piena tranquillità.-
-Signore, non so cosa dire…- lo guardò quasi smarrito anche se con infinita gratitudine…
-Non dire niente. Appena sei al sicuro, lontano da qui puoi aprirla. Contiene il numero di uno dei due conti che ho aperto alla Credit Suisse di Zurigo molti anni fa. L’altro è in possesso di mia figlia. E’ tuo… consideralo come un premio per la fedeltà e l’amicizia che hai sempre mostrato nei miei confronti. Tranquillo, nessuno verrà a cercarti. Se tutto va secondo i miei piani io cambierò identità e, per il resto del Mondo, sarò sparito nel nulla. Del resto, sono solo in anticipo rispetto alla diagnosi del dottor Sado, visto che lui mi aveva dato sei mesi di vita al massimo.-
-Ma… non so se posso accettare… lei è sempre stato molto generoso con me e la mia famiglia… io...- lo guardò titubante…
-Hisao!- … l’appellò in un modo che non ammetteva repliche… -prendila e basta! Non tollero rifiuti.-
Un accenno di sorriso, la sua espressione pacata, serena, sembrava addirittura felice. Tutto questo tranquillizzò molto Hisao… gli sembrava un’altra persona.
-Va bene. Ma… sua figlia?-
-Ho già pensato a tutto. Yuki lascerà per sempre il Giappone.-
-Io… non so davvero cosa dire.-
-Assolutamente niente... ho solo una raccomandazione… STAI LONTANO DAI GUAI… ok?-
-Farò il possibile signore.- gli rispose dopo un attimo di silenzio, quasi per metabolizzare le sue parole. Non era una semplice raccomandazione bensì un ultimo ordine, dato unicamente per il suo bene.
-Un’ultima cosa Hisao, tu mi hai portato all’aeroporto, non davanti alla stazione di polizia. Ci siamo capiti?.-
Concluse certo che l’amico rispettasse la sua ultima richiesta…
-Se questa è la sua richiesta, lo farò con piacere.- rispose guardandolo negli occhi...
-Buona fortuna.-
-Anche a lei signore.-
-Mi servirà… e ora… SPARISCI!- La stretta di mano fu molto calorosa e carica d’intesa.
Hisao, sempre più attonito ma anche consapevole della situazione, ingranò la prima e se ne andò… lontano… molto lontano. Avrebbe rispettato gli ordini del suo capo alla lettera, sapeva che, in ballo, c’era anche la sicurezza sua e di quella della sua famiglia.
Kentaro si avvicinò al palazzo, alzò lo sguardo e vide l’insegna a caratteri cubitali della stazione di polizia. Inconsciamente, gli sfuggì un sorrisetto ironico… “se non fossi venuto io qui da voi, sareste sempre a scervellarvi allo scopo di trovarmi.” Salì i cinque scalini, poi si fermò un attimo voltandosi indietro. Restò immobile per alcuni secondi, immerso nei pensieri, come per convincersi un’ultima volta, come se volesse lasciarsi tutto alle spalle. Sapeva bene che, una volta entrato lì, la sua vita sarebbe cambiata radicalmente. Poi si voltò di nuovo verso l’edificio ed entrò. Lo fece quasi divertendosi tra i vetri girevoli situati all’entrata e iniziò pian piano a camminare, verso il centro della grande stanza. L’androne della stazione centrale della polizia di Tokyo era enorme, tutto circondato da un imponente balcone, potevano esserci qualcosa come dieci o più telecamere affisse alle pareti. Lentamente guadagnò il centro della stanza, segnalato da un disegno a forma ovale raffigurante lo stemma della polizia nipponica. Vi posò la sua valigetta, mettendola in posizione orizzontale, si tolse la giacca, la ripiegò e l’adagiò delicatamente sulla valigetta. Poi si tolse il cappello, mettendolo sulla giacca, si sfilò gli occhiali da sole e li infilò nella tasca interna. Si guardò intorno… lentamente. Notò tutti gli agenti presenti, incuranti di quel che stava facendo. Allora si inginocchiò definitivamente e mise le mani dietro la testa tenendo lo sguardo fisso verso una di quelle telecamere. Finalmente, la guardia al bancone che fungeva da reception in fondo alla stanza, notando lo strano comportamento dell’uomo, smise di chiacchierare con l’attraente agente che lavorava al computer e gli si avvicinò lentamente.
-Signore, cosa sta facendo? Ha bisogno di qualcosa? Per caso, si sente male?- gli chiese mettendogli una mano sulla sua spalla. Kentaro girò lentamente lo sguardo verso di lui. Si fermò a guardarlo dritto negli occhi, quasi a sfidarlo…
-Idiota!- disse quasi stizzito. -Quanto tempo ti ci vuole ancora per riconoscermi!?- Un secondo dopo, la ragazza, incuriosita da quel che stava osservando, fece una rapida scansione del volto dell’uomo cercando un riscontro facciale, cosa che avvenne all’istante visto che i suoi connotati corrisposero perfettamente al viso di colui il quale era tra gli uomini più ricercati dell’F.B.I e della polizia nipponica.
Partì la sirena dell'allarme generale, l'agente, rimasto ancora interdetto dalle sue parole, guardò il monitor di fianco a sé dove era apparsa nitida la foto di quell'uomo ricercato in tutto l'oriente.
-RESTA IN GINOCCHIO CON LE MANI SULLA TESTA!!!- Gridò esterrefatto ed agitato il poliziotto, rendendosi conto di chi aveva di fronte. Le telecamere puntarono tutte su di lui, il suo volto stava apparendo rapidamente su ogni monitor e su ogni Tablet in dotazione agli agenti. Tutti quelli presenti in stazione accorsero immediatamente . Ci fu una bolgia infernale, quasi una sensazione di panico, un vociare collettivo e, nel giro di qualche secondo, tutti si resero conto del motivo per il quale il loro collega aveva vociato in quel modo. E, in meno di dieci secondi, l’uomo aveva qualcosa come cinquanta pistole calibro 38 puntate sulla sua persona.
-FERMO DOVE SEI… NON FARE NESSUN MOVIMENTO… SEI IN ARRESTO, QUALUNQUE COSA DIRAI POTRA’ ESSERE USATA CONTRO DI TE IN TRIBUNALE… HAI DIRITTO AD UN AVVOCATO, SE NON PUOI PERMETTERTELO, TE NE VERRA’ ASSEGNATO UNO D’UFFICIO… ED ORA AMMANETTATELO… ALZATELO IN PIEDI.- Lui non si scompose più di tanto e, con molta semplicità e freddezza, completamente circondato dagli agenti, iniziò a parlare…
-Voglio costituirmi, ma parlerò solo col capo della polizia, la signora Akiko Kobaiashi.- disse semplicemente con tono sicuro di sé. Sbigottiti da questa richiesta, gli uomini accorsi non sapevano bene come agire. L’unica cosa da fare era di imprigionarlo ed aspettare ordini. L’uomo fu portato in una sala interrogatori molto speciale, sorvegliata attentamente da quattro poliziotti, circondata da vetri antiproiettile e completamente insonorizzata.
Se ne stava seduto su una normalissima sedia guardandosi intorno, si accorse dei microfoni installati dentro quella specie di cabina trasparente e pensò bene di continuare con la sua folle richiesta. La sua espressione era rimasta imperscrutabile. A rotazione, nelle ore successive, alcuni agenti cercarono di interrogarlo, ma con scarsi risultati. Nemmeno le minacce servirono a cavargli una singola parola. Lui continuava con la sua richiesta. Dopo ben sei ore fu accontentato. Il capo della polizia Kobaiashi, rimasto a godersi la scena per qualche ora attraverso un monitor, decise di intervenire. Quindi, dopo aver preso una semplice sedia, si mise di fronte a lui. Lo spesso e sicuro vetro, li separava con una distanza di circa un metro.
-Ben arrivata, credevo fosse impegnata.- le disse con sarcasmo non appena l’ebbe di fronte. La donna lo fulminò con lo sguardo, agitata e sorpresa dal trovarselo davanti a lei e con quell’aria indisponente…
-Non ho tanto tempo, e questo anche per merito suo. Quindi arriviamo al punto e mi dica subito cosa diavolo ci è venuto a fare alla stazione di polizia. E’ vero che vuole costituirsi?- gli chiese sospettosa…
-Prima faccia uscire tutti quegli idioti da qui, mi rendono nervoso.- disse arrogante…
-E cosa le fa credere che io accetti?- gli rispose lei irritata…
-Se non lo fa, da me non saprà niente...- rispose secco… -Se mi conosce solo la metà di quel che credo, non ha altro di che guadagnarci.- Ecco, la frase magica per attirare la sua attenzione, ma prima di quello…
-Lei è un criminale, quindi non credo sia nella condizione di dettare regole o avanzare richieste.- aggiunse provocandolo, ma anche per sapere, fino a che punto, avesse da guadagnarci…
-Capitano, così mi delude. Sono ammanettato, dentro a una cella a prova di proiettile, disarmato, cosa crede che possa fare di male?- le fece notare divertito e quasi sbeffeggiandola…
-Da un uomo come lei c’è da aspettarsi di tutto. Lei è ricercato in mezzo mondo.- rispose irritata…
-Sì, ma sono anche e, soprattutto, un uomo di parola. Casomai fino ad ora non se ne fosse accorta, sono qui seduto davanti a lei, di mia spontanea volontà, non certo per merito della vostra abilità… senza offesa. Del resto ho solo chiesto un po’ di privacy.- Il tono era divenuto stranamente pacato anche se, sempre allusivo e provocatorio. Il capitano lo guardò dubbiosa, ma poi pensò che, forse, valeva la pena assecondarlo.
-LASCIATECI SOLI… USCITE TUTTI…- ordinò…
I poliziotti presenti, su ordine del loro comandante e ,seppur con evidente perplessità, uscirono dalla stanza.
-Bene, ora ha la mia completa attenzione.- disse cercando di mantenere una certa imperturbabilità…
-Scelta saggia la sua.- aggiunse soddisfatto…
-Spero di non dovermene pentire!-
-Bene, ora che siamo soli, le spiegherò i motivi per i quali sono venuto spontaneamente da voi.-
-Bene, ma spero per lei che siano cose importanti.- l’avvertì…
-Voglio costituirmi, ma in cambio pongo due condizioni.- Il capitano lo guardò ed una smorfia di sorriso comparve sul suo volto, incredula, o forse sorpresa da quella situazione al limite del grottesco. “Addirittura due condizioni? Ma chi si crede di essere?”
-Forse non ha capito la situazione in cui si trova. Lei, che ha più accuse a suo carico di tutto il popolo giapponese, crede di essere nella posizione di dettare delle condizioni? Questa farsa è finita. In prigione avrà tempo di riflettere.- Akiko Kobaiashi stava per alzarsi ma l’uomo la fermò all’istante…
-Nemmeno se le rivelassi i nomi dei più grandi criminali nipponici?- le disse sfidandola apertamente…
-Sappiamo ogni cosa, conosciamo tutti i peggiori criminali anzi, ne ho uno proprio seduto davanti a me. Non c’è bisogno che lei mi riveli le loro identità.- Rispose il capitano mentre si stava alzando. Akiko fece un elenco di persone che non finivano più, guardandolo con sicurezza quasi per fargli capire che non aveva assolutamente bisogno di lui. Poi, mentre si stava risistemando l’uniforme, indietreggiò di qualche passo. Aveva deciso che poteva bastare e lo guardò un ultima volta negli occhi con aria superiore. Ma l’uomo scosse la testa, la guardò e le sorrise in modo beffardo, come se volesse dare dell’ingenua al capitano e questo irretì molto Akiko la cui espressione si trasformò.-
-Che cos’è che la diverte tanto?- chiese stizzita…
-La sua sicurezza… ma, al contempo, la sua ingenuità. E mi rammarico di averla sopravvalutata… lei mi ha deluso! Credevo seriamente di potermi fidare di lei.- le disse con occhi severi…
Lei lo fulminò con lo sguardo, si sedette di nuovo, e lo fissò dritto negli occhi. Purtroppo per lei, quel che ci trovò, era fermezza, decisione, ma, soprattutto, chiara delusione. Capì che Oshino non stava bleffando e che lui sapeva molto di più di quello che lei si aspettasse. Ebbe un chiaro gesto di disappunto che ebbe l’effetto di suscitare nell’uomo che aveva di fronte, una forte sensazione di potere. Lui, intuendo questa sua esitazione ne approfittò…
-Voi non sapete un bel niente. Io non mi riferisco a semplici nomi come quelli, io vi posso dare le vere identità dei tre uomini che, agendo completamente nell’ombra, tirano le fila di tutta la criminalità organizzata giapponese, e dal Giappone verso l’Europa e l’intero medio oriente. Voi non conoscete queste persone perché semplicemente non sapete della loro esistenza. So quanto è difficile essere un capo della Polizia donna, ma so anche quanto lei sia particolarmente ambiziosa. Una soffiata del genere può essere un bel trampolino di lancio per la sua carriera.- concluse lui con la certezza di aver toccato un argomento delicato al quale lei non sarebbe rimasta indifferente. Ed infatti, la donna lo guardò pensierosa, incerta, ma anche affascinata dal racconto che gli aveva fatto. Certo, poteva essere verosimile, molte cose potevano avere un senso, i fallimenti di molte delle loro operazioni potevano trovare una giustificazione. Quando sembrava che l’obiettivo fosse raggiunto, quando sembrava un piano perfetto, c’era sempre qualcosa che ne ostacolava la piena riuscita. E poi ripensò ad una sua frase in particolare… “Può essere davvero una svolta per la mia carriera.”
-Va bene, la cosa può interessarmi. Fuori i nomi, poi parliamo dell’accordo.- disse freddamente...
-No, prima voglio che lei accetti le mie condizioni. E deve darmi la sua parola che farete esattamente come vi dico.- aggiunse lui guardandola in volto e, dalla sua espressione, capì con soddisfazione, che aveva trovato la chiave giusta per farsi ascoltare, per entrare nella testa del capo della polizia di Tokyo.
La donna lo guardò… non troppo convinta ma alla fine…
-Prima mi tolga una curiosità.-
-Domandi pure.-
-Perché solo ora? Se aveva rimorsi di coscienza , visto anche il modo in cui sua moglie è morta, poteva venire anche prima, non crede?- chiese con sospetto…
L’uomo la fulminò con lo sguardo ma decise di non cadere nella chiara provocazione e le rispose molto tranquillamente.
-Diciamo che, alla mia morte, quando sarò andato all’inferno, spero di uscirne presto per buona condotta.- rispose lui con molta nonchalance…
-E lei crede che pentirsi ora basterebbe ad espiare ogni suo peccato? Per colpa sua sono morte delle persone e molti criminali l’hanno fatta franca. Lei può essere tranquillamente condannato a morte per tutti i suoi crimini.- gli disse secca…
-Ma io sono già condannato a morte.- rispose tranquillamente …
-Come prego?- chiese incerta…
-Leucemia, ultimo stadio. Sei mesi al massimo. A questo punto non mi interessa come morirò. Ma voglio che mia figlia sappia che suo padre, in qualche modo, ha cercato di fare ammenda, si è pentito, e che ha cercato, per quanto possibile, di redimersi dalle sue colpe.-
-Che animo nobile, sono commossa. Ma ora basta così… fuori i nomi.- Gli rispose indignata senza far caso alle sue parole al che lui le lanciò un’occhiataccia della serie “vorrei ucciderti anche se sei una donna”
-Prima l’accordo, o non se ne fa niente.- Rispose sollecitandola…
-Va bene, ma se non mi convince solo per un secondo, salta tutto e va direttamente in prigione.- l’ammonì…
-Mi creda, non se ne pentirà.- rispose sicuro…
-Bene, sentiamo le sue richieste.-
-Punto primo, voglio l'immunità.-
-Cosaaaa? Se la scordi... lei è pazzo. Questa conversazione è chiusa.- rispose quasi disgustata…
-Stia al suo posto e mi lasci finire. Poi farà le sue valutazioni.- La guardò con occhi infuocati, quasi la stesse minacciando allorché, Akiko, si ricompose suo malgrado, quasi sconvolta da quello sguardo…
-Come le dicevo… non dormo mai nello stesso posto per più di due notti di fila; voglio un localizzatore codificato di otto millimetri impiantato nel mio collo, e voglio due guardie del corpo. Ho fatto l'elenco di cinque possibili candidati, troverà i loro nomi nella valigetta, insieme alle false identità che ho usato durante tutti questi anni. Tutto quello che vi dirò fa parte del pacchetto di immunità che io stesso negozierò. Infine, cosa più importante, parlerò solo con lei e con il cyborg 009. Punto secondo, voglio la massima protezione per mia figlia fino al processo. E’ qui che entra in gioco 009. Deve chiamare il dottor Gilmoure in persona.- Akiko lo guardò perplessa, quasi incredula. Come faceva a sapere certe cose? Chi è in realtà quest’uomo? E quali mezzi possiede? Tutte domande alla quale lei non sapeva rispondere e, per questo, decise di portare avanti quella conversazione.
-Non capisco… chi è Gilmoure?- disse lei con indifferenza, come se non sapesse di chi stata parlando…
-Andiamo capitano, non insulti la mia intelligenza… so che vi conoscete e che avete lavorato assieme molte volte contro i successori dei Fantasmi neri e le loro operazioni in Giappone e in Asia orientale. Li avete sconfitti, anche se non del tutto, visto che ancora operano in Asia centrale e in Africa. E’ grazie a Gilmoure che alcune mie operazioni sono andate in fumo, non certo per le vostre abilità di spionaggio.- disse aspettando una conferma di quella sua conoscenza che non tardò ad arrivare…
-E perché dovrei chiamarlo?-
-Voglio che lui ed i suoi cyborg proteggano mia figlia da ora fino al giorno dell’arresto. E, una volta fissato il processo, assicurandoci che non usciranno su cauzione, voglio che siano loro a scortare Yuki in un posto sicuro procurandole una nuova identità. Nessuno deve sospettare che ho tradito l’organizzazione e nessuno deve arrivare a mia figlia per vendetta nei miei confronti. Spero di essere stato chiaro.- concluse freddamente...
-Non le prometto niente ma cercherò di parlarci.- Il capitano capì di non poter tirare troppo la corda, lui sapeva ogni cosa ed era inutile negarlo. Se continuava a dargli contro, avrebbe peggiorato la situazione. Quindi decise di ammorbidirsi.
-Dovrà fare molto di più che tentare di parlarci. Loro posseggono mezzi e conoscenze che vanno ben oltre le vostre e le mie possibilità. Senza il loro intervento, il nostro accordo salta.- L’avvertì…
-Sì, ma non agiscono autonomamente, rispondono direttamente alle Nazioni Unite per le operazioni in medio oriente e spesso anche in Europa. E poi, non si riuniscono così facilmente, ma solo in caso di estrema necessità.- precisò…
-Certo, questo sulla carta, ma conducono operazioni anche per conto proprio, e lei lo sa benissimo. Inoltre conoscono le persone giuste per far “sparire” definitivamente mia figlia dalla circolazione, cosa che io non posso fare. Lei capisce… se qualcuno verrà a sapere che sono stato io a tradire l’organizzazione, in un modo o nell’altro, arriveranno a lei.- Akiko si era resa conto che cercare di avere informazioni senza dare in cambio ciò che voleva era tempo sprecato. Lui conosceva maledettamente bene ogni cosa nel dettaglio.
-Vedo che è ben informato… va bene, lo contatterò.-
-Appena sa qualcosa voglio essere scortato con mia figlia fino alla loro base.-
-Questo è impossibile, nessuno sa dov’è la loro base, nemmeno noi della polizia. Ma hanno dimore sicure sia a Tokyo sia a Nagasaki dove si riuniscono per le loro operazioni.-
-Va bene. Ah, riferisca che ho anche un “regalo speciale” per 009 che gli farà senz’altro piacere.-
-Ora parli, voglio sapere chi sono questi fantomatici criminali… tutto quanto.- chiese spazientita…
-Amano definirsi i tre Spettri… memorizzi bene i loro nomi. Taro Maeda, fondatore della Maeda Corporation: si occupa principalmente di spaccio di droga, stupefacenti, gioco d’azzardo, bische clandestine, usura. Takeru Yazu, capo della Yazu Tecnology. La sua attività illegale principale è il riciclaggio di denaro sporco, prostituzione, spionaggio e terrorismo informatico. Ed infine… Goro Kenzo, azionista di maggioranza della Jing Industries Spa. Ha agenti di polizia tributaria, agenti della dogana e molti funzionari politici sul suo libro paga. Controlla lo scambio delle merci ai porti e alle dogane. La sua attività principale è il contrabbando di armi. Tenga presente che i tre sono in stretto rapporto tra loro. Ogni loro azione è preventivamente approvata da ciascuno di loro.- concluse gustandosi l’espressione incredula del capitano…
Il capitano stentava a credere alle sue parole. Conosceva di fama quelle persone. Com’era possibile che loro non sapessero niente dei loro loschi affari? Che non sapesse di queste trame nascoste della criminalità nipponica? Possibile che le loro aziende fossero solo una copertura? E che nessun loro informatore non sapesse niente? Nessun nome? Nessuna pista?
-Mi sembra impossibile…- Esclamò sgranando quasi gli occhi ma tentando di ricomporsi…
-A lei sì… certo, la capisco. Poi ci sono i loro stretti collaboratori, come il sottoscritto, e sotto di noi altri ancora. Può chiamarla la “piramide giapponese del crimine”. Farò i loro nomi ad uno ad uno, indicando anche i luoghi in cui preparano le loro operazioni. Si ricordi di chiamare quello scienziato. La cosa più importante per me resta la sicurezza di mia figlia. Nella valigetta ci sono dei cellulari non rintracciabili, ci serviremo di quelli per comunicare. Direi che è tutto… per ora.- concluse ostentando una certa soddisfazione guardando l’espressione del capitano…
-Vedo che ha pensato proprio a tutto.- disse con una leggera punta di ammirazione ed anche consapevole di avere davanti una persona dotata di un certo carisma…
-Fa parte del mio lavoro, non deve sorprendersi. Vi indicherò luogo e ora del loro prossimo incontro che, presumo, si terrà a breve… ne sono quasi certo. Ma fate attenzione. Loro tre si riuniscono solo una volta all’anno, due in rari casi. Vi consiglio di non sprecare quest’occasione.- disse alzando di poco il tono quasi a sottolineare di proposito l’importanza delle sue ultime parole…
-Ne terremo conto, non deve preoccuparsi.- lo rassicurò…
-Sia ben chiaro…. e qui mi scuso ma devo ripetermi, giusto per assicurarmi che lei abbia capito. Parlerò col procuratore generale a patto di tener lontani i media… ma, prima di questo, dovete prenderli tutti, sia i tre che tutti gli altri collaboratori… me compreso. Ha tutto il tempo di organizzarsi , io mi fido di lei. So che istruirà i suoi agenti migliori per far sembrare vero il mio arresto. Ho solo un piccolo consiglio da darle.-
Sarebbe?- alzò un sopracciglio son dissenso…
-Scelga con cura i suoi uomini.- l’avvertì… ma tra le righe le stava dicendo di stare attenta agli agenti già corrotti.
Stavolta fu lei a guardarlo con un sorriso ironico, come per dirgli che, per lei, era scontato ciò che le aveva detto. L’uomo annuì, ma, per sfortuna (o fortuna) di Akiko, non aveva ancora concluso.
-Un’ultima cosa. Si ricordi che, nel malaugurato caso in cui non gli arrestiate tutti, o che uno di loro vi sfugga, io sarò un uomo morto. In quel caso, pensate sono a Yuki. Per questo ho chiesto l’intervento dei cyborg 00. Se io non arrivo vivo al processo, almeno lei deve salvarsi. Deve darmi la sua parola.- le chiese quasi supplicandola…
-Va bene, glielo assicuro.-
Capitolo 2
Alcuni giorni dopo…
-Allora, ha fatto quel che ho chiesto?-
-Tutto già programmato. Oggi due dei miei più fidati agenti andranno a casa sua a prendere sua figlia. Il dottor Gilmoure ci aspetta domani pomeriggio con i suoi ragazzi in una villa situata ai piedi del monte Fuji.-
-Sarei curioso di sapere come ha preso questa faccenda 009. Mi ha minacciato più di una volta in passato ma l’ho sempre fatta franca.- esclamò con tono quasi a prendersi gioco del suo nemico…
-Lui segue le direttive di Gilmoure, e comunque non sono cose di cui deve preoccuparsi.- rispose secca e piuttosto infastidita da quel suo atteggiamento indisponente…
Il giorno dopo, alla casa sicura dei cyborg…
-Dottor Gilmoure, è sicuro che sia una buona idea? Non mi fido di quell’uomo. E se fosse una scusa per scoprire di più su di noi? Sa anche lei che è capace di tutto quel vigliacco.- disse disgustato dal solo pensiero di collaborare con lui…
-Non preoccuparti Joe, mi fido di Akiko, fino ad ora abbiamo sempre lavorato bene con lei.- rispose cercando di tranquillizzarlo, anche se si accorse dallo sguardo che era una cosa impossibile…
-Sì, ma come sappiamo, lei è anche una donna estremamente ambiziosa. Non vorrei che si sia fatta ingannare da Oshino solo con l’illusione di fare carriera nella polizia.- aggiunse perplesso e preoccupato…
-Lo scopriremo presto. Ma non credo che Oshino menta questa volta, altrimenti non avrebbe mai chiesto il nostro aiuto per la protezione di sua figlia. Se c’è un unico punto debole in quell’uomo è proprio quella ragazza.-
-Lei sa chi è?- chiese incuriosito…
-No, nessuno l’ha mai vista, ha sempre vissuto in Svizzera portando il cognome della defunta madre, lontana dai loschi traffici illegali del padre.-
-Tutti gli altri sono stati avvertiti?-
- Jet, Françoise, ed Albert partiranno più tardi dalla base. Arriveranno stasera. Chang, Bretagna e Jeronimo arriveranno domani mattina.-
-Anche 003?- esclamò sorpreso ma, in cuor suo, felice di rivederla…
-Certo. Yuki è molto giovane e secondo me non ha ben chiara tutta la situazione. Se sarà Françoise, come donna, a parlare con lei circa le dinamiche ed i rischi per la sua persona e per la scelta che dovrà fare, sarà più facile che collabori senza fare opposizioni.-
-Ho capito perfettamente anche se…- Joe era combattuto per la situazione che si era verificata con lei negli ultimi tempi per cause di forza maggiore.
-Anche se?- Il professore lo guardava perplesso. Non sapeva tutto quel che era successo, anche se lo immaginava. Sapeva solo che si erano dovuti separare per un po’.
-Niente professore, lei sa quanto sia stato difficile quest’ultimo anno per me e per lei.- disse con voce divenuta improvvisamente triste…
-Non conosco tutta la storia, posso solo tentare di capire.-
-L’ho allontanata di proposito da me. Per molto tempo sono stato il bersaglio principale di uomini molto pericolosi che lavorano per il nostro mortale nemico, nonché mercante di morte, Hassan. Ed ora che le acque si sono calmate, non vorrei commettere qualche errore che potrebbe metterla in pericolo. A essere sincero, preferivo riavvicinarmi a lei in un momento di maggiore tranquillità.-
-Lo so, c’era mancato poco che i suoi uomini scoprissero la nostra posizione e, per questo, appoggiai la tua idea di restare tutti separati lontano dalla base. E di far sparire te, in primis, poiché eri in serio pericolo. Ma sono passati mesi da allora. E sai anche tu che, per questo genere di missioni, sei il più qualificato. La posta in gioco è troppo alta. Dopo il processo, sarà fatta finalmente giustizia e alcuni criminali della peggior specie marciranno in prigione per il resto della loro vita.-
-Quando si terrà l’udienza?-
-Dipende… uno, due mesi al massimo. Dipende da quando Oshino ci farà la soffiata e, soprattutto, se riusciremo a prenderli.-
Più tardi, alla dimora sicura dei cyborg…
002, 004 e 003 arrivarono per primi. Gilmoure li stava aspettando sulla porta.
-Buonasera professore.-
-Ciao Jet, Albert. Ciao Françoise, grazie di essere venuta anche tu.- Françoise iniziò a guardarsi intorno, a cercare lui. Era così ansiosa di rivederlo.
-Dovere dottore. Dov’è Joe?- chiese impaziente non prima averlo abbracciato affettuosamente…
-E’ fuori a controllare le telecamere ed i sensori di movimento vicino al muro di cinta.-
-Grazie professore.- rispose soddisfatta fremendo di riabbracciare anche lui.
Corse subito fuori a cercarlo. Era molto tempo che non lo vedeva. Dopo gli avvenimenti recenti, in cui lui era stato in pericolo e, per questo, l’aveva allontanata di proposito, era impaziente di rivederlo.
-Joeeee… dove sei?- Mentre si guardava intorno per trovarlo si sentiva elettrizzata… “ora ci penso io a trovarti.” Stava per usare i suoi poteri quando, all’improvviso, due mani le tapparono lentamente gli occhi. Lei sorrise a quel gesto semplice ma tanto dolce. Riconobbe subito quel contatto, così familiare e così gradito. Gliele afferrò, togliendole delicatamente dai suoi occhi e si voltò lentamente, quasi per assaporare, tutto nel suo insieme, quel momento tanto atteso… il loro momento, un contatto che mancava da così tanto tempo. Lo guardò intensamente, e lui fece lo stesso. I loro occhi si persero l’una nell’altro. Nessuna parola uscì dalle loro labbra, troppo intenti a guardarsi talmente profondamente come per imprimersi nella mente quello che stavano vedendo. Lei sorrise ancora ma con le lacrime agli occhi, lacrime di semplice felicità.
-Ecco…- gli buttò le braccia al collo e lo baciò. Prima dolcemente, poi con sempre maggior vigore, un bacio che sapeva di rinascita, di amore ritrovato dopo così tanto tempo.
Joe ricambiò il bacio con passione, era tanto… troppo che non sentiva il sapore delle sue labbra. Il bacio si prolungò placando la sete che avevano l’uno dell’altra. Lui le cingeva i fianchi e lei gli aveva letteralmente affondato le mani nei suoi capelli. L’abbraccio si protrasse a lungo, molto a lungo.
-Mi sei mancato amore mio.- gli disse sull’orlo del pianto, troppo felice di essere tra le sue braccia…
-Anche tu piccola.- rispose guardandola in modo dolce e profondo…
-Come stai?-
-Ora decisamente meglio che ti ho stretta a me.-
-Non posso crederci che siamo ancora insieme. E’ passato tanto di quel tempo che non mi sembra vero.- gli sussurrò felice come non mai.
Si stava stringendo a lui e aveva chiuso gli occhi, le sembrava di essere tornata a casa… cullata dal suo abbraccio. Era lì che desiderava stare ancora, come se solo lì si sentisse protetta, amata. Non aveva bisogno di altro, solo di quello, forte e confortante. Quando lui si staccò per dire qualcosa, ebbe come un gesto di delusione, come se non gli fosse bastato. Ed infatti…
-Perché hai smesso di stringermi? Sai che ho bisogno di te ora, non lasciarmi mai più.- disse appoggiando la testa al suo petto dal quale non aveva nessuna intenzione di allontanarsi.
E lui l’avvolse ancora nel suo abbraccio. Aveva capito che non si sarebbe mossa da lì tanto velocemente.
“Quanto ho sognato di avere questo momento, di essere abbracciata e cullata dalle tue braccia. Non andartene mai più… ti prego. Non sono stata bene lontana da te. Non voglio più separarmi dal tuo calore.”
“Mi dispiace di averti fatto soffrire, anch’io ho sofferto, credimi. Ma ora siamo di nuovo insieme e niente ci separerà più.”
Aspettò che fosse lei a staccarsi, finché Françoise decise di farlo ma restandogli vicina ed accarezzargli il viso, tenendogli le mani, tutti gesti istintivi che loro hanno sempre avuto. Soprattutto lei.
“So che a volte ti posso essere sembrata invadente dei tuoi spazi, nel mio modo così fisico di comunicare con te, con il mio bisogno continuo di un tuo contatto. Ma ora ne ho un bisogno viscerale. Forse mi passerà Joe, ma non ora… mi sei mancato troppo.”
Questi erano i suoi pensieri e non negava a sé stessa di essere anche talvolta esagerata. Del resto aveva sempre dato la colpa a lui di questo bisogno di contatto fisico, non era così i primi anni. Era stato lui col suo desiderio di lei spesso anche sfrontato a trasformarla nella donna felice e spontanea che era diventata. Joe iniziò ad accarezzarle i capelli, le sue guance, scostandole un ciuffetto biondo dall’occhio.
-Cos’hai fatto di bello in tutto questo tempo?- Le chiese…
-A parte pensare a te niente di particolare. La scuola di danza in cui insegno mi occupa molto tempo.-
-Quindi… non mi hai tradito con nessun uomo? Solo con la danza?- chiese ironicamente…
-Certo che no. Ma cosa vai pensando? Io aspetto te… solo te. Sei tu che, con la tua mania di protezione, mi hai tenuto a debita distanza… fino ad oggi.- disse contrariata scuotendo la testa…
-I tuoi come stanno?-
-Stanno bene, ti mandano i loro saluti e sperano di rivederti presto.- Ad un tratto Françoise si incupì…
-Joe. Ho temuto davvero di non poter assaporare di nuovo questo momento. Non tenermi più lontana da te tutto questo tempo.- aggiunse non nascondendo una certa preoccupazione…
-Sai anche tu che era giusto farlo, non potevi restare con me, avresti corso una marea di pericoli.- Rispose con tono pacato ma deciso cercando di essere il più convincente possibile…
-Ma ora è tutto finito, giusto?- chiese sempre con una certa ansia…
-Sembra di sì, Hassan ed i suoi scagnozzi non hanno più tentato di uccidermi da molto tempo, quindi non posso lamentarmi.- rispose mostrando una certa sicurezza allorché lei si tranquillizzò.
-Allora non ci saranno altri ostacoli che possano nuocere al nostro rapporto.- concluse soddisfatta.
-Sei sempre più bella Françoise. Quando ti guardo mi illumino di te. E’ una sensazione bellissima. Quando abbiamo dovuto separarci, il sogno si è trasformato in un incubo.- Le parole di Joe le fecero capire quanto anche lui avesse sentito tremendamente la sua mancanza.
-Allora riprendiamolo questo sogno… tornando insieme.- Disse dolcemente lei…aspettandosi però una tipica risposta sua quasi certamente pessimistica. Ma Joe questa volta riuscì a sorprenderla…
-L’idea piace molto anche a me e presumo che, anche nel caso ti dicessi di aspettare la fine della missione per poi parlarne insieme, tu non mi ascolteresti neppure… o sbaglio?- chiese pur sapendo già la sua risposta ma che, nel suo cuore, sapeva di essere d’accordo con lei al cento per cento…
-No, non sbagli e si… ne abbiamo già parlato. E stasera voglio dormire con te. Joe…- Gli disse riavvicinandosi a lui e abbracciandolo di nuovo…
-Françoise…- disse lui guardandola negli occhi con dolcezza…
-Lo so cosa vuoi dirmi. In missione dobbiamo lasciare da parte i sentimenti e concentrarci. Vorrà dire che ci ritaglieremo comunque i nostri spazi, come facevano una volta, che ne dici? Abbiamo aspettato talmente tanto…-
-Sai cosa ti dico? Hai ragione, al diavolo tutto e tutti. Godiamoci questi momenti assieme, più che possiamo.- concluse tranquillamente e sorprendendola ancora…
-Per adesso mi accontento solo di questi momenti Joe ma, sappi, che io ti voglio per sempre. Appena tutto questo sarà finito, ricominceremo sul serio e senza ripensamenti, sei d’accordo?-
-Non ti facevo così intraprendente mademoiselle Arnoul.-
-E non hai visto ancora niente.- disse lei maliziosamente…
-Sono ansioso di scoprirlo.- rispose lui ammaliato dal suo sguardo e attirandola di nuovo a sé.
Si baciarono ancora e poi si incamminarono verso l’entrata della villa.
-Buonasera a tutti.- Joe, calorosamente, salutò gli altri.
-Ciao Joe. Come va?-
-Al solito Jet, non mi lamento, e Tu?- si abbracciarono stringendosi caldamente la mano…
-Le solite cose… il dottor Gilmoure ci tiene molto occupati… anche a distanza.-
-Mi fa piacere che facciamo questa missione tutti insieme.- sopraggiunse Albert…
-Sì Albert, sarà come ritornare ai vecchi tempi.- disse poi Françoise…
-Non so se il professore ve lo ha già detto ma…-
-No, 009, non gli ho ancora detto i particolari. Mettiamoci comodi, ve ne voglio parlare immediatamente.- Intervenne Gilmoure, ancora più serio del suo solito.
-Siamo tutti orecchi professore.- … esclamò Jet…
-Siamo di fronte ad un’occasione irripetibile. Abbiamo la possibilità di partecipare all’arresto dei tre criminali più importanti di tutto il Giappone conducendo un’operazione congiunta con la polizia di Tokyo. Kentaro Oshino ha fatto i nomi alla polizia dei famigerati TRE SPETTRI, ossia di coloro che, agendo insieme nell’ombra, tengono in scacco l’intera forza di polizia nipponica, nonché quelle dell’intero continente asiatico. Sappiamo che collaborano col nostro principale nemico Hassan per mezzo di alcune società di comodo sparse ovunque. Se riusciamo a prenderli, possiamo anche prenderci un bel periodo di riposo.. Presi loro, prenderemo tutti gli altri, Hassan compreso. Tutti questi uomini saranno processati ed imprigionati. Al procuratore distrettuale occorrono nomi e prove, Oshino li fornirà in cambio dell’immunità e della protezione di sua figlia. Ed è qui che noi interverremo ancora noi. Infatti, altro nostro compito, sarà quello di proteggerla e di assicurarle una nuova identità.-
-Ma bravo, da criminale a buon samaritano… niente male.- disse Françoise con tono sarcastico…
-003, è malato di leucemia allo stadio terminale.- Questa notizia stupì tutti i cyborg, soprattutto Joe, che nutriva per Oshino, un odio profondo…
-Ecco perché fa tutto questo, una specie di redenzione…- notò Joe dubbioso…
-Sì 009. Probabilmente hai ragione ma è un accordo più che ragionevole e noi abbiamo tanto da guadagnarci.- aggiunse Gilmoure tentando di essere il più possibile convincente…
-E’ un criminale della peggior specie, come Hassan. L’ergastolo non sarebbe abbastanza per lui.- …concluse un Joe piuttosto irritato.
-Ormai è stato tutto pianificato. Domani mattina aggiornerò anche gli altri. Per il momento, è tutto.- concluse il professore congedandoli in modo piuttosto brusco ma ottenendo il risultato sperato, ossia che nessuno osò contrariarlo…
Dopo la cena si ritirarono tutti piuttosto presto. La casa sicura dei cyborg, all’apparenza, era disabitata. Protetta da un muro di cinta alto più di due metri, circondata da telecamere ben nascoste, aveva un giardino molto grande, anche se volutamente incolto per dare l’apparenza di una tenuta disabitata. Vi erano sensori e allarmi ovunque attivati dall’interno, nemmeno uno spillo poteva entrare senza far suonare l’allarme. Era intestata, sotto falso nome, ad un ricco proprietario nonché grande amico di Gilmoure che, per tutti, era residente all’estero. Un rifugio perfetto che non destava particolare attenzione.
Joe, immerso nei suoi pensieri, era sdraiato sull’amaca in un posto piuttosto isolato del parco quando, udì i passi inconfondibili di Françoise che, senza dire niente, si sdraiò accanto a lui adagiandosi, con la testa, sul suo petto.
-Stasera sono felice. Sono con te, sotto le stelle, accarezzata da una leggera brezza, col rumore degli insetti notturni, con la consapevolezza che ci saranno altri momenti come questi.- gli disse dolcemente e con aria sognante…
-Sei un tesoro, riesci sempre ad allontanarmi dai brutti pensieri. Spesso mi chiedo quali siano i tuoi poteri nascosti.- rispose lui con senso di gratitudine. Lo pensava davvero….
-Nessun potere, sciocchino. Io ti amo.-
-Anch’io ti amo amore mio. Non sai quanto ho desiderato riabbracciarti. Ed ora che sei qui, sento che potrei approfit…-
Non lo fece finire nemmeno di parlare che gli sfiorò le labbra con le sue. Joe, restò un pò sorpreso, la guardò negli occhi e la baciò profondamente fino a toglierle quasi il respiro. Nemmeno si resero conto di quel che stava succedendo che si trovarono a fare l’amore su quell’amaca, la quale, cedette per l’impeto nel finale non prima che i due amanti avessero raggiunto il paradiso del piacere. Una risata scappò ad entrambi, divertiti e felici.
-Ti sei fatta male?- Chiese Joe molto divertito…
-Io? Casomai tu, visto che ti sono caduta addosso.- Aggiunse lei ridendo come una matta…
-Questa devo segnarmela, non l’avevamo mai fatto su un’amaca.- Disse Joe sghignazzando…
-Stupido… però… è stato meraviglioso mon amour.- Aggiunse lei compiaciuta…
-Possiamo fare il bis dopo in camera.- le disse sfoderando uno sguardo che andava ben oltre la semplice malizia…
-Speravo lo dicessi.- disse con aria soddisfatta consapevole di quanto la desiderasse senza ritegno.
Capitolo 3
Il giorno seguente, due macchine arrivarono alla casa dei cyborg. Era già quasi sera, la situazione sembrava essere tranquilla.
-Salve Akiko, vi aspettavamo prima.- Esclamò il professore sui gradini all’entrata della villa.
-Salve Isaac. Come sta?-
--Me la cavo, anche se l’età avanza inesorabile. Salve signor Oshino, finalmente ci conosciamo di persona. Devo dire che la immaginavo diverso.- … Poi guardò oltre l’uomo… -Ah, salve anche a lei signorina Yuki. Ben arrivata.- Si fece avanti una bella ragazza dai lineamenti dolci, facile intuire che fosse figlia di lui, visto la somiglianza di alcuni tratti del suo viso.
-Salve, piacere di conoscerla.-
- Scusi ma… come mi immaginava dottor Gilmoure?- chiese incuriosito…
-Diciamo più vecchio! Prego, da questa parte.- L’uomo cercò di sorridere e ricambiò tranquillamente il saluto all’apparenza gentile di Gilmoure. Era ammanettato e stretto tra il capitano Kobaiashi e due agenti di polizia mentre, altri due agenti con la figlia di lui, li seguivano subito dietro.
Si ritrovarono in una grande sala dove, seduti l’uno accanto all’altro, c’erano gli altri cyborg tranne 009, che se ne stava seduto in disparte.
Capitano: buonasera a tutti.-
Tutti i cyborg: salve capitano.-
Capitano: ora potete togliergli le manette.-
Oshino: finalmente, sono alquanto fastidiose. Comunque salve a tutti. E’ un piacere essere faccia a faccia con i miei mortali nemici. Ah… salve 009, ti ricordi di me?- disse con aria quasi di sfida…
009: purtroppo molto bene. Preferirei non averci niente a che fare con lei. Se è qui è solo perché, forse, può esserci utile. Fosse per me…- rispose guardandolo in cagnesco…
Oshino: mi sorprendi 009. Parlare così ad un padre di famiglia, non mi fai fare bella figura con la mia bellissima figlia.- aggiunse con sarcasmo e finta noncuranza del luogo in cui si trovava. Ed infatti, il tono quasi canzonatorio con cui l’uomo rispose, suscitò ancora più nervosismo in Joe che tentò di controllarsi.
Gilmoure: 009! Ne abbiamo già parlato. Cerchiamo di collaborare al meglio, abbiamo tutto da guadagnarci da questa vicenda.- disse quasi rimproverandolo ed intuendo la tensione che si era creata in un attimo tra i due…
009: io non mi fido di lui dottore, ma mi fido di lei e del capitano kobaiashi. Questo mi basta.- disse molto semplicemente ma con un espressione che non nascondeva il suo disappunto…
Oshino: allora direi che posso presentarvi Yuki, la mia adorata figlia.- La ragazza, rimasta in disparte nell’ingresso con gli altri agenti, fece la sua entrata nel salone suscitando molta sorpresa. Era davvero una splendida ragazza, molto semplice, e con un bellissimo sorriso.
Yuki: ehm… piacere di conoscervi.- salutò imbarazzata…
003: piacere nostro signorina.- “Accidenti com’è carina”. Pensò tra sé Françoise studiando gli sguardi dei compagni e, soprattutto, quello di lui il quale, stranamente, non fece una piega.
Capitano: Yuki è colei alla quale dovrete garantire protezione sia prima che dopo il processo. Ne discuteremo i dettagli in un secondo momento.
002: hai visto che bella ragazza?- Disse sussurrando…
004: Jet, non cominciare, è solo lavoro. Non rimane qui da noi affinché tu possa farle la corte.- Gli rispose Albert, sempre a bassa voce…
002, sempre sussurrando: Va bene, era per dire. Guarda l’espressione di Joe. Non l’ha né guardata né salutata. E’ completamente preso da quell’uomo.-
004: o, forse, ha paura di farsi scoprire da chi so io.- aggiunse alludendo chiaramente a 003…
003: idiota… ti ho sentito. E comunque non sono gelosa, e Joe è più concentrato sul lavoro di voi due che pensate solo a spettegolare.- rispose a bassa voce ma con tono stizzito…
004: allora sappiamo già come andrà a finire.- aggiunse scuotendo la testa…
003: che intendi dire?- chiese facendolo voltare…
002: te lo spiego io. Voi donne siete strane. Meno un uomo vi considera e più siete attratte da lui.-
003: intendi dire che quella ragazzina potrebbe provarci con Joe?- chiese alzando un sopracciglio con disapprovazione…
004: mmm, ci saranno diversi giorni da passare insieme. Poi… avete notato come lo ha squadrato?- osservò Albert sapendo bene di aver ragione...
002: beh… 004. Sappiamo che Joe, oramai, ama una sola donna.- disse con tono volutamente allusivo e provocatorio…
003: sì, ce l’hai accanto. E, comunque, siete incorreggibili.- concluse lanciando un’occhiataccia ad entrambi…
002: allora, perché la stavi osservando? Cercavi di capire cosa le passava per quella testolina?- ritornò sull’argomento infastidendola…
003: niente affatto, ma riconosco che è una bella ragazza.- abbassò lo sguardo…
004: fossi in te starei in guardia Fran, ha due occhi belli furbetti la piccola.- gli disse stuzzicandola…
003: la ucciderei! Meglio per lei se sta lontana da lui.- esclamò alzando di nuovo la testa con occhi feroci…
Oshino: bene, ora possiamo discutere liberamente. Il capitano Kobaiashi vi avrà già messo al corrente dell’operazione. Mi sono costituito qualche giorno fa non solo per la mia malattia o come redenzione dei miei peccati… come può pensarla il nostro 009. C’è anche un motivo preciso se ho deciso di farlo proprio ora. Vedete… il tempo stringe, ed ora, vi spiego tutto.- continuò cercando di avere ancora più attenzione…
002: sarebbe?- chiese sempre con diffidenza , ma che era pienamente giustificata…
Oshino: solitamente, i tre Spettri si vedono una volta l’anno per pianificare tutte le operazioni da qui ai prossimi dodici mesi. E’ tutto stabilito nei minimi dettagli. Si ritrovano in un luogo sempre diverso al quale partecipano anche altri esponenti della malavita, come il sottoscritto, e come il vostro nemico mortale Hassan. Voi conoscete Hassan, me, i miei soci. Ma, come la polizia, non sapete niente dei Tre, salvo conoscerli come rispettabilissimi uomini d’affari. Tra non molto, avrete un occasione irripetibile, forse già nei prossimi giorni o anche settimane, ancora non c’è niente di definitivo ma, il periodo, solitamente è questo. Ho già detto di loro al capitano, ora lo farò con voi e, successivamente, farò i loro nomi al procuratore generale e non solo, la lista è lunga. E darò prove, molte prove. Con il materiale che vi fornirò, saranno spacciati. Nessun avvocato sarà in grado di predisporre una linea di difesa efficiente. E’ scontato che dovrete arrestare tutti coloro che partecipano a quell’incontro, me compreso. Nessuno dovrà fuggire. La polizia dovrà usare ogni risorsa di cui dispone, ma dubito che sarà sufficiente. Per questo dovete esserci anche voi dottor Gilmoure.- concluse risoluto e certo di avere piena collaborazione.
Gilmoure: stia tranquillo, ho già avvertito anche gli altri. Arriveranno domani. Li aggiorneremo a suo tempo.-
Capitano: collaboreremo tutti insieme. Sceglierò con cura i miei agenti migliori e formeremo tre o anche quattro squadre, se occorreranno, più la vostra. Ma una cosa è certa, li prenderemo professore.- disse sicura di se…
Gilmoure: sì, lo penso anch’io. Abbiamo collaborato spesso in passato ma, questa volta, la posta in gioco è troppo importante. Faremo del nostro meglio, come al solito, e riusciremo nel nostro intento… ne sono sicuro.-
009: e lei, Oshino, in tutto questo cosa ci guadagna?- chiese sospettoso…
Oshino: niente, solo una nuova vita per mia figlia. Io sono malato di leucemia, me ne andrò tra sei mesi al massimo. Sei soddisfatto 009?- rispose seccato al limite dell’indignazione ma, visto il luogo in cui si trovava, si controllò…
009: così è lei che mi fa apparire un mostro agli occhi di sua figlia.- Rispose Joe quasi prendendolo in giro, oltre che restituendogli il favore…
004: e chi ci dice che lei non menta e che abbia un piano ben preciso?-
Oshino: i referti medici lo confermano, li ha visti anche il capitano Kobaiashi.- disse cercando di mettere fine a quell’argomento che per lui era già chiuso…
002: e con sua figlia come la mettiamo?-
Oshino: voglio che la proteggiate da ora fino a quando verrà fissato il processo. Poi la porterete all’estero sotto una nuova identità. So che è in buone mani, voi avete le conoscenze giuste, che vanno ben oltre quelle dell’F.B.I o della C.I.A.- concluse cercando intenzionalmente di far capire al gruppo che sapeva molte cose di loro…
009: ma non poteva proteggerla la polizia?- chiese con una evidente punta di sarcasmo che non sfuggì agli altri…
Oshino: 009, così ti stai sottovalutando.- rispose ironicamente… ma non troppo…
Gilmoure: 009, basta polemiche. Oramai è deciso. Faremo quanto stabilito.- concluse quasi irritato dal suo comportamento…
Oshino: ho già passato al capitano tutte le informazioni in mio possesso. Ripeto, manca di sapere solo ora e luogo. Di solito avviene in posti impensabili come vecchi edifici, palazzi, magazzini, cantieri edili. Al momento, per loro, io sono in viaggio all’estero per affari e sarò di ritorno nei prossimi giorni. Dovete sapere che, ognuno di noi, di comune accordo, cura i propri interessi autonomamente, ma, in un modo o nell’altro, dobbiamo sempre rispondere a loro. Nei prossimi giorni… o settimane, ancora non so, riceverò una e-mail criptata dove mi verrà indicato il luogo dell’incontro. Sarà mia premura avvertire subito Akiko col cellulare non rintracciabile che le ho procurato. Anche voi avrete quei cellulari. E’ tutto. Il resto spetta a voi.-
-002: ma… non ho capito una cosa. Ora voi lo lasciate libero?- Esclamò Jet rivolto al capitano…
Capitano: sì, deve tornare a casa sua dopo domani come se niente fosse. Non sparirà. Non dimenticatevi che abbiamo sua figlia e avrà addosso uno speciale segnalatore la lui richiesto non rilevabile da nessun apparecchio.-
Gilmoure: esatto, l’ho costruito io, con qualche modifica rispetto all’originale chiesto dal signor Oshino. Emette onde di disturbo che isolano la sua frequenza ai normali rilevatori. Solo noi possiamo sapere dove si trova esattamente.-
Capitano: bene, mi pare che sia tutto.-
Akiko, Oshino e Gilmoure rimasero a parlare ancora circa le identità dei tre spettri mentre tutti gli altri si congedarono.
Poco dopo…
-Papà, quando potrò rivederti?-
-Yuki, ne abbiamo già parlato. Ti prego di non insistere.-
-Ma io…-
-Non rendere le cose più difficili di quel che sono. Ti aspetta un futuro radioso. Sei giovane, bella ed intelligente.
Farai molta strada piccola mia.- le disse teneramente…
-Ma tu non sarai con me.- rispose mugolando e mettendo una sorta di broncio…
-Non potevo esserci in ogni caso, e tu lo sai.-
-Mi chiamerai qualche volta?-
-Hai anche tu un cellulare non rintracciabile, lo userai solo in caso di bisogno e chiamerai solo quei numeri che sono memorizzati. Ti chiamerò lì appena posso. Ed ora dai un bell’abbraccio a tuo padre.-
Yuki gli gettò le braccia al collo con vigore, come se fosse l’ultima volta che lo avrebbe fatto. Dentro di se sapeva che poteva essere così. La morte della madre e il fatto di aver studiato all’estero per molto tempo, aveva fatto di lei una ragazza forte ed indipendente, ma, in quel preciso istante, era come se dovesse prendere atto che sarebbe rimasta senza famiglia… per sempre.
-Papà, promettimi che potrò venire a salutarti prima della mia partenza.-
-Farò il possibile, te lo prometto… ora devo andare.-
Appena scioltosi dal suo abbraccio, Oshino, vide Joe dirigersi verso l’esterno della villa e lo chiamò. Era già sua intenzione scambiare due parole con lui ma, fino a quel momento, non ne aveva avuta occasione. Guardò sua figlia un’ultima volta dritta negli occhi, poi le prese il volto tra le mani e la baciò dolcemente sulla guancia. Si staccò da lei, ora doveva affrontare 009 e diresse il suo sguardo di nuovo verso di lui.
-009, posso parlarti un secondo?- Shimamura, anche se dubbioso, capì dallo sguardo dell’uomo che era una cosa personale e annuì.
-Di cosa?- chiese sorpreso…
-Non qui, andiamo un attimo fuori.- rispose perentorio l’uomo.
Il capitano Kobaiashi fece per dire qualcosa ma 009 la bloccò subito con un cenno della mano.
-Allora? Cosa ha da dirmi?-
-Lo vedo dai tuoi occhi che mi odi con tutte le tue forze ma devo chiederti lo stesso un grande favore.-
Joe lo guardò un po’ perplesso ma gli fece cenno di proseguire con la sua richiesta.
-So che siete tutti in gamba, non per questo avrei voluto uccidervi non so quante volte. E mi fido di tutti voi e del vostro mentore. Ma ho una richiesta da farti- … tacque un attimo… -vorrei che fossi tu la guardia del corpo personale di mia figlia.-
-Perché io? Cosa le fa pensare che voglia farlo?- chiese incredulo…
-Per due motivi: il primo è che oramai ti conosco bene. So l’impegno che metti nelle tue missioni. Il secondo è che sei il migliore tra tutti…. chiaramente senza offesa per i tuoi compagni.- concluse sicuro delle sue parole.
Joe era esitante. Certo, era molto lusingato dalle sue parole. Spesso, essere apprezzati dal proprio nemico, ha un effetto ancora maggiore rispetto a quando ti senti elogiato dai tuoi compagni. Poi l’uomo proseguì…
-C’è anche un’altra cosa che non sai.-
-Sarebbe?-
-Gli ultimi due mesi sono stati più tranquilli per te, me lo confermi?-
-Cosa vorrebbe insinuare?- lo guardò con aria perplessa cercando di capire a cosa si riferisse…
-Il signor Hassan non ti ha più dato la caccia… immagino.- disse sapendo già la risposta del ragazzo…
-E se anche fosse? Cosa le importa?- aggiunse guardandolo malissimo…
-Andiamo 009, non ci arrivi da solo?- Joe intuì cosa l’uomo volesse dirgli ma preferiva avere spiegazioni direttamente da lui, per avere conferma di quello che già sospettava e che, inconsciamente, non gli avrebbe fatto piacere.
-No, ma se lei mi da una spiegazione ne sarò felice.- L’uomo lo guardò un po’ perplesso, ma aveva intuito che era una piccola schermaglia tra loro e che il ragazzo , pur avendo intuito ogni cosa, non avrebbe ceduto tanto facilmente.
-Va bene 009. Ti dico subito che, per te, Hassan non sarà più un problema, né lui né i suoi uomini. Continuerà a fare i suoi affari ma non ti minaccerà più.-
-E lei come fa a dirlo?- chiese sorpreso, ma anche con un leggero sollievo…
-Semplice, glielo chiesto io di mettersi da parte, altrimenti l’avrei rovinato.-
-Ah… e secondo lei cosa dovrei fare? Ringraziarla, forse?-
-No di certo. Solo accettare le mie richieste. Tu sai che sono un uomo potente, sopra di me ci sono solo loro, anche se non sanno proprio tutto dei miei affari, né devono saperlo. Ho fatto sparire e ricomparire molte persone nella mia vita, gli uomini di Hassan rientrano tra quelle persone. Non dovrai più preoccuparti né della tua incolumità né di quella della tua “dolce metà”.-
-Non ho nessuna “dolce metà”.- Rispose Joe irritato e quasi timoroso di quell’uomo…
-Andiamo 009, mi credi così stupido? Ho visto l’occhiataccia data da 003 a mia figlia appena Yuki ha alzato lo sguardo su di te. Desidero che tu la protegga come sai fare. E c’è un’altra cosa…. stai lontano da lei… in quel senso, ci siamo capiti?-
Alla fine, Joe, dopo un lungo sospiro, annuì. Non avrebbe avuto senso sfidare ancora quell’uomo, era evidente che fosse molto intelligente e ben informato su ognuno di loro.
-Ho finito, ora la palla passa a te. Sappi che non mi fido della polizia per la protezione di Yuki, voglio che l’operazione per metterla al sicuro sia condotta esclusivamente da voi cyborg, nemmeno Akiko dovrà sapere la sua nuova identità. Siete stati talmente bravi qualche anno fa con quella giovane coppia di fidanzati a Parigi…-
A quella rivelazione Joe si irrigidì. Come faceva a sapere quelle cose? Di quella missione?
-Sorpreso? In un certo senso lo sono stato anch’io. Ho cercato l’illustre scienziato Philippe Devau e la sua compagna dappertutto senza mai riuscire a trovarli e, se non ci sono riuscito io, per me è motivo più che sufficiente per fidarmi ciecamente di voi. Allora cosa ne dici?- Joe si convinse, anche se lo odiava per tutti i suoi crimini, e non poté non apprezzare le sue parole di stima verso di lui e dei suoi compagni.
-Ci conti, la proteggerò fino a quando non sarà al sicuro.- concluse sincero…
-Grazie infinite. Credo proprio che, dopo il processo, potrò andarmene tranquillo all’altro mondo. Ah, 009, un’ultima cosa. Te lo dico in via ufficiosa, se così si può dire. Akiko ti avrà già accennato che avevo una cosa da dire solo a te…
-Sì, me lo ha detto anche il professore. Di cosa si tratta?-
-Ti ricordi il tuo orfanotrofio di Shoushan, a nord di Tokyo?-
Joe sbiancò all’istante. Inconsciamente iniziò a tremare. Dalla sua memoria, quel posto, non voleva mai andarsene definitivamente. Per lui era stata un’esperienza terrificante, che lo aveva segnato profondamente… forse per sempre.
-Purtroppo è così, lo ricordo bene. Ma cosa c’entra adesso?-
-Qualche anno fa, ho avuto l’incarico dai tre spettri di raccogliere un ingente somma di denaro atta a finanziare un progetto avente come scopo quello di sviluppare nuove armi ed addestrare uomini affinché diventassero dei perfetti combattenti.-
-E con questo? Perché dovrebbe interessarmi? Non può pensarci la polizia?-
-Ascolta bene le mie parole. Te lo dico perché, anche se non sono mai stato un santo, certe cose vanno contro i miei principi e non tollero il modo di pensare di certe menti malate.- continuò alzando, anche se di poco, il tono della voce…
-Mmm… si spieghi meglio.-
-So di per certo che, in quel luogo, accadono cose strane. Sembra che qualcuno di mia conoscenza stia agendo per proprio conto e che voglia riprendere per filo e per segno i progetti e gli esperimenti di quel pazzo di Killardos. Solo i tre ne erano a conoscenza. Come saprai, io sono il loro “ragioniere” di fiducia, e, ricontrollando alcuni movimenti contabili, mi sono accorto di alcune inesattezze. Certamente non ho osato chiedere spiegazioni in merito, dato che nessuno di noi può farlo. Così ho indagato per conto mio ed ho scoperto che tutto riconduceva a quel denaro concesso quasi a fondo perduto. Così, qualche settimana fa, ho inviato alcuni miei uomini sul posto ed hanno confermato i miei sospetti. In quel luogo, sta avendo luogo l’attività di un pazzo… devi smantellare quel posto il più presto possibile.-
-Killardos è morto molti anni fa. Chi può essere così fuori di testa da riprendere in mano quei progetti?- il suo sguardo era diventato furente e pieno di rabbia…
-Qualcuno tanto fanatico da credersi un essere superiore… come lui, se non peggio ancora.-
Joe lo guardava perplesso, stentava a credere a quello che aveva appena sentito.
-L’uomo in questione si chiama Khan. Se non intervenite, riuscirà a terminare l’opera del suo predecessore, ossia di creare un esercito di superuomini. Dovrete impedirlo a tutti i costi. Quando avrete arrestato i tre Spettri, ti consiglio di fare dei sopralluoghi. Simili atrocità sono inaccettabili. Non possiamo permettere che molte vite vengano sacrificate solo per il capriccio di una mente malata.- concluse guardando negli occhi 009 aspettandosi un consenso da lui…
-Ma non poteva pensarci lei con i suoi uomini?- lo sfidò…
-Anche se avessi voluto, non avrei potuto farlo. Non dovevo neanche sapere dell’esistenza di quel posto. Inoltre, non avrei avuto nemmeno i mezzi per farlo. Dovete pensarci voi. Il complesso di quegli edifici è molto ben protetto. Alcuni funzionari corrotti del governo Giapponese, sanno solo che, in quel luogo, opera una scuola di addestramento per reclute, non si immaginano nemmeno, né gli importa saperlo, la vera realtà. Devi fare il possibile per impedire a quel pazzo di portare a termine il suo scopo. La polizia non saprebbe destreggiarsi in quel genere di cose, e tu lo sai bene.-
-Non ci riuscirà, almeno fino a quando sarò su questa terra. Controllerò io stesso cosa accade là.- Stava quasi per ringraziarlo ma le parole restarono nella sua bocca.
“Maledizione. Non so se riuscirò a tornare in quel posto. Non so se ne avrò la forza.”
-Allora… ci vediamo presto 009.-
-Arrivederci signor Oshino.-
Joe si accorse di una presenza dietro il portone della villa. Ma non riuscì a vedere chi fosse. Decise di restare fuori ancora per un po’, immerso nei suoi pensieri.
Kentaro Oshino lasciò la dimora dei cyborg con la polizia poco dopo, lasciando la figlia nelle loro mani. Prima di andarsene si voltò incontrando lo sguardo del dottor Gilmoure e, soprattutto, di 009. Lo sguardo con Joe fu d’intesa, come se avessero stretto un patto unicamente tra loro due. Shimamura restò ancora qualche secondo fuori cercando di far mente locale su tutto quel che si erano detti. Quando rientrò nella villa si era fatto tardi, e dovevano ancora mangiare.
002: finalmente, era ora. Abbiamo fame. Che avevi da chiacchierare tanto a quest’ora?-
009: niente d’importante. E’ tutto a posto… anzi, ho fame anch’io.- disse molto semplicemente.
Gilmoure: stasera sandwiches per tutti, almeno fino a domani quando arriverà Chang.-
Jet, Albert e Françoise si sedettero al tavolo con Joe e il dottor Gilmoure di fronte a loro, Yuki, sempre in piedi, se ne stava in disparte un po’ imbarazzata. Solo Joe ebbe l’accortezza di chiamarla a tavola con loro.
-Yuki, che fai ancora lì? Hai fame? Vieni a mangiare con noi. Stasera dovrai accontentarti dei panini, ma da domani abbiamo il nostro cuoco a cinque stelle.- le disse sorridendo.
-Grazie, vengo subito, ho una certa fame anch’io. Posso sedermi accanto a te?- chiese timidamente…
-Certo, vieni pure.- E, sentendosi tutti gli occhi addosso, prese posto accanto a Joe.
Tutti notarono una certa timidezza iniziale, ma anche molta sicurezza di sé, comprensibile vista la sua vita. I suoi tratti non erano tipicamente orientali, anche se era evidente che assomigliasse al padre. Piuttosto un grazioso incrocio. La madre infatti era nativa di Mosca. Era alta almeno un metro e settanta, capelli lunghi castani ed occhi verdi. Un fisico perfetto in tutte le sue forme.
Yuki: scusa, posso farti una domanda?- disse rivolgendosi a Joe…
009: certo, chiedi pure tutto quello che vuoi.- rispose con garbo per metterla a suo agio…
Yuki: mio padre mi ha ordinato espressamente di starti incollata durante tutto questo periodo. Quindi… mi chiedevo se… ecco… sarai la mia guardia del corpo personale? Lui, per queste cose, ha sempre avuto un sesto senso, se mi ha detto questo significa che tu sei il più adatto, giusto? Ben inteso senza nulla togliere agli altri…- gli chiese pur sapendo già che il padre, in precedenza gli aveva fatto quella richiesta…
009: sono lusingato, ma siamo tutti forti e bravi nel lavoro in egual misura. Siamo innanzitutto una squadra, questa è la nostra vera forza.- Rispose Joe saggiamente…
004: Joe, se suo padre le ha detto questo avrà le sue buone ragioni, non trovi?- Esclamò Albert con un po’ di malizia…
Yuki: esatto. E poi aveva tralasciato un particolare molto più importante…- aggiunse con voce ed occhi sognanti…
003: “ma guarda caso… come sei scontata… mi immagino già cosa stai pensando, scommettiamo?”
002: sarebbe?- chiese, pur sapendo già la risposta della ragazza…
Yuki: che sei davvero un bel ragazzo. E l’idea di starti attaccata non mi dispiace affatto.- Disse la ragazza in maniera decisamente sfrontata, quasi un’altra persona rispetto a qualche minuto prima…
003: “che sfacciata… ma io quella la butto fuori a calci… ma chi si crede di essere? Guarda carina, che lui è off limits.”
Joe non sapeva dove guardare, tanto era l’imbarazzo che lo stava assalendo.
004: dai Joe, dovresti esserci abituato oramai. Sei come una calamita. Ouch… Ehi… piano… che ho detto di male!-
La gomitata di Françoise lo aveva colpito in pieno fianco sinistro…
002: Yuki, fino ad ora dove hai vissuto?-
Yuki: in svizzera, mio padre mi aveva comprato un appartamento. Ho frequentato lì tutte le scuole, attualmente studio scienze politiche. Adoro quel paese. Ho tutti i miei amici, avevo anche un lavoro prima di essere costretta a prendere un aereo ed imbattermi in tutto questo. Inoltre, a tempo perso, facevo anche la modella.-
009: ovvio!…. ehm… volevo dire… ti tieni occupata.- aggiunse Joe maledicendosi di quelle parole sentite benissimo da 003.
Yuki ringraziò Joe per le sue parole e arrossì vistosamente, mentre lui fu pervaso da una sana preoccupazione sotto lo sguardo fulminante e severo di Françoise.
Gilmoure: bene ragazzi, io mi ritiro. Vi consiglio di andarvi a riposare tutti quanti, i prossimi giorni potrebbero essere impegnativi.-
004: tra poco andiamo anche noi. Buonanotte professore.-
002: mi ritiro anch’io. Notte a tutti.-
Yuki: se mi dite qual è la mia stanza porto la mia roba e mi sistemo.-
Joe e Françoise accompagnarono Yuki di sopra. Le avevano riservato una delle camere migliori.
003: se hai bisogno di qualcosa chiama pure, non farti problemi di alcun tipo.-
009: buonanotte.- Joe e Françoise stavano per chiudere la porta della camera di Yuki quando…
Yuki: Joe…-
009: sì?-
I due ragazzi si voltarono, Yuki, vedendo voltarsi anche 003, attaccata quasi a Joe, le venne in testa un piccolo dubbio ma decise di non dire altro.
Yuki: niente… niente. Buonanotte.- abbassò lo sguardo quasi in segno di delusione.
009: notte.-
003: notte.- Poco dopo…
-Joe, hai sonno?-
-A dire il vero no. Troppi pensieri.-
-Ti va di uscire un attimo in giardino?-
-Certo, andiamo.-
Poco dopo, fuori dalla villa…
-Posso fare qualcosa per alleviare i tuoi pensieri?-
-Temo di no, ma ti ringrazio. Sei gentile… come sempre.-
-Ecco… io sono curiosa di sapere se…- Joe la guardava incuriosito, non sapeva minimamente cosa le passasse per la testa, aveva capito che c’era qualcosa che la infastidiva…
-Che c’è Françoise? Dimmi tutto.- Aveva intuito che lei stava diventando gelosa e voleva tranquillizzarla…
-Tra i tuoi pensieri c’è anche quella ragazza?- Chiese lei , stranamente, in modo molto diretto…
-Cosa?- le chiese incredulo…
-Beh, me ne sono accorta sai?- disse quasi amareggiata…
-Di cosa ti saresti accorta, scusa?- le domandò di nuovo anche se si immaginava la risposta… conoscendola…
-Di come ti guarda, di come vorrebbe che tu fossi con lei. E anche a te non dispiacerebbe, ammettilo.- gli disse con espressione palesemente contrariata…
-Françoise, è lavoro, nient’altro che lavoro. Se sono gentile con lei è solo per cercare di tranquillizzarla. Ancora non ha la più pallida idea di cosa l’aspetta.- concluse perentorio, deciso a non voler continuare quella conversazione che aveva preso una piega che non gli piaceva…
-Forse è come dici tu ma… che si è presa una cotta per te lo hanno capito anche i muri.-
-Non posso farci niente, non dipende da me.-
-Invece sì, la colpa è tua che sei maledettamente affascinante.- lo sguardo di lei cambiò e lui ne fu felice…
-Ma smettila…-
-No che non la smetto…- Gli si avvicinò e lui la precedette sorprendendola attirandola a sé e baciandola dolcemente. Françoise si abbandonò felicemente a quel gesto. I baci di Joe avevano sempre avuto questa capacità di mandarla su un altro pianeta, come se i sensi non le appartenessero più.
-Grazie Joe, ne avevo bisogno.- … poi rifletté… -Ma se la mia gelosia ti fa quest’effetto, potrei anche abituarmici. Inoltre… stanotte come la mettiamo?-
-In che senso?- Le rispose con un espressione quasi maliziosa, ma consapevole di quello che lei voleva intendere e ci godeva a fare il finto tonto…
-Hai capito benissimo, inutile che fai finta di niente, sciocchino. Dormiamo separati o dormi con me?-
-Pensi sia il caso? Domani ci aspetta una lunga giornata.- Anche se glielo disse abbastanza seriamente, dentro di lui, c’era la chiara volontà di dormire con lei…
-Va bene, ma dormi con me... prometto di stare buona buona.- Glielo sussurrò avvicinandosi all’orecchio di lui con quella sua vocina fievole sapendo che lui l’adorava e che avrebbe avuto l’effetto di farlo cedere all’istante, cosa che puntualmente avvenne, vista l’espressione del ragazzo e della quale lei si accorse immediatamente facendola sorridere.
Divertita, Françoise iniziò a correre per il giardino inseguita da lui…
-Approfittatrice che non sei altro… se ti prendo!-
-Provaci se ci riesci.- … lo sbeffeggiò…
-Presa!-
-Così non vale, hai barato!-
-Il fine giustifica i mezzi.- … le disse prendendola in braccio e baciandola profondamente.
Finirono in camera di lei per una notte di pura passione…
Capitolo 4
Il mattino dopo, il dottor Gilmoure, Joe, Jet ed Albert si recarono alla stazione di polizia per discutere dei fatti venuti alla luce la sera prima. Il capitano e i cyborg si dimostrarono molto tranquilli nel condividere tutte le informazioni in loro possesso con la polizia. In effetti, le dichiarazioni di Oshino potevano trovare dei seri fondamenti circa alcune operazioni svolte in passato le quali, sul momento, potevano portare all’arresto dei sospettati ma che poi, puntualmente, si risolvevano in un nulla di fatto per poi ritornare al punto di partenza. E tutto questo a causa di una soffiata, o per mancanza di prove o testimoni che, inspiegabilmente, sparivano. Questa volta avrebbero preso, in un colpo solo, i tre uomini che tiravano le fila di ogni attività criminale che, dal Giappone, finiva nel resto dell’Asia ed Europa. Oshino, si era divertito a spiegare al capitano i motivi per i quali le loro operazioni fallivano sistematicamente per cui, nel passare l’intera mattinata a studiare vecchi casi e le dichiarazioni inerenti a quell’uomo, si accorsero che tutto corrispondeva alle sue parole, tutto, finalmente, aveva un senso. Nel frattempo, lui si stava attenendo scrupolosamente a ciò che avevano deciso per non destare sospetti.
Intanto, alla casa sicura dei cyborg, Chang, Bretagna, Jeronimo e Françoise stavano chiacchierando tra loro nel mentre Yuki scese le scale e li raggiunse in cucina.
Yuki: buongiorno.-
007: buongiorno, finalmente ci conosciamo.-
006: ti va di fare colazione?-
Yuki: sì grazie. Poco dopo…
Yuki: squisito, questa sì che è una colazione coi fiocchi.- disse leccandosi le labbra…
006: grazie. Finalmente qualcuno che apprezza la mia cucina.- disse soddisfatto…
007: tutti noi l’apprezziamo, anche se non te lo diciamo mai.-
Yuki si voltò verso Françoise che si accorse che lei la stava guardando… o, per meglio dire, scrutando.
-Dopo, se hai qualche minuto, possiamo parlare tu ed io da sole? Disse rivolto a 003…
-Certo, di che si tratta?- chiese perplessa…
-Niente di urgente, solo quattro chiacchiere tra donne.- le disse sorridendole…
-Va bene, ti aspetto fuori.-
Yuki: signor Chang, lei è davvero un cuoco eccezionale.-
006: grazie tante, ma non chiamarmi signore, mi fai sentire vecchio.-
007: è quello che sei, stupido.-
006: senti chi parla!-
Yuki: siete buffi. Vabbè, io vado fuori dalla vostra amica.-
Scese gli scalini e raggiunse Françoise che stava sistemando le poltroncine ed i tavoli sotto il porticato.
-Posso aiutarti?-
-Grazie, ma ho quasi finito. Se il tempo lo permette, una volta possiamo anche pranzare fuori… facendo attenzione.-
-Speriamo. Ti spiace se ci sediamo?-
-Certamente no. Di cosa… o per meglio dire… di chi volevi parlarmi?- chiese percependo già le intenzioni della ragazza.
A quella domanda Yuki si irrigidì. “Mi ha letto forse nel pensiero? Lei ha forse questo potere?”
-Tranquilla, non è che ti ho letto nel pensiero. Chiamalo… intuito femminile se vuoi.- “Sei proprio prevedibile.”
“Ma tu guarda, non legge il pensiero dice lei, ma allora perché lo sta facendo?”
-Quindi? La domanda?- disse con aria apparentemente indifferente…
-Ecco… non voglio essere invadente o sfacciata. Volevo parlarti di Joe.- le disse questa volta con imbarazzo…
-Cosa vuoi sapere?- le chiese facendo finta di guardarsi intorno per non fulminarla con gli occhi…
-Mi stavo chiedendo… non è che ci voglia molto a capirlo… voi due… insomma… tra voi c’è qualcosa, vero?- chiese molto diretta
-Perché me lo chiedi?- “Ma farti gli affari tuoi no, eh?” rispose alzando un sopracciglio e guardandola in malo modo…
-Scusa, non volevo impicciarmi dei fatti tuoi, davvero. Solo che…- non sapeva come proseguire, dato che l’altra la stava guardando con espressione non proprio amichevole…
-Ti posso solo dire che… è complicato. Stavamo insieme, poi abbiamo deciso di separarci per un po’.- rispose indispettita, considerato il fatto che, per natura, era sempre stata una persona riservata…
-Per quale motivo?- chiese curiosa…
Sbuffo… -Da parte di sua, sarebbe corretto dire… mania di protezione nei miei confronti.- aggiunse guardandola, se possibile, anche peggio di prima…
-Ah. E adesso? Come stanno le cose?- chiese ancora più curiosa di prima…
-Ora c’è il lavoro. Quello viene prima di tutto. Per Joe in modo particolare, lui preferisce non avere distrazioni e concentrarsi solo sulla missione.- rispose irritata cercando di mantenere un certo autocontrollo.
-Ho capito. Un’altra domanda… se permetti.-
-Dimmi pure.- Françoise era al limite, soprattutto perché aveva ben intuito le intenzioni di Yuki…
-Secondo te, un essere umano e un cyborg possono amarsi?- chiese spiazzandola completamente
Con quella domanda, seppur presa in contropiede, ebbe la conferma di ciò che aveva già intuito, Yuki si era presa una bella cotta per Joe.
“Strano… non accade quasi mai. Sempre la stessa storia… è una calamita quel disgraziato.” pensò dentro di sé…
-Sì, possono amarsi. E 009 l’ha già sperimentato diverse volte… se è questo quello che volevi sapere.- concluse irritata e stanca per quella conversazione che lei avrebbe preferito evitare…
-Scusa, non volevo essere inopportuna. Tu mi hai detto che non state più insieme… quindi…- aggiunse titubante…
-Quindi?- “ma che fai ora, balbetti?” La guardòmalissimo allorché la ragazza ebbe un esitazione…
-Ehm… volevo dire… non ti biasimo. E’ davvero un gran bel ragazzo. Ha uno sguardo travolgente, è così gentile. Insomma, ha tante doti che, messe insieme…-
-Lascia perdere, dai retta a me. Lui pensa solo alla missione, non c’è posto per nient’altro nella sua testa, lo conosco fin troppo bene.- disse tentando di scoraggiarla…
-Non ne sarei così convinta. E comunque… non ti dispiace se… insomma… ci provo, vero?- disse sfacciata… A quel punto , quella bomba a orologeria di nome Françoise Arnoul finì per esplodere fulminando con lo sguardo la malcapitata Yuki.
-Ascoltami bene, fino ad ora sono stata gentile con te. Ora Ti dico come stanno le cose. Dopo questa missione, io e lui torneremo insieme. Abbiamo fatto l’amore stanotte, ci amiamo da sempre. Non farti illusioni.- concluse indignata, disgustata e soprattutto sorpresa di sé stessa dall’aver rivelato ad una perfetta sconosciuta cose intime di lei e Joe assieme… “Gira alla larga mocciosa, non hai un briciolo di classe, sei solo viziata ed indisponente. Figurati se mi faccio portare via lui da una come te.”
-Scusa, non volevo farti irritare. Io ho detto questo perché, voi due, al momento non state insieme, altrimenti non mi sarei permessa. E, comunque sia, penso che spetta a Joe dover decidere, non trovi?- “Ma chi ti credi di essere? Te la faccio vedere io.”
-Senti Yuki, per me il discorso si chiude qui. Ora meglio se torniamo dentro.- Le disse molto indispettita, glielo si poteva leggere in faccia. Al contrario dell’altra, molto sicura di sé… quasi a prenderla in giro ed a scherzare sulla sua evidente gelosia.
-Va bene, come vuoi. Scusami, come sei permalosa.- Ma glielo disse con strafottenza, quasi per gioco, e questo fece sì che, 003 si irritò ancora di più e la lasciò seduta da sola. Yuki, pensierosa, rientrò anche lei.
La visita alla centrale aveva dato i suoi frutti. Akiko ed i cyborg parlarono a lungo affrontando già alcuni punti fondamentali del piano. Oshino avrebbe fatto sapere a Akiko il luogo e l’ora precisa della “riunione”, nel frattempo non rimaneva che organizzare le squadre che avrebbero agito quasi simultaneamente.
007: allora, com’è andata?-
002: benissimo, anche se non so ancora come faremo a far fronte a tutto quello che ci aspetta.-
004: già, sembra quasi che tutta la responsabilità ricada su di noi.-
009: è facile da capire, non hanno i nostri mezzi. Lo ha detto anche Oshino. Questa operazione non è come tutte le altre che abbiamo affrontato. La polizia non può farcela senza di noi, ci vorrebbe un vero esercito. E non possono dirlo neanche alle squadre speciali, perché, tra loro, c’è il maggior numero di agenti corrotti dall’organizzazione. Oshino è stato chiaro, non sappiamo chi è fidato e chi è sul libro paga di quei tre. Anche gli agenti saranno scelti direttamente dal capitano, una soffiata a quel punto, rappresenterebbe la fine. E’ un occasione troppo importante e non dobbiamo lasciare niente al caso. Non possiamo nemmeno studiare la pianta dell’edificio, visto che, secondo Oshino, il luogo e l’ora vengono comunicati solo all’ultimo momento.
003: ma allora sarà molto difficile, dovremo andare quasi alla cieca.-
009: hai detto bene… quasi. Ma ritengo che per noi non rappresenti un problema, abbiamo affrontato situazioni ben più pericolose.-
Gilmoure: se potessimo contare sull’aiuto di Ivan sarei più tranquillo. Si è addormentato l’altra sera e ho lasciato 008 con lui. Se si svegliasse prima del fatidico giorno sarebbe fantastico.-
002: quando questa faccenda sarà finita mi prenderò una vacanza.-
004: concordo, ne abbiamo bisogno tutti.-
003: già.-
Yuki: scusate, ma io cosa faccio in tutto questo tempo? Dovrò restare chiusa qua dentro fino al processo?- chiese perplessa.
009: no, ti porteremo in un luogo sicuro con una nuova identità subito dopo l’arresto di quegli uomini. Devi darci il tempo di sistemare alcune cose… ci vorrà solo qualche giorno.-
Yuki: ma tu verrai con me?-
Joe non era preparato a quel genere di domanda e non sapeva bene cosa rispondere. Si sentiva gli sguardi addosso di tutti i presenti…
009: sì, saremo in due o tre, dobbiamo essere molto cauti. Quando si renderanno conto di ciò che ha fatto tuo padre, gli altri componenti della banda certamente verranno a cercarti per vendicarsi. Solo noi possiamo garantirti una sicurezza impeccabile.- disse rassicurandola…
Yuki: se ci sei tu mi sento molto più sicura.- aggiunse con un sorriso ammiccante…
002: wow, Joe… siamo sempre alle solite eh?- esclamò Jet ironicamente ma non troppo…
009: finiscila Jet.- gli rispose seccato Joe mentre con la coda dell’occhio guardava 003, visibilmente contrariata…
007: andiamo, non c’è niente di male ad essere l’oggetto di desiderio delle donne… magari ci fossi io al tuo posto!- aggiunse esternando una certa invidia…
004: non credo che le donne pensino a te come oggetto dei loro desideri.- disse cercando di deviare l’argomento della discussione vedendo l’espressione seria di 003…
007: guarda che in gioventù ero molto un tipo molto apprezzato.-
002: sarà… ma guardandoti non è che ci si possa credere molto.-
007: se fossi stato più giovane 003 avrebbe certamente scelto me e non 009.- disse ridendo e credendo di aver fatto una buona battuta, senza accorgersi dell’espressione furente di Françoise…
003: perché non la finiamo con questi discorsi stupidi e pensiamo alle cose serie?- Françoise era visibilmente indispettita. Spesso non riusciva a trattenersi dal rispondere alle battutine che alludevano velatamente al rapporto tra lei e Joe. In modo particolare, ora che c’era quella ragazza presente.
002: va bene, va bene. Ma perdona 007. Voleva fare solo due battute, magari per sciogliere la tensione.-
Yuki: ma… fatemi capire, davvero devo restare chiusa qui fino al giorno dell’arresto?-
009: più o meno sì.- concluse mostrando alcun dubbio al riguardo…
002: dai, una sera possiamo farla uscire. Chissà che vita mondana conduceva in Svizzera.-
Yuki: appunto, pensate che uscivo quasi tutte le sere.-
003: qui non siamo in Svizzera, siamo nel bel mezzo di un operazione molto delicata e, se non vuoi farti ammazzare, devi fare come ti diciamo noi.- aggiunse con tono perentorio…
004: vabbè, una sera possiamo concedergliela, magari prima che venga tutto allo scoperto.- disse stranamente lui che era visto come il più freddo del gruppo…
007: giusto, meglio ora che tra qualche giorno.-
002: che ne dite di stasera?-
004: io ci sto.-
007: io anche. Stasera ci divertiamo e dopo ci buttiamo anima e corpo sulla missione, che ne dici Joe?-
Joe era rimasto in silenzio per tutto lo scambio di opinioni tra i ragazzi. Si rendeva conto che per Yuki, così giovane e spaesata da quella situazione totalmente nuova ed inaspettata per lei, una ventata di allegria poteva giovarle per affrontare tutto con maggiore serenità.
009: tu che ne pensi Françoise?- le disse come per avere la sua approvazione…
003: io sono contraria ma, capisco anche la situazione. E comunque, se proprio dobbiamo, meglio ora che tutto tace.-
009: pensavo esattamente la stessa cosa.-
007: possiamo andare in quel locale dove fanno musica dal vivo, che ne dite?-
009: mi avete convinto, stasera andiamo tutti fuori a divertirci, sei contenta Yuki?-
La ragazza sorrise, corse verso Joe e lo abbracciò con grande gioia. Il ragazzo, inizialmente, restò immobile ma poi, vedendo il sorriso della ragazza, ricambiò il parte il suo abbraccio sotto lo sguardo di 003 molto contrariata. Anche perché Yuki la guardò con senso di sfida e 003 la trafisse con lo sguardo.
-Tra poco se le suonano quelle due, guarda 003 come la sta guardando.- sussurrò 007 a 002…
-Sta zitto che ti sente!- disse Albert sottovoce a Bretagna colpendolo con una pedata alla caviglia…
-Bretagna, se vuoi stasera ti do qualche lezione per abbordare qualche ragazza.- concluse Jet dandogli una piccolo colpetto sul collo e sbeffeggiandolo…
Il pranzo si svolse in un clima di serenità, come se ognuno volesse distrarsi dai propri problemi e dalla missione.
Chang, nell’occasione, aveva dato il meglio di sé.
-Joe, vieni un attimo in laboratorio, devo controllare una cosa.-
-Arrivo professore.- Giunsero nel laboratorio sotterraneo della villa. Gilmoure fece sdraiare Joe sul lettino di controllo dei cyborg. Gli fece una scansione del corpo.
-Professore, perché sta facendomi la scansione?-
-La farò a tutti, ma ora stai fermo!- Dopo alcuni minuti….
-Joe, quanto tempo era che non controllavamo il tuo congegno di accelerazione?-
-Non ricordo dottore, ma credo sia passato molto tempo.-
-Ok Joe, ti tolgo il chip e lo resetto, poi andrai meglio di prima, te lo garantisco.-
-Certo dottore, tanto non credo mi servirà… almeno non adesso.-
Capitolo 5
La sera, decisero dunque, di uscire per andare il quel locale che conosceva Jet. Tutti tranne Jeronimo, certamente non il tipo da locali notturni. Quando Yuki scese le scale, indossando un vestitino corto che metteva in risalto tutte le sue curve e la sua femminilità, ricevette gli apprezzamenti dei ragazzi, tutti tranne Joe che non era tipo da esternare le emozioni, ma non per questo, ne era rimasto indifferente.
Poi fu la volta di Françoise. Appena iniziò a scendere le scale, catturò immediatamente l’attenzione di tutti i presenti. La sua bellezza toglieva il respiro. Tutti gli anni passati a danzare, ad esercitarsi nel tempo libero, avevano fatto di lei una ragazza dalle forme e dal fisico perfetto. Il tutto condito da un sorriso bellissimo rivolto principalmente al suo Joe. Quando lui la vide scendere, rimase come pietrificato, continuò a guardarla intensamente senza staccarle gli occhi un istante.
Conosceva a memoria ogni centimetro del suo corpo ma, vederla vestita in maniera sexy e così tremendamente affascinante, con quel poco di trucco addosso, cosa inusuale per lei, lo lasciò senza fiato. Anche i ragazzi, apprezzarono molto. Anzi, le fecero ancora più complimenti, dato che non erano abituati a vederla sensuale ed elegante come quella sera. Yuki, suo malgrado, dentro di sé dovette ammettere che era davvero una gran bella ragazza. Salirono sulle auto e si diressero dritti verso il locale.
Yuki era letteralmente elettrizzata, ed anche i ragazzi, tutto sommato, erano contenti. Salvo rarissime eccezioni, non era capitato molto spesso in passato di passare delle serate come tutti i comuni ragazzi della loro età. E, giustamente, volevano godersela fino in fondo. Appena arrivati Yuki e i ragazzi, si buttarono subito in pista a ballare. Joe, invece, non un grande amante del ballo, preferì starsene in disparte.
-Dai Joe, vieni anche tu.- gli chiese sorridente
-Françoise, lo sai anche tu che, a ballare, sono una frana.- rispose cercando di nascondere il vero motivo, ossia quello di evitare una brutta figura…
-Ci sono io per questo, no? Ti faccio notare che hai l’onore di ballare con una delle più brave ballerine del mondo.- aggiunse lei molto divertita…
-Va bene, ti prometto che dopo vengo anch’io, ma tu, intanto, vai a divertirti.- le disse sorridendo…
-Non mi fido a lasciarti solo, sai?- aggiunse non troppo convinta di lasciarlo effettivamente lì…
-Dai, sciocchina. Mica mi mangia qualcuno. Vai e stendili tutti.- le disse dandole un piccolo bacio sulle labbra facendola acconsentire alla sua idea…
-Va bene, ma dopo vengo a prenderti.- gli disse accarezzandogli una guancia…
Appena Françoise si allontanò, Joe si avvicinò al bancone per ordinare da bere e si sedette su uno degli sgabelli…
Intanto, al centro della pista, i ragazzi e le ragazze ballavano a ritmo di dance. Erano davvero felicissimi. Anche Joe, guardandoli, si rese conto sempre di più che, venire in quel posto, era stata un’ottima idea. La bar-tender era ancora indaffarata con altri tipi al bancone e fece cenno con la mano a Joe che sarebbe accorsa subito da lui. Joe, a sua volta , le fece cenno che non c’era problema e che poteva fare con calma poiché aveva cambiato idea. Si stava alzando dallo sgabello deciso a raggiungere gli altri, quando Yuki gli si fece incontro.
-Cosa sta facendo la mia guardia corpo preferita?- chiese sorridente…
-Stavo giusto raggiungendovi.- Gli fece cenno indicando gli altri che ancora ballavano…
-Cosa? Da quel che so tu odi ballare.-
-Vero, ma stasera farò un’eccezione.-
-Allora mi lasci sola?-
-Yuki, sai che non posso lasciarti sola, neanche un attimo. Devi sempre stare con qualcuno di noi.-
-Faccio una pausa, mi siedo un istante. Mi fai compagnia?-
Annuì non troppo convinto. Guardò verso gli altri, e tirò un sospiro di sollievo quando vide Françoise e gli altri che si stavano dirigendo verso di lui. “Spero non si arrabbi molto se non l’ho raggiunta in pista per restare con Yuki.”
003: Guarda guarda, e meno male che mi avresti raggiunta in pista. Aspetta e spera!- disse aggrottando la fronte con espressione scocciata…
009: “appunto”.
004: che facciamo, ordiniamo da bere?-
003: ottima idea.-
009: Françoise, sei già alla seconda bevuta, ricordati la tua soglia massima di resistenza all’alcol.- l’avvertì…
003: sì mammina, lo ricordo bene. Ma stasera faccio un eccezione, mica corro dei pericoli.- rispose già un po’ alticcia…
002: ha ragione lei, stasera dimentichiamoci del lavoro e pensiamo solo a divertirci.- aggiunse euforico anche lui…
004: sì, ma senza esagerare voi due.-
007: Jet, mi sa che stai già esagerando. Sono appena le dieci e mezza e sei su di giri. E tu, Françoise, stai attenta a questo furbacchione, ti vuole far ubriacare.- disse scherzandoci sopra… ma non troppo...
003: dai, non ti ci mettere anche tu. A proposito…Joe, ricordati che mi hai promesso un ballo.-
009: infatti prima stavo per raggiungervi.-
003: perché non l’hai fatto?-
004: mica poteva lasciare sola Yuki.- rispose giustamente, ma senza l’intenzione di fare allusioni, cosa che non fu capita da nessuno tranne che da Joe...
003: ah, che sciocca, dimenticavo… sei la sua guardia del corpo personale.- aggiunse con sarcasmo…
007: beato lui.- sospirò…
009: avete finito di dire scemenze?- disse alzando un sopracciglio con dissenso…
006: giusto, piantatela ora.-
002: allora, torniamo in pista?-
Yuki: arrivooo.-
003: Joe, avrei bisogno di parlarti un attimo. Vieni fuori con me?-
009: certo. Ma prima lo dico ad Albert.-
003: tranquillo per la ragazzina, vedi come si diverte? Coraggio, vieni con me.-
Joe e Françoise uscirono dall’interno del locale per raggiungere il suo esterno, molto ben curato, fatto di tavolini con sedie, alberelli e panchine. Vi era solo un piccolo bancone da bar in fondo al giardinetto.
Si sedettero sulla panchina più appartata. Lei gli si avvicinò… pericolosamente…
-Allora, di cosa volevi parlarmi?-
-Di niente, era una scusa per restare sola con te.- esclamò senza mezzi termini…
Prese ad accarezzargli i capelli guardandolo intensamente negli occhi. La sua dolcezza, unita al suo sguardo così sensuale ai suoi occhi, al suo sorriso meraviglioso, lo destabilizzava ogni volta e, lei, ne era perfettamente consapevole. Senza contare il suo vestitino corto color avorio che ne esaltava il suo portamento, tale da renderla estremamente sexy.
-Françoise, lo sai anche tu che così….-
Gli si avvicinò e, senza remore, lo baciò a lungo, intensamente. Non voleva staccarsi da lui, lo aveva cercato con lo sguardo per tutto quel tempo, lui era immerso nei suoi pensieri, come sempre quando c’era una missione di mezzo. Era più forte di lui, non riusciva a rilassarsi nemmeno se gli veniva ordinato. Françoise lo sapeva bene, e, quando si staccò da lui…
-Va un po’ meglio amore mio?-
-Decisamente meglio. Ma ti consiglio di darti una regolata con l’alcol, o finirai per star male.-
-Non è vero. Sono perfettamente sobria. E ho una voglia pazza di te.- gli disse muovendo la sua mano dentro la camicia accarezzando il suo torace allorché lui, per niente dispiaciuto, stava abbandonandosi sempre più alle sue carezze…
-Françoise, così mi fai letteralmente uscire di t…- Non riuscì a finire la frase quando sentirono una voce familiare provenire da qualche metro da loro che li stava chiamando…
-E voi che ci fate qui tutti soli soletti?-
Era la voce di Yuki, venuta fuori con Jet, che ruppe definitivamente l’incantesimo tra i due innamorati…
Françoise la guardò inviperita e la ragazza se ne accorse, guardandola con un sorrisetto in segno di sfida.
“L’hai fatto a posta stupida ragazzina. Accidenti a te.” Pensò tra sé tentando velocemente di ricomporsi.
“Stasera Joe sarà mio, non immagini neppure quello che ho in mente. Non sarai certo te a concludere la serata con lui… francesina dei miei stivali.”
009: niente, stavamo giusto rientrando.- Joe tentò anch’egli di ricomporsi…
003: sì, infatti.- aggiunse lei con un gesto di disappunto…
002: allora facciamo un altro giro?-
003: perché no?!-
009: Fran, non esagerare.-
002: dai fratellino, stasera lasciala fare. Venite, offro io.-
009: per me ha già bevuto anche troppo, e anche tu Jet, dacci un taglio.-
003: dai Joe, ha ragione Jet. Domani torneremo a fare i bravi, ok?-
Yuki: va bene, ma spero di reggerlo tutto questo alcol.-
002: ma come, in Svizzera non bevono molto? Da quel che ne so io laggiù l’alcol scorre a fiumi.-
Yuki: in effetti è vero, ma io non ci sono molto abituata.-
003: povera piccola.- esclamò con sarcasmo che non sfuggì agli altri…
Yuki: mica sono tutte mature come te.-
Le due ragazze si stavano guardando in cagnesco, e Joe, per evitare altre schermaglie, decise di fare uno strappo alla regola e di assecondare l’idea di Jet.
009: d’accordo, vorrà dire che approfitterò della bontà di Jet. Non capita molto spesso che paghi lui.-
003: vado a chiamare gli altri.-
Françoise quasi inciampò sul piccolo gradino che divideva l’accesso al locale interno. Ritornò fuori con gli altri e si sedettero tutti insieme. Dopo l’ennesimo giro, questa volta offerto da Bretagna, Joe era visibilmente irritato con Françoise. Le disse più di una volta di smettere di bere. La ragazza era veramente ubriaca, così come Jet. Era passata da un pezzo l’una di notte quando, ad un tratto, Yuki, in mezzo alla pista, si avvicinò a 009 che, stranamente, stava ballando anche lui vicino a Françoise, anzi, direi vicinissimo visto che lei gli si stava decisamente strofinando addosso in maniera molto sensuale…
Yuki: scusate… Joe, per favore, possiamo tornare a casa? Sono stanca e mi è venuto mal di testa.- disse a voce alta, dato il volume della musica, intromettendosi letteralmente tra i due, suscitando la disapprovazione di 003, decisamente sul piede di guerra…
Joe guardò Françoise, poi i ragazzi, come per cercare consiglio ma nessuno batté ciglio. Si stavano tutti divertendo, ma lui doveva pensare anche alla sicurezza di Yuki… lo aveva promesso a suo padre e, per Joe, quella promessa era sacra. Se si trattava di sicurezza personale di un normale ed innocente essere umano, poco importava a chi l’avesse fatta.
009: Yuki, hai ragione. Si è fatto tardi, sarà meglio andare.-
003: ma non può tornare con Albert o con Jet? Devi andare proprio tu?- chiese con disappunto…
009: se tu vuoi restare, meglio che Albert resti con te, Jet non sarebbe capace nemmeno di guidare un go-kart ubriaco com’è. E poi…Fran, sai che non posso lasciarla sola.- le disse quasi scusandosi per la situazione ma, dallo sguardo di lei, capì che non l’aveva presa per niente bene…
006: torno con voi.- disse sbadigliando vistosamente…
009: allora? Che intenzione avete? Françoise, Jet?-
002: io resto ancora un po’.-
003: anch’io.- lo stesso disse 007…
004: tranquillo Joe, resto io con loro. Figurati se lascio guidare Jet in quelle condizioni.-
009: va bene Albert. Mi raccomando a te.-
003: Joe, davvero te ne vai con lei?- Disse un po’ barcollando Françoise…
009: Françoise, sei ubriaca fradicia. Perché non vieni a casa anche tu? Non credi che, come serata del divertimento, possa bastare?-
003: ma che dici? Io??? Io sto benissimo…guarda…- Tentò una piroetta che andò vergognosamente a sbattere contro il petto di Joe.
009: non ho parole, sei completamente andata!- La guardò non proprio amorevolmente e lei, seppur in preda all’alcol, se ne accorse ma fece finta di niente…
Yuki: dai Joe, andiamo.- Il ragazzo guardò un’ultima volta Françoise. Yuki si appoggiò a Joe, guardando 003 con aria divertita. Françoise la guardò inviperita ma sempre con quel sorrisetto tipico di chi aveva alzato un po’ troppo il gomito. Poi la ciliegina sulla torta direttamente dalla sua bocca…
003: quindi presumo che ora andrete a fare sesso? Ti piacciono quelle più giovani eh, 009?-
009: ma cosa stai farneticando Françoise. Ora stai esagerando. Vieni via anche te. Mi sembra arrivato davvero il momento.- le disse irritato…
003: no, io resto, tanto tu non mi vuoi. Vuoi andare solo a letto con la mocciosa.- Era davvero fuori di se. Joe era sempre più indispettito, la situazione si stava facendo insostenibile.
009: Fran, vieni via.- Glielo disse in modo categorico afferrandola per un braccio ma lei, con un gesto di stizza,
cercò di allontanarlo e, nel perdere l’equilibrio, cadde nella braccia di Jet.
002: dai amico, non è il caso di scaldarsi. Per una volta, non pensare solo alla missione… divertiti.- rispose mentre tentava di aiutare 003 a ricomporsi…
007. sì Joe, per una volta…-
009: taci Jet, non fare l’idiota… e taci anche tu Bretagna per la miseria. Ma che avete stasera? Vi ha dato di volta al cervello?-
Yuki: dai Joe, voglio tornare a casa, mi è venuto un gran sonno.- Insisteva, facendo anche innervosire Joe ancora di più, visibilmente in difficoltà a gestire la situazione. Poi si decise…
009: va bene Yuki, andiamo. Albert, li affido a te.-
004: stai tranquillo, li riporto a casa tutti interi.- Il ragazzo guardò un’ultima volta Françoise, scosse la testa e dopo uscì dal locale con Chang e Yuki. Chang si addormentò all’istante, mentre i due ragazzi parlarono un po’ tra loro.
-Era molto tempo che non facevo così tardi.-
-Non dirlo a me, anche se mi sono divertito. Hai fatto bene ad insistere. Siamo stati davvero bene. Anche i ragazzi avevano bisogno di svagarsi un po’.- le disse molto garbatamente…
-Finalmente un complimento.-
-Scusa?-
-Da quando sono arrivata non faccio altro che scrutarti, osservarti. Tu invece, per me nemmeno uno sguardo.- gli fece notare…
-Scusami, io non riesco a staccarmi dal lavoro tanto facilmente. E’ uno dei motivi per i quali litighiamo io e…-
Non finì il discorso ma la ragazza capì all’istante a chi si riferisse.
-Lo so, me lo hanno detto come sei. Prima il dovere e poi il piacere.-
-Sì, qualcosa del genere.-
-Posso farti una domanda?-
-Certo, chiedi pure.-
-Non per essere invadente ma… tu e Françoise stavate insieme?-
-Sì.-
-E perché vi siete lasciati?-
-E’ complicato e… non mi va di parlarne.- Joe capì subito dal suo sguardo che la ragazza era rimasta perplessa. Probabilmente aveva interpretato le sue parole a modo suo e non aveva voglia di spiegarle i veri motivi per i quali avevano deciso di separarsi: le minacce di Hassan, per altro collaboratore di suo padre e dei tentativi dei suoi uomini di far del male a lui e a 003. Era acqua passata e non intendeva far riemergere certi ricordi. Ed il fatto che Yuki avesse capito tutt’altra cosa, lo capì dalla domanda che lei le fece subito dopo…
-Tu mi trovi attraente?- tutto si sarebbe aspettato tranne una simile domanda fatta così a bruciapelo, che lo spiazzò…
-Sì, moltissimo, ma te lo avranno detto in molti… presumo.-
-Sì, ma non sempre mi interessa l’opinione degli altri uomini.-
-Fammi capire, ti interessa la mia?-
-Forse…-
-Yuki, non so dove vuoi arrivare ma, se non ti fosse ancora chiaro, io sono un cyborg, non so se ti conviene pensare a me in quel senso… non so se mi spiego.-
-Guarda che lo so benissimo che puoi amare anche le donne umane, e so che, in passato, ti è successo… molte volte.-
-Va bene, ma non credo sia ugualmente una buona idea…. Ecco, siamo arrivati.- Per fortuna di Joe erano giunti alla villa, la discussione aveva preso una piega che a lui non piaceva. Fortuna che Chang dormiva profondamente.
009: sveglia! Siamo a casa.-
-Yuki: sai che mi è passato il sonno?-
006: a me no… anzi… io me ne vado di corsa a letto. Buonanotte.-
009: buonanotte Chang.-
Yuki: buonanotte signor chef stellato.- Chang ricambiò sorridendole…
-Allora… buonanotte Yuki.-
-Joe.-
-Sì?-
-Potresti restare un po’ con me? Sono un po’ agitata, non so se riuscirò a dormire.-
-Yuki… io non so se…- rispose titubante, convinto che non sarebbe stata una buona idea…
-Ti prego, solo dieci minuti, il tempo di farmi addormentare. Ho un sacco di pensieri per la testa. Se resti con me, sono sicura che piomberò in un sonno profondo in cinque minuti.- Quasi lo supplicò, e questo, ebbe l’effetto di farlo sciogliere acconsentendo alla sua richiesta.
-Va bene, allora resto.- Entrarono in camera di lei, che volò subito in bagno. Joe si sedette nel divanetto accanto alla finestra. Yuki usci dal bagno dopo qualche minuto. Indossava una vestaglia da notte quasi completamente aperta che lasciava intravedere il suo completino intimo di pizzo color pesca che la rendeva estremamente sensuale. Joe, visibilmente a disagio, deglutì nervosamente. Faceva fatica a distogliere lo sguardo da lei.
Lei si diresse verso la finestra passando molto vicina a Joe il quale ispirò il suo buonissimo profumo. Si era pettinata i capelli e li aveva sciolti. Il suo profumo, non era certo quello alla vaniglia di Françoise, che lui adorava, ma era pur sempre un profumo semplice, molto femminile e non invadente.
-Com’è bella la luna stanotte.- disse guardando fuori dalla finestra con aria sognante…
-Sì, è molto bella.-
Fece per tornare verso di lui quando, all’improvviso, si mise una mano sulla fronte e le gambe stavano per cederle.
Joe se ne accorse e la riprese prima che cadesse per terra. Lei gli buttò le braccia al collo e gli mise la fronte sul suo petto stringendolo e facendo aderire il suo corpo al suo.
-Tutto bene?- le chiese incerto…
-Sì, è stato un momento. Forse l’alcol. Ma tra le tue braccia sto veramente bene.- gli rispose lei muovendo il viso sul suo petto e poi sul collo sfiorandolo leggermente con le labbra.
-Yuki, che stai facendo?-
-Joe.- Lei alzò la testa e avvicinò le sue labbra alle sue sfiorandogliele. Poi ancora più sfacciatamente, tentava di approfondire il bacio giocando con le sue labbra in modo sensuale ma, all’improvviso, Joe si discostò da lei lasciandola delusa.
-Mi dispiace… io non posso. E’ colpa mia, scusami… ma non posso farlo.- le disse dolcemente per non mortificarla…
-Io mi sono innamorata di te Joe, credevo che anche tu provassi qualcosa. Prima l’ho avvertito, ne sono sicura.-
-Mi dispiace Yuki. Sei una ragazza bellissima, e mi piaci molto, ma… a me non basta la sola attrazione fisica per lasciarmi andare con una donna. E poi… cosa più importante… io amo Françoise… sono desolato, davvero.- concluse cercando un modo per non farla sentire in imbarazzo, ma ottenendo tutt’altra reazione da parte sua…
-Sei uno sciocco. E pensare che, a quest’ora si starà divertendo. Era ubriaca, potrebbe accadere di tutto, tienilo presente mentre ti lasci scappare quest’occasione.- A quelle parole il ragazzo si irritò. Aveva deciso di prendersi lui la colpa per il suo rifiuto cercando di essere gentile ma, quelle cose che aveva appena detto lo indispettirono. Comunque sia, alla fine, decise di tranquillizzarsi. Del resto, era pur sempre giovane, bella e, forse, non troppo abituata ad essere rifiutata.
-Buonanotte Yuki.- gli bisbigliò nella maniera più dolce possibile.
-Buonanotte Joe.- Joe uscì dalla sua camera per dirigersi subito nella sua con i pensieri rivolti agli altri… specie a Françoise. Era talmente stanco che cadde in un sonno profondo. Più tardi erano ormai le tre passate e gli altri ragazzi erano appena tornati.
004: e meno male che ho guidato io. Sei in uno stato pietoso Jet.-
002: ma che dici. Potevo guidare benissimo, io sono il re dei piloti, vero Fran?-
003: che ne so io, mi gira tutto… aiutoooo.-
002: chissà come le girerà alla piccola Yuki.-
004: Jet… non fare l’idiota!-
002: oh andiamo, farebbe carte false per trovarsi nel letto di Joe.- aggiunse sghignazzando…
003: giusto, e chissà se il mio bello innamorato MI E’ STATO FEDELE.- aggiunse lei alzando la voce…
002: carpe diem, disse una volta un tale… Joe…siamo tutti con te…- aggiunse ridendo sguaiatamente…
004: Ora finiscila Jet. Sei completamente fuori di te!- lo rimproverò…
007: Notte a tutti. Albert, porta a letto questi due.-
002: no, la mia ballerina la porto a letto io.-
004: Fa come vuoi. Buonanotte.- Jet prese sotto braccio Françoise che, ridendo e ballando in un modo piuttosto singolare, quasi non si reggeva in piedi.
002: smettila di ridere, o ci arresteranno.- esclamò barcollando anche lui…
003: domani gliene dico quattro a quella mocciosa.- disse lei mentre le girava tutto attorno e facendo fatica anche a camminare senza sbattere da una parte all’altra.
002: magari la mocciosa ora si sta ripassando il tuo Joe.-
003: stupidone, lui non lo farebbe mai. Sai cosa faccio ora? Vado a controllare e gliene dico quattro.- Disse tentennando mentre si appoggiava al muro del corridoio…
002: ma dove vai? Lo vedi che non ti reggi in piedi? Ma… se ti va… possiamo fare sesso anche noi, così, in caso,
facciamo “occhio per occhio dente per dente”... che ne dici?-
003: sei un idiota e un porco, con te non ci vengo nemmeno se mi preghi! Ho sonno, portami a dormire.-
002: Come sei permalosa!- Entrambi barcollavano, sbattevano da tutte le pareti dell’ingresso. Fare le scale non fu un impresa semplice e stavano facendo un baccano infernale. Giunti al piano superiore, a metà corridoio, Jet lasciò il braccio di Françoise.
-Aspettami qui, apro la camera della tua porta… anzi, apro la porta di camera tua e accendo la luce…. Ma dov’è camera tua?!- Disse tenendosi anche lui alla ringhiera della balconata.
Françoise annuì. E mentre Jet si allontanava, lei, dopo aver cercato di sorreggersi con la schiena alla parete, facendo sempre più fatica a reggersi in piedi si accasciò a terra, sulla moquette del corridoio, poggiando la testa per terra. Sembrava sul punto di addormentarsi…
-Maledizione, ma chi ha spento la luce?!- Cercava la camera giusta barcollando da una parte all’altra e, finalmente, trovò la porta della stanza di lei. Facendo attenzione a non fare rumore, l’aprì e accese la piccola luce dell’abatjour trovando con fatica l’interruttore. Ritornò indietro e, tentennando, la raggiunse.
-Fran, coraggio… alzati.- le ordinò tentando di afferrarla per le braccia…
-Lasciami stare, ho tanto sonno. Buonanotte.- …rispose mugolando…
-Dai, ti tengo io… sono o non sono il più forte della squadra?- Jet, stava tentando di faticosamente di sorreggere Françoise con un braccio e, seppur con qualche problema, arrivarono in fondo al corridoio, aprì la porta della stanza di lei, richiuse, o almeno gli sembrò di averlo fatto, e tentò di adagiarla sul letto, ma prima di ciò…
-Siamo arrivati, sani e salvi… che ti dicevo?-
Uhm… non posso dormire con questo vestito, devo slacciarmi la zip. Tu vattene subito… mica vorrai vedermi nuda eh?… mi hai sentito?-
-Peccato… ma… non vuoi che ti aiuti?- In effetti stava tentando di farcela da sola ma, dopo vari tentativi, fu costretta a chiamarlo.
-Va bene ragazzaccio. Aiutami, io non ce la faccio.- Gli chiese mentre lui stava aprendo la porta …
-Eccomi, te l’avevo detto, sei troppo ubriaca per aver ragione di una zip.-
-Sì, è proprio una zip cattiva, non la voglio vedere più.- disse con aria divertita…
-Faccio io…. accidenti come è difficile…. Fatto!- concluse soddisfatto…
-Mio eroe… ma ora vattene.- Jet si voltò, ma qualcosa lo spinse a trattenersi lì vicino a lei che, incurante di lui, si stava ancora svestendo. L’immagine di lei era riflessa nello specchio di fronte e lui, nonostante la poca luce restò, ad ammirarla in tutte le sue forme. Poi lei si girò, si tolse le scarpe e il vestito le scivolò in terra. Jet, che era rimasto lì, la guardò con occhi estasiati. Pensieri peccaminosi stavano attraversando la testa del ragazzo. Françoise, accortasi che lui non si era mosso nonostante gli avesse intimato di uscire, stava per arrabbiarsi ma il fato volle che, riprendendo il vestito da terra per coprirsi, perse l’equilibrio e, sullo slancio, si aggrappò a lui per non cadere. Successivamente, barcollando sempre di più, finì nel cadere sul letto trascinandoselo dietro. Era talmente ubriaco che le cadde addosso. Lei era distesa sotto di lui, e Jet si era appoggiato con la testa al suo seno. Senza volerlo, le toccò distrattamente una gamba e lei ebbe come un sussulto.
-Ehi, che stai facendo?- disse mugolando…
-Niente…io…. Come sei bella…- le disse squadrandole il corpo…
-Smettila, e togliti subito da sopra di me!… oh mamma, ho la testa che mi gira… mi gira tutto.-
- Io invece vedo le stelline intorno al letto…. che belle.- disse lui più confuso che mai…
La mente di lei era completamente offuscata e lui era completamente uscito di senno.
-Davvero? E quante sono? Ehi… ma… ma che fai?- La mano di Jet, infatti, si era fatta più audace e stava accarezzando le gambe di lei fino ad arrivare pian piano al suo ventre…
-Sei bellissima… sapessi quanto ti desidero… ti ho sempre desiderata.- le confessò… Lei si irrigidì ma, conoscendo Jet, sapeva che non era capace di farle alcun male ed interpretò il suo gesto come un innocente dispetto.
-Ah… monello che non sei altro. Ora togliti su-. … gli disse cercando di spostarlo da sopra di lei, con un po’ più di vigore, ma con scarsi risultati…
-Perché invece non facciamo sesso? Dai… dai… facciamolo ora.-
-Ma non dire sciocchezze Jet…dai… non fare il mascalzone- aggiunse mettendo le sue mani sul suo torace tentando di alzarlo da sopra di lei…
-Dai, mica lo saprà nessuno. Tanto il tuo Joe a quest’ora si starà divertendo con la fanciulla.- disse lui quasi canzonandola e aspettando la sua reazione…
-Jet, smettila… oddio… la mia testa!!!. Su, ora togliti da sopra di me.- Gli intimò prendendosi la testa tra le mani, tanto era il dolore e la confusione che la pervadeva…
-Dai piccola… che male c’è a fare un peccatuccio?- Se ne stava sempre li sopra di lei, sorridendo ed accarezzando ogni parte del suo corpo, fino ad arrivare ai seni. Quando si accorse che la situazione stava precipitando, in un barlume di lucidità, Françoise iniziò a dimenarsi, ma, l’alcol ingerito, le aveva tolto ogni capacità di muovere le sue braccia con la forza che avrebbe voluto. Confusa e sempre convinta che, il fatto che la toccasse un po’ e che quello che le stava dicendo, fosse tutto uno scherzo innocente, cercò di mantenere la calma e di fare finta di niente scherzandoci un po’ su anche lei.
-Sei proprio un ragazzaccio, e non sai tenere a posto le mani.- Mentre cercava ancora di divincolarsi, a lui sembrò che si stesse muovendo sensualmente e questo sortì l’effetto per lei, di stancarsi ulteriormente e, di eccitare lui ancora di più. Le stava totalmente sopra, coprendola quasi totalmente. Il suo inguine si era pian piano gonfiato e, di punto in bianco, avvicinò la sua bocca alla sua e la baciò. Ma non con dolcezza, bensì con impeto. La sua lingua invase la bocca di lei smaniosamente e lei non seppe ribellarsi a quel gesto improvviso e indelicato. Aveva talmente tanta voglia di lei che sembrava che la sua sete non volesse placarsi. Quando riuscì a staccarsi, senza più respiro, iniziò a spaventarsi.
-Jet, non voglio, non è giusto, io amo Joe.- Ora lei cercava di respingerlo con maggior vigore ma sempre senza risultato…e lui non accennava minimamente a rinunciare al suo scopo. Anche se non perfettamente consapevole delle sue azioni, sapeva di desiderarla da sempre, la voleva ardentemente, anche se non aveva intenzione di farle del male… quello mai.
-Ma se in questo momento si sta scopando la sua nuova amica!... dammi retta, quella mica sta a perdere tempo. E poi, non state mica più insieme… mica lo tradisci… anzi, a quest’ora avranno già consumato.- A quelle parole Françoise ebbe come un tuffo al cuore. Ad un tratto smise di dimenarsi restando immobile, come se accettasse quel che le stava accadendo. Pensò che avrebbe potuto usare i suoi poteri e cercare vedere attraverso i muri delle camere, ma era talmente frastornata che non riusciva a concentrarsi e rinunciò quasi immediatamente.
-Jet…-
-Dai, sarà il nostro piccolo segreto, non lo verrà a sapere nessuno, promesso. E poi io sono tuo amico, quindi, voglio far star bene una mia cara amica facendogli dimenticare il suo uomo che la tradisce.-
Sempre in preda come a delle vertigini, nella sua testa, si stava facendo avanti l’assurda idea di vendicarsi davvero di lui e, per un attimo, aveva deciso di assecondare l’intenzione di Jet. “ E se quello che dice Jet fosse vero? E se lui stesse facendo sesso con Yuki? Bastardo!... no, Joe non lo farebbe… ma… se invece fosse così? Dopo tutto è andato via con lei molto prima di noi. E come era contenta la puttanella… E… se lo avessero fatto davvero? E se domani glielo chiedo e lui mi mentisse? Forse dovrei vendicarmi…sì… forse dovrei lasciarmi scopare da Jet… ma…è giusto farlo? Lo è davvero?” Invece sapeva che era sbagliato, tremendamente sbagliato, ma restò ferma e immobile lasciando che lui le togliesse gli slip e che la toccasse nel suo intimo. Aveva dritta negli occhi l’immagine di lui che stava facendo l’amore con Yuki a pochi metri da lei e questo la faceva infuriare. Tentò di scacciare subito quel pensiero, stava per afferrare la mano di Jet per impedirgli di continuare con la sua opera ed allontanarlo ma, non seppe capacitarsi neanche lei come potesse essere successo che, invece di fare questo, mise la sue mani sul collo e sulle spalle di lui che le stava baciando avidamente il seno. Un barlume di lucidità attraversò la mente confusa di Françoise…
-Jet, fermati ti prego, non voglio.- Ma le sue parole erano solo sussurrate, dette senza rigore di logica e, piano piano, trascinata dall’impeto di lui, si lasciò andare completamente abbassando le braccia sul letto in balia della sua totale confusione. Questo non fece altro che galvanizzare Jet il quale, aveva perso ogni cognizione della realtà. E, nonostante lei fosse sull’orlo del pianto, lui continuò nella sua opera, completamente ignaro della condizione di lei.
-So che mi desideri anche te.- Oramai era troppo tardi, la sua eccitazione era arrivata al punto di non ritorno e, sempre più obnubilato, dal collo, tornò alle sue labbra, e ricominciò a baciarla con impeto…
Accecato dal momento e dal vortice di emozioni che la ragazza gli aveva provocato, non ci vide più e, sopraffatto dalla passione, si tolse in malo modo i pantaloni, divaricò le sue sinuose gambe, ed entrò profondamente dentro di lei. Françoise ebbe un sussulto… non capiva niente, era totalmente fuori di se. Iniziò a dire frasi senza senso, riferite a Joe… a Yuki… a Jet… e a quel che stava accadendo. Desiderava solo che tutto ciò finisse. Jet arrivò abbastanza presto all’apice ed esplose completamente dentro di lei. Il ragazzo stava ansimando furiosamente, era sudato fradicio e si scostò finalmente da sopra lei. Dopo essersi calmato, si girò sul fianco e si addormentò quasi di colpo. Lei non realizzò subito quel che era appena successo, non aveva provato niente, solo tanta confusione in testa ma sentiva il corpo caldo di lui vicino a lei, ansimante, e che aveva approfittato di un suo momento di debolezza. Si sentiva colpevole, come aveva potuto permettere che tutto ciò accadesse. Non era riuscita a impedire che lui andasse così avanti. Nonostante il blackout nella sua testa, aveva intuito che Jet aveva perso il controllo e, soprattutto, sapeva da sempre che lui nutriva per lei un’attrazione molto forte ma non gli aveva mai dato nessuna piccola chance, fino a quel momento. Non aveva più le forze per fare nessun movimento, né per alzarsi da quel letto, né per dire alcuna parola. Un’ultima lacrima scese sulla suo viso… “Joe”… Fu l’ultima parola, detta quasi sottovoce, che pronunciò poco prima di addormentarsi.
Capitolo 6
Erano quasi le dieci. Joe si era appena svegliato… “Accidenti com’è tardi, Gilmoure sarà già sul piede di guerra. Sarà meglio andare dagli altri”. Scese in salotto, c’erano tutti tranne Chang, che era in cucina, Gilmoure che era nel suo studio e Jet e Françoise. Yuki era seduta che faceva colazione e fece un timido cenno di saluto a Joe che ricambiò con un piccolo sorriso.
009:buongiorno.-
007:buongiorno a te Joe.-
005: strano essere così in ritardo da parte tua.- gli fece notare…
009: lo so, ma non ho passato una bella notte.- rispose tentando di giustificarsi…
Shimamura si guardò intorno, nessuna traccia degli altri due. “Meglio che vada a svegliarli… pensò.” Risalì le scale e giunse davanti alla porta della camera di Jet. Bussò… un’altra volta, un’altra volta ancora… nessuna risposta. “Bravo, vedi cosa succede a fare le ore piccole?” Decise di entrare…
-Jet, alzati, ci vuole Gilmoure.- Guardò il letto, era completamente intatto, guardò nel bagno, ma di lui nessuna traccia. “Ma dove sarà finito!” Ritornò nel corridoio, questa volta girando alla sua sinistra verso la camera sua e delle ragazze, le ultime due camere più riservate. La camera di Françoise era proprio accanto alla sua, si avvicinò alla porta e bussò… una volta… due volte.
-Françoise, Françoise, sveglia dormigliona.- la chiamò, ma nessuna risposta. Bussò di nuovo, ancora niente. Notò che la porta non era chiusa a chiave. Stava per entrare, ma, prima di farlo, bussò un’altra volta, ancora niente… “accidenti, qui ci vogliono le cannonate”. La chiamò un’ultima volta alzando un po’ la voce e bussando ancora più forte…
Françoise sentì bussare alla porta e si svegliò di colpo, si girò di fianco e, subito, avvertì il contatto del corpo di qualcuno. Ebbene sì, non era sola nel suo letto. “Ma che diavolo…” Nonostante il gran mal di testa, cercò di fare mente locale. Pensò subito si trattasse di Joe. Stava per toccare la sua schiena quando ad un tratto, nonostante la poca luce proveniente dalla finestra, intravide una chioma inconfondibile che dormiva girata di spalle ed ebbe un sussulto iniziando poi a tremare vistosamente. Non si ricordava assolutamente niente, solo che Jet l’aveva accompagnata in camera sua ieri notte… già, proprio lui… Jet. Il sangue le sembrò gelarsi nelle sue vene.. Ma cosa ci faceva a dormire con lei mezzo nudo anche lui…
“Maledizione, ma cosa è successo? Cazzo…. Cazzo. Ma che ci fa qui? Dannazione, stanno bussando alla porta… qualcuno mi sta chiamando… anche prima mi era sembrato di sentir chiamare il mio nome… ma quella voce… E’ LA VOCE DI JOE… JOE E’ LI’… STA PER ENTRARE.” In una frazione di secondo, nonostante una gran pesantezza alla testa, alcuni flash, seppur confusi e frammentari, le stavano tornando alla mente… spalancò gli occhi guardando la porta… impallidì, mettendosi una mano sulla bocca… si voltò verso Jet coprendosi pudicamente con il lenzuolo…
-Jet… Jet.. Svegliati.- disse a bassa voce
-Uhm… ma chi è che rompe? Ahhhh…. La mia testa, mi scoppia… ma chi è che mi scuote così? Che è successo? Dove sono?-
Confuso e anche lui con un gran mal di testa, si voltò e, seppur con la poca luce che filtrava dalla finestra, riconobbe il volto di Françoise che lo stava guardando terrorizzata, quasi in lacrime… Jet sgranò gli occhi incredulo…
-Cazzo… ma che ci fai tu nel mio letto? Cazzo…- la guardò scioccato, come a chiedersi da dove fosse venuta fuori…
-Cosa ci fai tu qui!- rispose lei tra le lacrime… -sei tu che devi andartene, questo è il mio letto…. vattene… vattene presto…- rispose smarrita e sull’orlo di una crisi di nervi…
-Françoise apri… ma che succede? Stai male?- Joe era solito aspettare il consenso prima di entrare in camera sua ma, in quel momento, preoccupato di non sentire alcuna risposta, aveva deciso di entrare.
-E’ Joe… cazzo… cazzo…. Vattene Jet. Vattene ti prego.- lo supplicò in lacrime. Intanto, nella sua testa, continuavano a farsi sempre più vivi tutti quei flash, con lui che l’aiutava con la zip, quando sono caduti l’uno sopra l’altra sul suo letto, e lui che accarezzava ogni parte del suo corpo. Fu come se una lancia l’avesse trapassata da parte a parte, mentre osservava la maniglia della porta muoversi lentamente. Cosa avrebbe raccontato a Joe? Come si sarebbe giustificata? Questo, ed altri brutti pensieri, le stavano attraversando la mente in modo vertiginoso.
Jet, seriamente sconvolto ed incredulo, si alzò di colpo, prese in fretta la camicia ed i pantaloni dal pavimento e, quasi inciampando e rischiando di cadere, raggiunse il bagno chiudendosi dentro. Françoise restò nel letto completamente frastornata. Sudava freddo e, dentro di sé, stava tremando dalla paura.
Joe aprì lentamente la porta.La poca luce nella stanza filtrava dai buchi della tapparella, ma era più che sufficiente per vedere. Quindi entrò definitivamente in camera di lei. Pensò di non accendere la luce.. “forse le darà fastidio dopo la sbornia”. Vedeva benissimo Françoise seduta sul suo letto e le si avvicinò.
-Ehi, buongiorno.- le disse dolcemente, non vedendo bene la sua espressione nel viso ed i suoi occhi rimasti lucidi, nonostante lei si fosse asciugata le lacrime con il lenzuolo.
-Bu… buon buon-giorno Joe.- rispose lei con occhi pieni di terrore…
-Ti senti male piccola? Sei tutta sudata…- le disse mentre si stava abbassando per darle un bacio. Ma lei, stranamente si scostò allontanandosi da lui.
-No… no Joe, va… va tutto bene… ho solo un po’ di mal di testa.- il ragazzo restò di stucco e, all’improvviso, qualcosa non gli tornava. Era strano da parte sua rifiutare il dolce bacio del buongiorno, la scrutò cercando di capire cosa stava succedendo.
- Stai bene?- le chiese preoccupato…
-Sì…sì, tutto bene, perché me lo domandi?- chiese sempre più turbata cosa della quale lui si accorse immediatamente…
-Françoise, che sta succedendo? Guarda che l’ho capito benissimo che c’è qualcosa che non va, dimmelo subito!- l’ammonì…
-No Joe, va tutto bene. Se mi dai il tempo di vestirmi scendo subito.- Il ragazzo rimase immobile osservandola, cercando di vederci chiaro…
-Puoi uscire per favore?- gli chiese dolcemente…
-Perché? Da quando mi chiedi di uscire mentre ti vesti?- rispose dubbioso…
Joe continuò a guardarla, ma lei distoglieva lo sguardo quasi subito. “Qualcosa non torna, non è da lei comportarsi così.”
Françoise capì che lui stava sospettando qualcosa, e non sapeva come uscire da quella scomoda situazione, consapevole che Jet era nel bagno di camera sua che aspettava di poter uscire. Era impaurita e faceva fatica a ricomporsi. Ma poi…
-Ma cosa è successo qui? Hai il vestito e il copri spalle per terra. Meglio aprire un pò.- A quelle parole lei impallidì nuovamente…
-No, non aprire… ti prego.- quasi lo supplicò e lui si voltò chiedendosi il perché di quella sua strana reazione…
-E perché, di grazia? Qua dentro ci vuole un po’ di luce e un po’ d’aria, c’è un odore di alcol che, al solo inalarlo, basterebbe per ubriacarsi …. accidenti… ma cosa diavolo…-
Il fato volle che, mentre si era avvicinato alla finestra, inciampò su un paio di stivali buttati in malo modo per terra. Oramai in preda a dubbi che stavano pian piano prendendo forma, Joe tirò su la tapparella, quasi con gesto stizzito, per far entrare più luce. Lei, di risposta, si voltò provando un forte senso di vergogna, oramai era chiaramente in trappola. Shimamura si guardò intorno, poi tornò a guardare verso di lei. Vide benissimo che stava tremando come una foglia. Diresse lo sguardo nel punto in cui i suoi piedi, poco prima, avevano urtato qualcosa, un qualcosa che riconobbe immediatamente e che lo fece trasalire di colpo: un paio di stivali maschili, un modello particolare che potevano appartenere solo ad una persona. Fu così che si immaginò quello che poteva essere successo, quello che mai si sarebbe aspettato e che non avrebbe mai voluto sapere. Il suo sguardo si incupì, stava diventando livido in volto. Si voltò verso di lei trafiggendola con lo sguardo e cercando nei suoi occhi una risposta. Ma lei non riusciva minimamente a sostenere il suo sguardo e il ragazzo capì ogni cosa. Joe aveva un’espressione che diceva tutto: rabbia, frustrazione, stupore e… delusione. In un momento si sentì come se una lama gli stesse trapassando il cuore e stava provando un sentimento di odio verso di lei e verso quello che credeva fosse il suo migliore amico. Con sguardo turpe, come se fosse nel bel mezzo di una battaglia di fronte al suo nemico mortale, decise di mettere fine a quel silenzio nella stanza che stava diventando insopportabile anche per lui. Fece qualche passo verso di lei…
-Vedo che hai cambiato i tuoi gusti in fatto di scarpe. Belli quelli stivali, molto simili a quelli che porta Jet.- … le disse indicandoli… -Pensa che strano… credo di esserci inciampato poco fa.- esclamò ironicamente… ma non troppo…
Françoise rimase tremante ed imbarazzata. Non riusciva ancora a guardarlo negli occhi. Lui, al contrario, cercava i suoi e si accorse benissimo che erano due occhi azzurri bellissimi, ma irrimediabilmente colpevoli e pieni di lacrime. Lo sguardo di Joe cambiò direzione, verso il bagno.
-Vieni fuori Jet. Posso sentire il tuo respiro affannoso anche da qui. Tranquillo, non ti pesterò a sangue, volevo solo dire ad entrambi che il dottor Gilmoure ci sta aspettando nel suo studio.- Jet, che nel frattempo si era vestito come poteva, uscì lentamente dal bagno, restò immobile e, di fronte a lui, abbassò lo sguardo. Joe gli si avvicinò fino a pochi centimetri dal suo volto.
-Guardami…- ma Jet non riusciva a farlo. Quindi Shimamura si arrabbiò e gli alzò la testa prendendolo con una mano da sotto il mento, e sempre guardandolo dritto negli occhi… -Guardami!-
-Joe…io… non è come pensi…-
-Voglio che tu mi guardi in faccia!- ringhiò fuori di se.
Il ragazzo cercò di alzare il suo sguardo ma, quando incontrò quello penetrante e crudele di Joe, non riuscì a sostenerlo.
Fu così che Joe, abbozzando un sorrisetto amaro, lo costrinse a guardarlo in faccia, gli dette due schiaffetti sulla guancia in senso di disprezzo e poi si pulì la mano strofinandola alla camicia di lui. Un chiaro gesto il quale fece capire a Jet che, l’amicizia, dal quel preciso momento, era definitivamente finita. Jet restò impietrito, poi raccolse i suoi stivali e fece per andarsene ma… - Resta dove sei!- Le parole di lui suonarono come un ordine e lui restò fermo sul posto. Shimamura si diresse infine verso di lei. Françoise aveva lo sguardo basso, stava piangendo copiosamente ma lui, impassibile, le si avvicinò e le alzò la testa come aveva fatto a Jet, costringendola a guardarlo.
-Voglio che mi guardi negli occhi mentre ascolti ciò che sto per dirti.-
-Joe…io…-
-Shshshsh.- Le mise due dita sulla sua bocca guardandola intensamente. La sua voce era stranamente calma e pacata e, questo, terrorizzò ancora di più Françoise, la quale, conoscendolo bene, si aspettava una reazione totalmente diversa. Ma, quel suo atteggiamento, ebbe l’effetto di farla tremare di paura.
-Io non ti ho tradita, né ho mai pensato di farlo… GUARDAMI!- … l’ammonì, mentre lei tentava di distogliere nuovamente lo sguardo dagli occhi scuri di lui … -Ho sempre pensato a noi come due anime gemelle che sarebbero rimaste legate per sempre. Ma ora ti devo ringraziare… grazie di cuore, per avermi fatto capire che mi sbagliavo e per non avermi fatto vivere nella menzogna, dentro questa mia stupida illusione.-
A quelle parole, lei restò impietrita ma, un attimo dopo, capì che era la cosa più terribile e devastante che lui le avesse mai detto. Con quelle parole, si voltò e raggiunse la porta. Ma non aveva ancora finito, voleva concludere in bellezza.
-Ripensandoci, dirò agli altri che ci raggiungete dopo, fate pure con comodo, essendo cyborg, di tempo ne avete quanto volete.- disse in modo ancora più sarcastico, mentre stava uscendo dalla stanza, da quella stanza in cui si sentì tradito nel profondo della sua anima.
-Joe, aspetta… JOEEEE.- il suo volto era rigato dalle lacrime, lui l’aveva colpita nel profondo, ma se n’era andato… lasciandola… forse per sempre.
-Mi dispiace Françoise. Ora è troppo arrabbiato ma vedrai che gli farò cambiare idea.- esclamò…
-Vattene Jet, VATTENE SUBITO!-
-Fran… io…-
-TI ODIOOOO…VATTENEEEEE!-
Senza dire alcunché, il ragazzo lasciò la camera di lei con lo sguardo basso e colpevole.
Joe scese le scale dirigendosi nello studio del dottore, come se niente fosse. Vi erano già 007, 004 e 005.
Gilmoure notò subito in lui una strana espressione…
Gilmoure: tutto bene 009? Dove sono gli altri?-
009: benissimo dottore, Chang arriva subito, 002 e 003 arriveranno tra poco.- rispose come se niente fosse…
Gilmoure: ok, allora cominciamo intanto noi. Akiko mi ha chiamato stamattina presto. Ha sentito Oshino. Lui si sta comportando normalmente come al suo solito, tutto normale tranne il fatto che il suo autista e guardia del corpo, è misteriosamente scomparso proprio il giorno della sua venuta alla centrale. Il cellulare criptato di Oshino è sempre sicuro, nessun tentativo di intercettazione, quindi possiamo stare tranquilli. L’aggiornamento finisce qui, per il momento. Joe, vorrei che tu, nel frattempo, ti mettessi in contatto col tuo amico americano per i documenti di Yuki.-
009: va bene professore. Nient’altro?-
Gilmoure: no, per il momento no. Potete andare.-
004: Aspetti professore, avrei una domanda. Ma noi dobbiamo cooperare con le squadre della polizia o solo sincronizzarci con loro? Noi agiremo per conto nostro, non ci mescoleremo agli altri agenti, giusto?-
Gilmoure: questo è ancora da decidere.-
007: sarebbe meglio che noi cyborg fossimo uniti.-
009: non sono d’accordo. Invece credo sarebbe meglio confonderci con loro. In questo modo rafforzeremo le potenzialità di ogni singola squadra d’assalto.- propose con stupore dei presenti…
Gilmoure: vedremo, per ora possiamo solo aspettare. Appena ne sapremo di più decideremo. Se potete aggiornare voi gli altri due dormiglioni, ve ne sarei grato.-
009: tranquillo professore, ci penserà 004 ad aggiornarli.- Albert lo guardò perplesso trasalendo…
007: devi andare da qualche parte Joe?-
009: sì, ho delle cose da sbrigare. State attenti alla ragazza… ci sentiamo più tardi.- Salutò tutti e uscì. “Non resto un attimo di più sotto lo stesso tetto con quei due, non voglio più vederli né sentirli, se non strettamente necessario.” Nell’uscire sentì dei passi per le scale, sapeva chi era, o, forse, chi erano. Non li degnò nemmeno di uno sguardo e si diresse verso la porta d’ingresso.
-Joe, aspetta, ti prego.- Françoise cercò di fermarlo ma lui aveva preso le chiavi della sua auto quando lei gli si avvicinò e lo afferrò per un braccio. A quel contatto, il ragazzo ebbe un gesto quasi di disgusto, afferrò la sua mano e si liberò da quel contatto a lui indesiderato. Lei era rimasta immobile con le lacrime agli occhi, nonostante il mal di testa atroce, era lucida, triste e preoccupata, molto preoccupata. Lui la guardò di nuovo con la peggiore delle sue espressioni e lei si irrigidì ancora di più. Jet stava per avvicinarsi ma lui lo fulminò con lo sguardo, quasi di minaccia allorché, il ragazzo, decise di tenersi alla larga. Aprì la porta e se ne andò. Françoise scoppiò a piangere, Jet gli si avvicinò ma lei, con decisione, lo guardò negli occhi piangente mostrandogli tutta la sua disapprovazione. Corse di sopra piangendo, ma Jet le corse dietro. Quando lei entrò in camera sua, Jet entrò dietro di lei non dandole il tempo di richiudere la porta dietro di sé. Intanto, nello studio di Gilmoure, gli altri, avendo sentito quelle parole, si domandarono cosa potesse essere successo.
-Dobbiamo parlare.- disse lui senza mezzi termini.
-E di cosa?- rispose lei in lacrime seduta per terra con la schiena appoggiata alla parete.
-Di quello che è successo. Ancora non ci capisco un bel niente.- disse frastornato ma, dentro di sé, si sentiva tremendamente colpevole…
-VATTENE…VATTENE DA ME. NON VOGLIO PIU’AVERCI NIENTE A CHE FARE CON TE.- rispose lei sull’orlo di una crisi di nervi…
-Fran, ho bisogno di sapere, voglio capire se ti ho fatto del male… ma ti prego… cerca di tornare in te.- le disse cercando di calmarla, ma con scarsi risultati…
-CALMARMI??? COME FACCIO A CALMARMI SECONDO TE? SEI UNO STRONZO, UN VIGLIACCO, NON VOGLIO PIU’ VEDERTI… MAI PIU’.-
-Ma… allora è vero… io ti ho fatto del male. Ma come ho potuto far del male a te, alla mia sorellina… COMEEE.-
-Jet, ti prego, ora esci, ho bisogno di stare sola.- rispose singhiozzando…
-Ma io… dimmi cosa ho fatto. Mi sono approfittato di te? E, quindi, ho anche tradito l’amicizia di Joe? DIMMELOOO.-
-MALEDIZIONE JET, ABBIAMO FATTO SESSO!!!... L’HO TRADITO, CAPISCI? L’HO TRADITO COL SUO MIGLIORE AMICO. MI SENTO UNA SGUALDRINA. HO TRADITO L’UOMO CHE AMO PIU’ DI ME STESSA.- esclamò vociando. Le stanze erano abbastanza insonorizzate ma, Jet, le intimò di abbassare la voce, o gli altri avrebbero sentito ugualmente. Ma le urla di lei si stavano facendo sempre più acute. Sentì la sua pressione interna andare alle stelle, tremava e non riusciva a guardarlo negli occhi. Ma sapeva di doversi calmare, doveva calmarsi… ragionare… riflettere.
A quelle parole il ragazzo ammutolì, si inginocchiò a terra e si mise le mani sulla faccia… -Dio mio, come ho potuto fare una cosa del genere? A te… a lui?!? Dovrei solo vergognarmi di me stesso… ma perché diavolo non riesco a mettere ordine nella mia testa e capire quel che è successo?-
-Eravamo entrambi completamente ubriachi.- rispose lei cercando di abbassare i toni…
-Va bene, ero ubriaco, ma qualcosa ricordo... più o meno. Ricordo che ti ho portata di sopra, davanti alla porta della tua camera. Poi siamo entrati e ti ho messa a letto. Ma è tutto così confuso. Non ricordo nient’altro, maledizione!-
-Sei un idiota. Allora non ti ricordi nemmeno di avermi aiutata a togliere la zip dal vestito e di quando mi sei caduto sopra sul mio letto?- gli disse sconcertata… Lui si alzò in piedi davanti a lei e si mise le mani alle tempie… come per concentrarsi…
-Sì… ecco… forse… sì…-
- Abbiamo perso il controllo… dannazione… dannazione. Perché mi hai fatto questo Jet? Era una scusa per portarmi a letto? Tutte le cose brutte che mi hai detto di Joe… che se la spassava con Yuki, me le ricordo bene, volevi che io mi vendicassi di lui! SEI UN VIGLIACCO, UN APPROFITATTORE. MI HAI USATA.!- Le lacrime le rigavano il viso e Jet la guardava silenzioso. Lui si sentiva colpevole e dispiaciuto. Come aveva potuto fare questo a lei, al suo amico? Come poteva ancora guardarsi allo specchio dopo quello che era successo?
-Ma Fran… mi conosci, io non ti farei mai del male, né a te né a Joe… credimi, ma se ora ce l’hai con me non posso biasimarti, hai tutte le ragioni del mondo.- disse affranto, con gli occhi bassi, incapace di guardarla in volto…
-Più che con te io ce l’ho a morte con me stessa… non ti ho fermato, ho permesso che ciò accadesse, non dovevo restarmene inerme… dannazione!- esclamò con gli occhi gonfi al punto che le stavano per uscire dalle orbite…
-No, la colpa è mia, ho perso il controllo e mi sono approfittato di te. Sono mortificato, credimi. Se c’è qualcosa che posso fare dimmelo e lo farò. Se necessario, e se tu me lo chiedessi, me ne andrò per sempre… lo giuro.-
-Jet, a questo punto non ha più importanza. Quel che so è che abbiamo fatto una cosa abominevole.-
-Mi dispiace… io non so, davvero, sono mortificato. Ma voglio rimediare, anche a costo di farmi uccidere. Andrò a parlare con lui e gli spiegherò tutto.-
-Questo no, te lo proibisco.-
-Ma perché non vuoi?-
-Ho detto di no!- Era in lacrime ma con lo sguardo pieno di rabbia…lo fulminò…
-Permettimi almeno di fare un tentativo con lui, affinché voi possiate riappacificarvi.-
-Tu faresti peggio che meglio. Inoltre, a questo punto non credo serva a qualcosa. Sai anche tu com’è fatto Joe. L’unica cosa che so per certo è che l’ho perso… per sempre.- concluse avvilita e sconvolta seduta per terra con le braccia strette alle ginocchia.
-Non permetterò che ciò accada, ci parlerò io. Se non vuole ascoltarmi, lo costringerò con la forza.-
-O Dio mio Jet. Che abbiamo fatto.- Vattene via, vattene via da me… ti prego.- Le lacrime non smettevano di scenderle dalle guance, era totalmente incapace di riprendersi. Ad un tratto si alzò faticosamente in piedi, tentò, per quanto possibile, di farsi coraggio e si incamminò verso la porta del bagno non curandosi di Jet. Ma, prima di entrare, si voltò verso di lui… senza guardarlo in faccia…
-Gli parlerò io. Ma ora.. ti prego, esci da questa stanza.- concluse riuscendo finalmente a dissuaderlo…
-Come vuoi. Ora ti lascio sola. Però promettimi che ci parlerai davvero, non esitare, non lasciarlo in quello stato, sai che è capace di tutto.- le disse lasciandola sola in preda allo sconforto nel silenzio della stanza.
“Maledizione, ho rovinato tutto. Cosa mi era saltato in mente di fare? Sapevo di avere una soglia di resistenza bassissima all’alcol. Volevo divertirmi, e non pensare a te che la riportavi a casa, a cosa ci potessi aver fatto una volta arrivati, ma so che non l’avresti mai fatto, che non mi avresti mai tradita. Jet… bastardo, tu e le tue stupide fantasie. Ricordo bene quel che farneticavi. Joe, perdonami, perdonami. Non voglio perderti. Io ti amo. Devo andare a cercarlo, sì, è la cosa più giusta. Gli dirò… maledizione, mi sento così colpevole… che sciagurata sono stata.. Perché il mio corpo non si è rifiutato di concedersi in quel modo, non mi piace nemmeno un tipo come lui.. Ma purtroppo non ne sono stata capace. Ho ascoltato le sue parole e, per un attimo, ho seriamente voluto vendicarmi… ma di cosa? Lui non ha fatto niente, me lo ha detto chiaramente. E poi ho commesso l’imperdonabile l’errore di lasciarmi toccare da Jet e, il suo istinto maschile, ha prevalso sulla sua capacità di ragionare. Sono stata una stupida, sapevo che, in cuor suo, lui mi ha sempre desiderata. Allora perché ho commesso lo sbaglio di farmi accompagnare in camera ed aiutarmi a spogliarmi? Dannazione… sei solo una sgualdrina, ecco quello che sei! Devo assolutamente parlare con Joe. Maledizione, in questo momento non riesco a pensare. Ho solo voglia di piangere. L’acqua fredda sul mio viso… ecco… forse mi aiuterà a riprendermi… sì, ora desidero solo questo”.
Andò in bagno e iniziò a bagnarsi il viso con l’acqua fredda. Con le gocce che ancora le scendevano dal viso, per un attimo, le sembrò di guardare allo specchio l’immagine riflessa di una perfetta estranea. Ripeteva a sé stessa le identiche cose da qualche minuto, come se stesse delirando. Pensò di non essere mai scesa in basso più di così. Si stava odiando ma sapeva di dover fare qualcosa il più presto possibile.
Tornò in camera e si sedette sul letto. La sensazione dell’acqua fresca sul viso era tragicamente svanita e cominciò ad agitarsi nuovamente. Non riusciva a calmarsi, i suoi occhi stavano ancora chiedendole di versare altre lacrime. Nel mentre Yuki, nel corridoio, stava passando davanti alla sua stanza e, ancora arrabbiata per il rifiuto di Joe, d’istinto, bussò alla sua porta. Non seppe spiegarsi il motivo, ma voleva parlare con lei, con quella che era pur sempre la sua donna. Forse cercava una spiegazione o una consolazione, o forse il suo era un chiaro intento di volersi vendicare… non ne era sicura neanche lei. Bussò… una volta…due volte.
“Joe”. Françoise, ingenuamente, pensò si trattasse di Joe e, d’istinto, aprì subito la porta, ancora con le lacrime agli occhi. Quando vide chi era, il suo sguardo si incupì e divenne freddo come il ghiaccio.
-Tu cosa ci fai qui?- le chiese gelandola sul posto, mentre tentava di asciugarsi le lacrime col dorso della mano…
-Volevo parlare con te.- Ma quando si accorse della sua espressione e dei suoi occhi lucidi, improvvisamente, le sue intenzioni bellicose sparirono dalla sua mente.- Ma tu hai pianto, va tutto bene?- Alla sue parole Françoise ebbe come un ispirazione, quasi smise di piangere e focalizzò la sua attenzione e la sua rabbia immediatamente sulla ragazza.
-Non sono cose che ti riguardano. Vattene.- le rispose freddamente…
-Perdonami, non volevo disturbarti… ti chiedo scusa.- le disse rammaricata… Era entrata senza motivo, forse per attaccarla dandole la colpa per essere stata rifiutata per la prima volta nella sua vita ma, vedendola in quello stato, di colpo, sentì l’istinto di aiutarla. Del resto, era facile accorgersi che aveva appena versato copiose lacrime.
Françoise restò sorpresa dalle parole della ragazza. “E’ colpa tua… sì… è solo colpa tua. Prima che arrivassi tu andava tutto bene e ora…”
-Se hai bisogno di qualcosa dimmelo, non esitare.- le disse in maniera molto affettuosa…
Stranamente, Françoise decise di farla entrare. Forse era suo desiderio sfogarsi con lei, addossarle tutte le colpe che meritava, aveva la sua occasione… sì, sarebbe arrivata a quello ma, prima di tutto, doveva farla entrare.
-Vieni, entra. Scusa per prima, non è un bel momento. Avevi bisogno di qualcosa?-
-Veramente no. Stavo andando in camera mia a prendere un libro e, passando, mi è venuto l’istinto di bussare alla tua porta. Non so perché l’ho fatto… davvero. . Sono tutti di sotto… a parte Joe che è uscito. Manchi solo tu.-
“Joe”
-Non me la sento di scendere ora.- disse abbassando lo sguardo…
-Perché stavi piangendo? E’ successo qualcosa di grave?- le chiese preoccupata…
-Sì, e centri anche tu se è per questo.- “Ora ti punirò come meriti”.
-Cosa? Io? Che ho fatto di male?- rispose incredula…
-Cosa hai fatto di male? Hai passato la serata attaccata a Joe, con l’intento di sedurlo, è per questo che mi sono messa a bere come una stupida, per allontanare i pensieri da voi.- ammise stupidamente, ma, soprattutto, a sé stessa…
-Non ti sembra esagerato il tuo comportamento? Stai dando la colpa a me per la tua cazzata di esserti ubriacata?-
-Non è forse vero che ti ha accompagnata a casa molto prima? Mi immagino cosa è successo dopo. Ed io stupida che sono rimasta a ballare con Jet… oddio, non voglio pensare a cosa… a quello… maledizione!-
-Ah, questa è bella. Ti sei scopata il suo migliore amico!- disse con tono ironico…
-Non sono cose che ti riguardano, stupida ragazzina. Tu hai avuto ciò che volevi… mi sembra, non è così?- Il suo sguardo era infuocato e, in un primo momento, Yuki si spaventò ma cercò di ricomporsi…anzi, decise stranamente di sollevarla da quel terribile dubbio…
-Vuoi davvero sapere cosa è successo quando mi ha riaccompagnata?- le chiese tranquillamente ma con tono non particolarmente amichevole…
-Non credo di volerlo sapere. E tu non dovresti essere qui…vattene subito. Ma cosa mi è preso? Io dovrei essere infuriata con te.- ma il fatto è che non ci riusciva, l’unico suo pensiero era quello di sentirsi colpevole.
-Guarda che non ne hai motivo. Casomai IO dovrei avercela con te. E’ solo colpa tua se lui mi ha rifiutata. Visto il modo con cui mi stai trattando, sarebbe facile per me colpirti dritta al cuore dicendoti che ho fatto sesso con lui ma, ahimè, non è andata così. Purtroppo per me Joe è innamorato di te e mi ha respinta, e questo mentre tu te la spassavi col suo migliore amico… che cliché! E’ incredibile come il fato riesca a giocare a dadi con le nostre vite!- rispose ironicamente ma con un sorriso amaro…
Françoise, che si stava tenendo la testa tra le mani seduta sul letto, all’improvviso alzò lo sguardo su Yuki e, dalla sua espressione, capì che non stava affatto mentendo.
-Ma come…tu, voi… insomma, non è successo niente?- chiese sentendosi rassicurata e trovando conferma di quello che in cuor suo pensava o sperava ma, al contempo, sentendosi ancora più responsabile di ciò che era successo…
-Purtroppo no, e dico purtroppo perché lo desideravo tanto. Fino ad ora nessuno lo aveva mai fatto…e per cosa poi? …per una donna che lo ha tradito. Joe è straordinario, è l’uomo che molte donne vorrebbero al suo fianco, ma merita più di una donna come te che si butta dentro il letto di un uomo così ingenuamente.- le disse prendendosi una piccola rivincita…
-Vattene via. Maledizione… VA VIAAAA!- Françoise era sull’orlo di esplodere, l’urlo che cacciò lo sentirono tutti di sotto.
-Va bene, me ne vado. E pensare che mi stavo preoccupando per te. Stupida che sono.-
Yuki uscì sbattendo la porta, Françoise si sdraiò sul letto piangente. “Mi sento una stupida, una poco di buono, come ho potuto fare una cosa del genere. Lui mi è sempre stato fedele ed io, stupidamente… dannazione, mi sento così sporca.. non riuscirò mai più a guardare in faccia, né Jet ,né tantomeno lui.” Non si dava pace, ed il fatto che lui non l’avesse tradita, la faceva sentire ancora peggio. Poco dopo…
TOC TOC… -Françoise sono Albert, posso entrare?-
-Non ora, ti prego, ho bisogno di restare da sola.-
-Va bene, ma, desidero sapere solo se stai bene…. ti ho sentita gridare poco fa e mi chiedevo se tu stessi bene.-
-Sto bene Albert, ma non voglio parlare con nessuno.-
-Ok, nel caso, sai dove trovarmi.- “Ti ringrazio, ma non puoi fare niente per me, nessuno può. Devo solo trovare il coraggio di parlare con lui.” Françoise tentò di riprendersi, piano piano si stava calmando. Dopo un’ora abbondante decise di uscire dalla sua stanza. Scese le scale e, mentre stava andando verso l’ingresso…
-Fran, aspetta.-
-Non è il momento Jet. Ti ho detto di lasciarmi perdere.-
-Fran… ho deciso che gli parlerò, lo farò appena ne ho l’occasione.- L'espressione di Jet cambiò, da delusa era decisa e lucida, voleva conquistare la fiducia persa del suo amico, lo voleva davvero.
-Assolutamente no… e poi… te lo ripeto ancora una volta… non voglio parlare con te. Non voglio aver niente a che fare con te. Lasciami perdere… per favore.- Il ragazzo ammutolì, capiva l’esigenza di lei, l’unico suo pensiero era Joe, come del resto lo era anche per lui.
Françoise uscì dalla villa. Notò subito che l'auto di Joe era parcheggiata nel vialetto, lui doveva essere nelle vicinanze, non poteva, a causa di Yuki, allontanarsi troppo. Dietro alla villa vi era una grande dependance, parzialmente abitata dotata di tutti i confort comprese due camere da letto, bagno, cucina e caminetto. Una parte di essa era adibita a capanno degli attrezzi. “Potrebbe trovarsi lì”. La tenuta della villa, era enorme, ma per lei non era un problema capire dove fosse. Certo, avrebbe potuto andare in laboratorio e controllare le telecamere di sicurezza che circondavano tutto il parco, ma pensò che non fosse necessario. Scansionò tutto il perimetro... lo vide. Era sdraiato supino al di là di una piccola collinetta poco distante dalla dependance. Timidamente si avvicinò a lui piano piano. Joe non si accorse del suo arrivo, tale era assorto nei suoi pensieri. “Come hanno potuto farmi questo, e come ha potuto tradirmi”. Aveva gli occhi chiusi e stava piangendo vistosamente, con la manica della camicia si stava asciugando una lacrima. Lei se ne accorse e, dentro al suo cuore, sentì una morsa micidiale che la stava attanagliando. Si sedette vicino a lui e, con una mano, timidamente gli accarezzò il viso. Lui, con un gesto fulmineo, riconoscendo il suo tocco, tolse la sua mano con gesto di stizza, si voltò cercando di nascondere il suo volto e si voltò. Poi si alzò e stava per andarsene, ma Françoise lo bloccò da dietro e cercò per farlo voltare. Lui non si voltò subito, il suo ego non glielo permetteva e tentò di ricomporsi. Quando finalmente si girò verso di lei il suo sguardo non prometteva niente di buono. Lei si fece coraggio e lo abbracciò... a lungo. Lui non fece alcun gesto, rimase immobile. Françoise non riuscì a trattenersi e scoppiò a piangere... Si scostò giusto per guardarlo in viso…
-Joe, sono io, la tua Françoise. Perché mi guardi con quegli occhi pieni di odio?-... silenzio...
-Joe, abbracciami... ti prego.- .... nessun accenno, rimase immobile. Lei non si dette per vinta e lo abbracciò con tutte le forze che aveva ma lui, in senso di fastidio, si divincolò da quell'abbraccio, la guardò con occhi terribili e la spinse quel tanto da staccarsi da quel contatto indesiderato.
-Joe, io ti amo, ti prego, parlami Mi dispiace di ciò che hai visto… ma non è come credi. Fidati di me. Il mio abbraccio era sincero, ho bisogno di te.- disse quasi supplicandolo…
-Io non ho sentito niente, assolutamente niente di sincero. Ho solo avvertito un contatto indesiderato.- rispose lui gelandola sul posto.
A quelle parole, che la colpirono duramente al cuore, Françoise stava quasi per svenire, tremava e non riusciva più a respirare.
Lui se ne andò lasciandola sul posto impietrita. Ma poco dopo tornò sui suoi passi e Françoise ebbe quasi un sussulto di felicità ma...
-Tra noi è tutto finito e niente potrà mai ricominciare. Le poche parole che sarò costretto a rivolgerti saranno legate alla missione. Questo vale per te e per 002.- Detto questo se ne andò, questa volta senza voltarsi.
-Joe... ASPETTA, JOEEE.- Françoise cadde a terra in ginocchio, mille pensieri le stavano attraversando la mente, ma uno in particolare le faceva male... le parole di lui.
"Dopo tanti anni, ho come la brutta sensazione che stavolta sia finita sul serio”.
Con quei pensieri in testa rimase seduta dove vi era lui poco prima, cercando di raccogliere le idee, ma il suo cuore era a pezzi e quella brutta sensazione che aveva percepito sentendo il corpo di lui così vicino ma, allo stesso tempo, così distante, non gli stava dando tregua. Lacrime copiose le stavano ancora rigando il viso.
La sera, a cena, vi erano tutti i cyborg tranne Joe che, con una scusa, era tornato alla loro base in auto.
Durante la cena, l'atmosfera era strana, c’era tanto silenzio, come se tutti avvertissero nell’aria una specie di disagio. Specialmente Françoise e Jet, sapevano bene di lui e della sua scusa assurda per non essere lì con loro.
Gilmoure: dov'è quello scapestrato di 009?- Chiese all’improvviso apostrofandolo volutamente per rompere l’atmosfera agghiacciante che si era creata…
004: non lo so, è uscito due ore fa, ha detto che doveva tornare alla base per fare una cosa.-
Gilmoure: 002, tu ne sai niente?-
002: no professore, non ne so niente.- mentì…
Yuki: tornerà dopo, vero?- chiese preoccupata, sapendo quel che era successo…
007: certo che tornerà, non perde mai di vista la sua missione. Avrà avuto i suoi motivi per assentarsi.- A quelle parole 003 si intristì abbassando lo sguardo e smettendo di mangiare, non che avesse mangiato poi molto.
Erano le ventidue passate quando i cyborg sentirono il rombo della macchina di Joe che parcheggiava nel vialetto.
006: credo sia tornato., finalmente. Gilmoure gli avrà telefonato almeno cinque volte.-
007: ma dove cavolo si era cacciato. Ora gliene dico quattro.-
004: no, tu non gli dici proprio un bel niente, sarebbe meglio lasciarlo stare.- Albert stava piano piano avendo chiara la situazione che si era venuta a creare. Come sempre, era quello che non si lasciava andare a troppi commenti, ma era sempre stato un attento osservatore. Aveva capito… o quantomeno intuito che c’era tensione nell’aria tra Joe, Jet e Françoise.
Yuki: gli vado incontro io.- disse correndo verso la porta.
Nel mentre, Françoise scappò in camera sua, sotto gli occhi allibiti degli altri, ma non di Jet che sapeva benissimo, dalla sua espressione, che il chiarimento non solo non c'era stato, ma che aveva provocato l'effetto contrario a quello da lei sperato. Yuki uscì di casa e Joe la vide.
-Che ci fai qui?- Le chiese lui freddamente…
-Cercavo te, sei andato via all’improvviso, credevo fosse successo qualcosa di grave.- rispose dolcemente…
-Sei in buone mani anche senza di me.- le disse quasi rimproverandola…
-Hai mangiato qualcosa?- chiese preoccupandosi per lui…
-Non ho fame.- rispose secco ma rendendosi subito conto che se la stava prendendo con lei gratuitamente…
-Chang ha lasciato qualcosa nel forno, nel caso tu avessi fame.-
-Grazie, ma sto bene così.- le ribadì facendole capire che ne aveva abbastanza di discutere…
Joe vide che le luci del salotto erano accese e vedeva le sagome degli altri muoversi, ebbe un esitazione nell'avvicinarsi ai gradini dell'entrata. Yuki se ne accorse...
-Vuoi restare un po' fuori? Ti faccio compagnia, se vuoi.- gli chiese cercando di non essere invadente, data la reazione di prima…
-No, vai dentro. Io vado da Gilmoure.- concluse con un timido cenno di saluto…
-Va bene, come vuoi.- si rassegnò…
Yuki e Joe entrarono. Il ragazzo non degnò gli altri nemmeno di un saluto. Yuki fece loro un cenno con la testa, scuotendola, come per dire che era proprio arrabbiato.
TOC TOC... -Professore, sono Joe, posso entrare?-
-Vieni avanti.-
-Ci sono novità su Oshino?-
-No, per questo ci aggiorneremo domani mattina. Ma che diavolo ti è successo?- chiese con tono preoccupato…
-Professore, ora non ho voglia di parlarne. Ho solo una richiesta.-
-Sarebbe?- lo guardò stranito…
-Riguardo a questa missione… ci ho riflettuto. Non voglio essere colui che, come al solito, prende le decisioni. Passo il comando a 004. Ah, e c'è un'altra cosa. Alla fine di tutto lascerò la squadra, almeno per un po'.- Gilmoure, alle sue parole, lo guardò incredulo…
-Non ti capisco, ragazzo. Ma che ti è successo? Tu sei il loro leader, si fidano ciecamente di te, hai sempre preso le decisioni giuste, non puoi mollare proprio ora di fronte a questo caso di importanza capitale. E poi, perché dovresti lasciare la squadra? Con quali motivazioni?- chiese allibito…
-Mi dispiace, ma è mia ferma intenzione farmi da parte. Non riuscirei ad essere lucido come dovrei. Credo che Albert, sia la persona più qualificata per sostituirmi. Ho preso la mia decisione e niente e nessuno potrà convincermi del contrario.- concluse fermo e irremovibile…
-Spero tu abbia ragione su 004. E vedo anche che ora hai alzato di nuovo il tuo solito muro, la tua espressione dice tutto. Ma promettimi che alla fine di tutto noi due parleremo, come abbiamo sempre fatto.-
-Ci conti, professore.- rispose rassicurandolo.
La notte non fu delle più tranquille per i cyborg, chi più chi meno, per la situazione che si era venuta a creare circa il comportamento di Joe e del quale avevano parlato a tratti a cena.
Capitolo 7
Tre giorni dopo, ore 9:30, studio del dottor Gilmoure
002,003,004,005, 006,007, 009 e Yuki, erano tutti seduti intorno a un gigantesco tavolo ovale. Niente era cambiato.
Françoise cercava costantemente lo sguardo di Joe ma lui era impassibile e continuava ad ignorarla. Anche Jet e Albert, erano molto tesi. L'atmosfera che si respirava non era delle migliori ma il dovere imponeva di essere lucidi e presenti.
Gilmoure: ci siamo tutti? Bene, stamani mattina ho sentito il capitano Kobaiashi. Sembra che qualcosa si stia muovendo. Alla centrale, il capitano, sta scegliendo con estrema cura gli agenti migliori e più addestrati per formare quattro squadre speciali. So che inizialmente ne erano previste tre più la nostra, ma il capitano vuole essere sicuro al massimo. Come già deciso, ci uniremo alle loro squadre rafforzandole col nostro appoggio. C’è un'altra cosa. Su richiesta di 009 il comando delle operazioni passa a 004.- Tutti rimasero a bocca aperta di fronte alla richiesta di Joe. Françoise, che sapeva esattamente il perché, a stento riuscì a trattenersi e, con la scusa di un banale mal di testa, uscì dallo studio. Yuki uscì con lei.
-Françoise, aspetta, dove stai andando?- la seguì.
-Non ce la faccio a stare nella stessa stanza con lui che mi ignora completamente.-
-Capisco, non deve essere facile per te. Ma vedrai che gli passerà, gli uomini, in fondo, sono tutti uguali.- rispose come se, da esperta, sapesse che il comportamento tenuto da lui fosse una cosa di normale amministrazione…
-Parli così perché non lo conosci bene.- puntualizzò…
-In effetti ha un bel caratterino, ma è anche questo che lo rende così affascinante.- sottolineò facendo peggio che meglio e di cui si accorse chiedendole scusa…
-Lasciamo stare… tu, piuttosto, sei pronta?-
-Pronta per cosa?-
-Non so ancora quando ma, presto, dovremo partire. Ti accompagneremo negli Stati Uniti con una nuova identità. Laggiù abbiamo tutti i contatti necessari.-
-Davvero? Mai io credevo di tornare in Svizzera, lì ho tutti i miei amici, il mio lavoro.- rispose non nascondendo una smorfia di delusione…
-No, sarai più al sicuro in America. In Svizzera non abbiamo contatti sicuri quanto li abbiamo negli Stati Uniti. Dovrai fare uno sforzo enorme, lo so. Tuo padre sta dando un grande aiuto alla polizia e ha paura delle ritorsioni che potrebbero fargli attraverso di te. Devi esaudire il suo ultimo desiderio, di vivere la tua vita felice e al sicuro.-
Françoise gli si avvicinò… notò che la ragazza si era intristita molto e non riusciva ad avercela più con lei.
Gli appoggiò una mano sulla sua spalla in senso di conforto. Del resto, era molto giovane, non era facile per lei accettare quel cambiamento da un giorno all’altro.
-Devi farlo, per te e per tuo padre.- le disse pacatamente…
-Scusami per l’altro giorno, non volevo essere né sarcastica né mancarti di rispetto. Io ti stimo molto.-
-Grazie, significa molto per me. Magari possiamo essere amiche d’ora in avanti, che ne dici?-
-Volentieri.- … ma, in quel momento, voleva togliersi un pensiero… -Prima… posso chiederti se ce l’hai sempre con me per averci provato con lui?-
-No, e non ti biasimo per quello che hai tentato di fare. So che sensazioni suscita nelle donne, l’ho sempre saputo.- sospirò tristemente…
-Mi dispiace se sono stata la causa della vostra rottura, ma credimi… non è successo davvero niente… anche se lo avrei voluto…. o mio Dio scusami…. Non avrei dovuto dirtelo… di nuovo.- si scusò per l’ennesima gaffe…
-La colpa è stata mia che ho bevuto troppo pur conoscendo la mia scarsa resistenza agli alcolici.-
-Ma se tu e Jet eravate ubriachi, lui capirà, sono cose che possono accadere.- le rispose dolcemente tentando di consolarla…
-Non è così semplice, ci ha visti insieme al mattino nella mia stanza, ed avrà pensato le peggio cose. Tu, al posto suo, data la situazione, come avresti reagito?. Inoltre Joe, di natura, è sospettoso e molto geloso, è così da sempre ed io non posso farci niente.- ammise sognando ad occhi aperti e ricordando le meravigliose litigate che faceva con lui specie quando uscivano con altre coppie…
-Allora qualche difetto ce l’ha anche lui.- si incuriosì…
-Accidenti se ne ha!… ne ha molti ma… non posso fare a meno di amarlo come lo amo.- abbassò gli occhi di nuovo e, quei pensieri di prima, svanirono miseramente nel nulla…
-Ti capisco. E’ di una gentilezza fuori dal comune e poi, cazzo… è bello come il sole!- Françoise sospirò in segno di assenso…
-Non dirmelo, altrimenti mi rimetto a piangere. Pensa invece a quello che ti ho detto, e fallo seriamente. La tua vita sta per cambiare e devi essere forte come tuo padre voleva. Te lo dico da amica, oltre che da tua guardia del corpo.- Sorrise…
-Le tue parole mi hanno convinta. Ti ringrazio Françoise, farò come dici… promesso.- Le sorrise anche lei.
Intanto, nello studio di Gilmoure…
007: non capisco Joe, perché questa richiesta assurda? Senza togliere niente ad Albert, ma quello che ha sempre preso le decisioni sei sempre stato tu, e ci hai sempre guidati nella maniera più adeguata.-
005: già, vorrei delle spiegazioni anch’io, se permetti.-
006: ragazzi, non c’è niente per cui prendersela, avrà le sue buone ragioni. Tu che ne pensi Jet?-
Jet non aveva il coraggio di alzare lo sguardo, era ancora provato da tutta la situazione che lui stesso aveva contribuito a creare. Faceva molta fatica a controllare la sua ansia.
002: sì, Joe è un tipo che ha sempre ponderato le sue decisioni… o quasi, non è forse vero Joe?- disse cercando di scuoterlo, più che provocarlo, per mettere fine, nel bene o nel male, a quella situazione.
Alla risposta e alla chiara allusione di Jet, Shimamura volse il suo sguardo verso di lui e lo fulminò. Ma cercò subito di riprendersi per dare le giuste risposte che gli altri si attendevano.
009: ho preso questa decisione nell’interesse della squadra. Ho il timore, riguardo a questa missione, di non riuscire ad essere obiettivo tale da mantenere la freddezza e la lucidità necessaria, visti anche i miei trascorsi con Oshino. Albert è perfettamente in grado di assolvere a questo compito. Mi fido ciecamente di lui.- concluse risoluto e deciso…
004: ti ringrazio della fiducia amico. Anche se non sono completamente d’accordo con te, non posso fare altro che accettare.-
Gilmoure: allora è deciso. Stasera chiamerò Akiko al suo cellulare criptato e cercherò di avere notizie da Oshino.-
Intanto, fuori della villa, le due ragazze stavano ancora chiacchierando tra loro. Si stava creando una certa intesa tra loro e questo piacque molto ad entrambe.
-Yuki, meglio che tu rientri ora, tra poco scoppierà un temporale.- disse mentre scrutava il cielo…
-Tu non vieni?-
-Arrivo tra un minuto. Prima, nei monitor ho visto delle anomalie, probabilmente ci deve essere un guasto ad una delle telecamere sul retro della villa, vado a controllare.-
-Va bene, ci vediamo dopo.- Nel mentre apriva il portone, la ragazza andò a scontrarsi direttamente sul petto di Joe che stava uscendo anche lui.
-Ciao, tutto bene?- le chiese sorridendo, tentando anche in qualche modo di scusarsi per il fatto di essere stato scortese anche con lei la quale non c’entrava niente col suo malumore…
-Sì, dove stai andando?-
-Niente di importante, deve essere successo qualcosa ad una telecamera sul muro di cinta vicino alla dependance, probabilmente delle foglie o un ramo degli alberi ne ostruiscono la visuale.-
-Che coincidenza. Poco fa…- gli stava sfuggendo il particolare di 003 che lo stava precedendo in questo, ma fece in tempo a zittirsi…
-Poco fa… cosa?- chiese con sguardo interrogativo…
-Niente… niente… ehm, meglio che tu vada a controllare.- gli rispose senza dargli il temo di indagare con la paura che potesse sfuggirle qualcosa. Voleva che lui andasse e che la trovasse. Joe la guardò perplesso…
-Vai dentro, è iniziato a piovere, si sta alzando un vento fortissimo e sta arrivando un bel temporale. Guarda il cielo, si sta facendo più scuro. Tra poco si scatenerà una vera bufera.- Yuki annuì, tirando un sospiro di sollievo nell’essere riuscita a non dirgli che 003 era già sul luogo del presunto incidente. Era quasi sollevata, felice che si ritrovassero soli. Aveva in qualche modo legato con Françoise, si era sentita quasi in difetto per aver desiderato tanto l’amore di Joe.
Si diresse verso il retro della villa, la pioggia ed il vento stavano aumentando violentemente e iniziarono i primi rombi di tuono. Improvvisamente la visibilità stava diventando pressoché nulla. Anche se era tarda mattinata il cielo era divenuto scuro come la notte, quasi nelle tenebre. Gli ci volse qualche minuto per arrivare sul posto. La tenuta della villa era molto estesa. Arrivò nei pressi del muro di cinta coprendosi la faccia con un braccio per poi aprire gli occhi come due fessure per scorgere il punto preciso in cui si trovava la telecamera non funzionante. Mentre tentava di guardarsi attorno, notò alcuni rami di alberi che si erano appena staccati, ma faticava a tenere gli occhi aperti anche per quel poco che gli era stato possibile. Il vento stava spirando fortissimo, la tempesta era appena iniziata.
“Maledizione, sempre la stessa storia in questa stagione. Spero non sia accaduto niente di grave… ma quella è... ma è impazzita, cosa sta facendo lì?”
La vide, stava tentando di togliere le foglie e di rompere i rametti che oscuravano la lente di una delle telecamere di sorveglianza sul muro di cinta, qualche grosso ramo aveva ceduto e si era appoggiato direttamente al muro facendo scendere i rami più piccoli. Si era procurata delle tavole di legno e delle pietre e, usandole come trampolino, vi era salita fino ad arrivare di fronte all’occhio del dispositivo, quasi in cima al muro. Con una mano stava tentando di togliere le foglie e di spostare i rametti che coprivano l’obiettivo e con l’altra cercava di tenersi salda al muro di cinta quando, a causa della pioggia battente ed il forte vento, le travi da lei usate si spaccarono e questo la fece scivolare malamente. La sua espressione si tinse di terrore e cacciò un urlo ma non fece in tempo a dire altro perché Joe era già arrivato di corsa fin sotto di lei avendo intuito che sarebbe potuta cadere rovinosamente su quelle pietre. Il ragazzo stese le braccia afferrandola al volo onde evitarle una brutta caduta. Nell’impatto, e a causa del vento fortissimo, perse anch’egli l’equilibrio inciampando su una delle travi spezzate e cadde con lei in braccio sull’erba bagnata. Il grosso ramo si staccò del tutto e stava per cadere addosso ai due ma lui, con un balzo, tenendola per il bacino e stringendola a sé, si mise sopra di lei facendole scudo col proprio corpo evitando che si facesse del male. Françoise aprì gli occhi, si stava riprendendo dallo spavento, realizzò quel che era appena successo e dove si trovasse, ossia sdraiata a terra con lui sopra di lei. Subito avvertì il suo odore, il suo corpo che la stringeva. Anche se la stava quasi soffocando era felice. “Mi ha protetta, come sempre, allora mi ami ancora… amore mio, stringimi forte, non lasciarmi.” Restarono per qualche istante immobili. Joe, nonostante il rumore della pioggia e del vento, poteva sentire il cuore di lei cuore battere all’impazzata mentre si era scostato di quanto bastava per farla respirare.
-Mi hai salvata… grazie.- gli disse dolcemente tenendosi aggrappata a lui…
-Come stai? Niente di rotto?- le chiese preoccupato anche se non voleva darlo a vedere…
-Ora che sei qui con me va molto meglio.- Ma lui non aveva nessuna intenzione di stare abbracciato a lei… non dopo tutto quello che era successo. Il rombo fortissimo di un tuono venne in soccorso di Françoise che si aggrappò alla camicia di lui con tutte le sue forze. Joe sapeva di questa sua fobia e, forse un po’ dispiaciuto, la tenne stretta ancora a sé.
Erano completamente bagnati ed il vento spirava violentissimo. La ragazza si stava calmando. Il calore di lui stretto a lei nonostante fossero bagnati fradici, le stava dando quell’antica sensazione di sicurezza che la pervadeva. Joe, con grande delusione di lei, cercò di muoversi e tolse quel che restava del grosso ramo spezzato dalla sua gamba. Poi si alzò faticosamente in piedi. Ma ebbe una smorfia di dolore. Nel cadere, quel ramo gli aveva ferito gravemente la sua gamba sinistra e leso in parte anche la destra. Un altro tuono. Questo ancora più forte dei precedenti. Françoise tremò vistosamente e lui l’accolse tra le sue braccia ancora una volta. Si guardarono negli occhi. Lei si era avvicinata fino a che lui sentiva il suo respiro affannoso sul suo viso. In quella stagione, specie nel mese di Giugno, il Giappone era solito essere invaso da quelle perturbazioni violentissime. In meno di dieci minuti poteva scatenarsi un vero inferno di vento e pioggia. Il tutto sotto un cielo sempre più scuro nonostante l’ora del giorno. Françoise notò l’espressione sofferente di Joe, guardò verso la sua gamba ferita e sgranò gli occhi…
-Oddio… la tua gamba… ti sei fatto molto male?- Chiese preoccupata…
-No, è solo un graffio.- rispose con aria sofferente. Ma lei non era convinta… ed infatti…
-Ce la fai a camminare?- Non rispose e tentò di fare qualche passo lasciandola sul posto senza dire niente.
Ma all’improvviso la sua gamba gli cedette e stava per cadere. Lei, prontamente, lo afferrò e lo sostenne come meglio poteva. “Testardo che non sei altro”.
-Lasciami!- gli disse ammonendola…
-No, ti porto dentro la dependance.- rispose lei incurante delle sue parole…
-No, rientro alla villa da solo, grazie.- Insisteva nonostante non potesse praticamente muoversi. Zoppicava vistosamente e, dopo altri tentativi di fare altri passi si fermò immobile, si piegò sull’altra gamba, il dolore era acutissimo e lei se ne accorse subito. Senza dirgli una parola lo raggiunse e gli prese il braccio e lo pose sulla sua spalla, circondando il suo bacino con l’altro braccio. Ancora niente, continuava a non guardarla. Nonostante non ci vedesse dalle spire di vento dritte negli occhi il suo ego era più forte che mai ma lei non voleva demordere. Ad un certo punto, prese coraggio. Gli si mise davanti e lo guardò dritta negli occhi. Lui era serioso, tentava di distogliere il suo sguardo. Françoise gli prese il viso e lo accarezzò sulla guancia.
-Ti prego, lascia che ti aiuti… vieni dentro con me.- chiese supplicandolo…
-Vai tu se vuoi, io ce la faccio da solo.- rispose lui deciso ma con tono decisamente meno aspro che in precedenza…
-Taci, andiamo subito là dentro, siamo bagnati fradici. Ti controllo la gamba ferita e ci asciughiamo. Quando la bufera sarà cessata andrai dal dottor Gilmoure. La villa è troppo lontana da qui per muoversi ora. Ora farai quel che ti dico io.-
Gli parlò senza dargli la possibilità di replicare. Shimamura, anche se controvoglia, annuì, consapevole che lei aveva totalmente ragione. Entrarono nella casa facendo un po’ fatica dato che la pioggia incessante limitava molto la visuale ed il terreno era molto scivoloso. Arrivati dentro, Françoise fece sedere Joe su una poltrona nel salottino e lei cercò l’occorrente per accendere il caminetto. Finalmente ci riuscì e la stanza iniziò a scaldarsi.
-Adesso togliti immediatamente i vestiti.- disse molto tranquillamente…
-Stai scherzando?- rispose sconcertato…
-No, non scherzo. Dai… ti aiuto.- glielo disse con una tale naturalezza che si stupirono entrambi…
-Non toccarmi, faccio da solo e… voltati.- le rispose guardandola di traverso. Ma lei non aveva nessuna intenzione di cedere… non in quel momento…
-Non fare il bambino, ti ho visto molte più volte nudo io che il resto del mondo. Lasciati aiutare, come fai con quella gamba.- Stizzito, ma anche un po’ imbarazzato, la respinse quasi con rabbia ma lei era decisa… troppo decisa e, ribellandosi alle sue mani, iniziò a spogliarlo…
-Stai fermo e togliti la camicia, i vestiti devono asciugare, altrimenti ci prenderemo un malanno ed ora non mi sembra il momento più adatto.- gli disse con tono severo allorché lui fu costretto ad acconsentire…
Dopo avergli tolto i pantaloni e la camicia lo fece sedere vicino al caminetto e cercò qualcosa per medicargli la ferita. Non c’era granché in quella casa, ma trovò fortunatamente dell’acqua ossigenata e della stoffa bianca la quale, dopo averla ridotta a brandelli, aveva potuto usare per una fasciatura di fortuna. Mentre gli bendava la gamba, lui si voltò di fianco, senza guardarla. Dopo anche lei iniziò a spogliarsi restando in biancheria intima. Joe, volontariamente, tentò di non guardarla limitandosi a tenere lo sguardo basso. Poi, dopo aver guardato la sua gamba, non potette fare a meno di notare che era stata anche troppo brava con quella benda e si limitò a dirle un informale “grazie”. Lei capì il suo disagio e rimase in silenzio. Sul divano vi era una coperta, forse non troppo pulita, ma utile al caso. Lei l’afferrò, mise i vestiti appesi alle sedie davanti al fuoco e tornò da lui. Françoise notò nel viso di Joe un’altra smorfia di dolore causata dalla ferita. Doveva fargli molto male e si colpevolizzò per questo. Gli si avvicinò sedendosi vicino a lui fino a far aderire i loro corpi, abbracciandolo.
-Stai vicino a me, dobbiamo riscaldarci al fuoco e coprirci, o ci prenderemo una bella febbre.-
-Tu sei completamente pazza, non ci resto accanto a te!- Cercò di spostarsi, anche se era evidente il dolore che accusava muovendo la gamba ferita. Françoise si spazientì, avrebbe voluto dirgliene quattro a quello zuccone e si voltò verso di lui guardandolo con occhi severi.
-Stupido testone che non sei altro. Resta fermo qui accanto a me. Prima ci scaldiamo e prima torniamo da Gilmoure per medicare la tua gamba. Non è grave da quel che ho visto ma hai una lesione in un punto critico. Il professore te la curerà in dieci minuti e tornerai come nuovo ma, fino ad allora, farai quel che ti dico… e non accetto rifiuti da parte tua, chiaro?- Joe dovette mettersi l’anima in pace, capì che era davvero ferma sulle sue decisioni e, suo malgrado, si limitò ad acconsentire a tutte le sue richieste. Dunque si riavvicinò titubante a lei. Françoise, seminuda e seduta di fronte al camino, alzò la coperta e, dando due colpetti sul tappeto, fece cenno a Joe di mettersi accanto a lei. Lui obbedì e lei lo coprì con quel che restava della coperta.
-Non è molto grande questa coperta, vieni più vicino a me.- Restarono seduti davanti al fuoco in silenzio. Se la situazione fosse stata diversa, sarebbe stato un momento molto romantico. Françoise lo stava pensando e lo guardò istintivamente, immerso nei suoi pensieri. Ma, ad un tratto l’espressione di lui mutò. Si stava immaginando nuovamente la scena di lei e Jet a letto insieme e, dopo alcuni minuti….
-Basta così, per me è sufficiente.- esclamò con decisione.
-Ma sei ancora bagnato, specie i capelli.- provò a farlo desistere…
-Non ci riesco più, mi dispiace. Grazie per la fasciatura e per la coperta ma ora sto bene così. Appena la bufera sarà passata tornerò alla villa.- Un’altra smorfia di dolore si dipinse sul suo viso ma tentò di controllarsi. Joe del resto era fatto così. I suoi stati d’animo, insieme col suo umore, potevano cambiare in una frazione di secondo. Era un suo grande difetto, cosa che lei sapeva benissimo e che aveva imparato col tempo ad accettare.
Françoise si alzò in piedi, prendendo la coperta. Si avvicinò a lui e lo avvolse col suo corpo e con la coperta.
-STAMMI LONTANA HO DETTO… SIEDITI PURE AL FUOCO MA STAMMI LONTANA. NON VOGLIO ALCUN TIPO DI CONTATTO CON TE, HAI CAPITO?-
-Perché fai così? E perché non mi hai ancora dato nessuna possibilità di farmi ascoltare da te e spiegarti come stanno le cose?- gli disse ricominciando a intristirsi e sentendosi impotente di fronte al suo rancore…
-Non ne ho bisogno, so già tutto. E se me ne parli ancora, in qualsiasi modo tu possa farlo, non fai altro che aumentare il mio dolore.- A quella risposta lei quasi si ammutolì, si sentiva così tanto colpevole…
-No, non sai tutto, e di questo me ne rammarico. E non ti biasimo se ce l’hai a morte con me per quel che è successo. Vorrei solo avere un’opportunità di chiarire le cose ma temo sarà impossibile. So come sei fatto.- disse arrendendosi alle sue parole. Joe le rispose, come se non l’avesse nemmeno ascoltata…
-Forse i vestiti sono asciutti.- esclamò con sufficienza…
-Va bene, allora ti aiuto a camminare… sempre se vuoi.- chiese debolmente…
-Te l’ho detto… nessun contatto tra noi.- cercò di chiarirsi di nuovo…
-Ti prego, almeno lascia che ti aiuti. Tu l’hai sempre fatto con me… ed anche poco fa.- lui sospirò…
-Va bene. Ma sappi che ormai ho deciso Françoise. Cerchiamo di fare del nostro meglio in questa missione, la cosa più importante è questa. Ma io cercherò di starti lontano il più possibile.- le disse in modo distaccato mentre si stava rivestendo faticosamente di fronte a lei…
-Non puoi evitarmi per sempre.- gli disse quasi sull’orlo del pianto. Ma questo non fece altro che indispettirlo…
-Certo che posso, tanto ho già deciso… alla fine di questa missione, lascerò la squadra e me ne andrò. Non resterò certo sotto lo stesso tetto con te e Jet.- concluse lasciandola annichilita…
-Non puoi dire sul serio, non puoi lasciare la squadra… e non puoi lasciare me. Come farò senza di te? Tu…tu… non puoi lasciarmi per un solo errore che ho fatto. Perché è quello che è stato… un grosso e macroscopico errore. E mi pentirò per tutta la vita di questo.- Sentiva che stava per cedere e si alzò, ancora in biancheria intima, fronteggiandolo ma, al contrario di prima, intimorita dal suo sguardo diventato sempre più gelido…
-Sei proprio sicura che sia stato un errore?- A quella domanda lei non seppe rispondere, ma non perché non sapesse cosa dire, era delusa del fatto che lui avesse potuto solamente pensare una cosa tanto grave. Joe si accorse di questa sua esitazione e, purtroppo per lei fraintendendo ogni cosa, si ammutolì…
-Joe, ero confusa, in balia dell’alcol, ma io non…- era frastornata e nervosa, e non voleva tornare con i pensieri a quella notte, gli erano già stati sufficienti tutti quei flash nella sua mente per far aumentare i suoi sensi di colpa…
-BASTA, non voglio sentire altro. Mi avete tradito, entrambi. Siete stati spregevoli e vi odio… vi odio con tutto me stesso.-
-Non sai quanto mi feriscono le tue parole.- Ora, le lacrime, le stavano scendendo copiose…
-Sai come sono fatto, sai quanto sia estremamente geloso. Al solo pensiero, mi viene addosso una tale nausea, una rabbia che non riesco a controllare. Meglio che restiamo lontani l’uno dall’altra. Dio mi è testimone se sto soffrendo come un cane. Mi dispiace ma ho fatto la mia scelta.- concluse , questa volta, con tono più pacato…
-Non mi arrenderò mai Joe.- disse tra le lacrime mentre stringeva a sé quella coperta dentro la quale, per qualche minuto, si era tenuta col suo corpo stretta contro il suo…
-Françoise… non hai capito. Sono io che mi sono arreso, e me ne sono accorto da quando siamo entrati qui. Non riesco più a guardarti. I miei occhi stanno guardando un’estranea, una donna che non riconosco più. Le cose stanno così e dovrai accettarlo. Ora è meglio rientrare… il vento e la pioggia si sono calmati.- le sue parole l’ammutolirono del tutto fino a farle abbassare lo sguardo con espressione sofferente…
“Allora è finita sul serio questa volta.” -Va bene…- … singhiozzava… -ma permettimi almeno di aiutarti a camminare, almeno questo puoi farlo.- Lui annuì, senza dire niente.
Capitolo 8
Prima di rientrare dentro la villa, Joe volle che Françoise lo precedesse. Lei annuì, in quello stato di cose, sarebbe stato inutile continuare a discutere, avrebbe solo peggiorato la situazione e non era né il momento né il luogo adatto.
Quindi, entrò sola. Chang le chiese se voleva mangiare qualcosa e dove fosse Joe. Lei non rispose, si scusò con gli altri e salì le scale verso camera sua. Tutti capirono che aveva qualcosa che non andava, lo sguardo era ancora più triste di quello che aveva nella mattina. Jet, soprattutto, la seguì con lo sguardo. Era tentato di salire da lei, ma rispettò la sua volontà di starle lontano. Quando Joe fece la sua entrata, tutti notarono l’andamento zoppicante del ragazzo.
Gilmoure: che diavolo ti è successo Joe?-
009: niente di grave, un piccolo incidente nei pressi del muro di cinta. Per sistemare una telecamera di sicurezza, sono scivolato e un grosso ramo mi è caduto sulla gamba.
Gilmoure: vieni subito in laboratorio.- Dopo alcune ore…
-Ecco fatto, la gamba è tornata come nuova. Ora ti inserisco il tuo chip per l’acceleratore, vedrai che andrà molto meglio di prima, l’ho perfezionato, ora è molto più sensibile.-
-Grazie professore… l’avessi avuto stamani mattina, non avrei avuto quell’incidente.-
-Se non sbaglio era accorsa anche 003 sul luogo… che c’è ragazzo? Ti va di parlarne?- Gilmoure aveva intuito dall’espressione di lui ed anche sul suo strano comportamento nelle ultimi giorni, che c’era qualcosa che lo affliggeva. Ma lo conosceva bene, sapeva che non doveva insistere. Se avesse voluto gli avrebbe parlato lui spontaneamente.
-Stia tranquillo, va tutto bene. Nella giornata vedrò di chiamare il nostro contatto a New York per i documenti di Yuki.-
-Bene, allora tienimi aggiornato.-
-Lo farò senz’altro professore.-
Passarono diversi giorni e la situazione non era cambiata. I rapporti tra Joe, Jet e Françoise erano sempre più tesi, soprattutto 009, aveva sempre quello sguardo impassibile dipinto in volto e cercava con ogni scusa di allontanarsi per restare il meno possibile nella villa con tutti gli altri. Una mattina rientrò in villa cercando subito Gilmoure. TOC TOC
-Avanti.-
-Buongiorno professore, ancora niente?-
-No, niente di nuovo… purtroppo. Però una cosa possiamo farla… di ai ragazzi di prendersi la giornata libera, inutile aspettare rinchiusi qua dentro. Solo che… uno di voi deve restare con Yuki. La chiamata di Oshino a questo punto non ci sarà oggi, ma domani o, al massimo, nei prossimi giorni, ho il presentimento che dovremmo passare all’azione.-
-Resterò io con lei, ora lo dirò ai ragazzi. Ah, dottor Gilmoure, le ricordo che è 004 il capo di questa missione.- disse ricordando volutamente al dottore quella che era stata la sua decisione…
-Non cambierai mai idea, vero?- chiese con la speranza di un suo ripensamento…
-No, temo di no.-
-Allora d’accordo… vai pure.-
Joe comunicò agli altri la decisione di Gilmoure…
-Albert, avverti tu Françoise che oggi pomeriggio siete liberi. Resterò io con Yuki… voi andate pure a divertirvi.-
-Come vuoi tu Joe. Allora ci vediamo stasera.- Joe salì le scale fino alla stanza della ragazza… TOC TOC
-Sono Joe, posso entrare?-
-Un attimo…- “ O cazzo… sono tutta in disordine… accidenti!” Si alzò dal letto dove stava leggendo un libro, corse verso lo specchio aggiustandosi la camicetta e sistemandosi alla meglio una ciocca di capelli scompigliata… -Entra pure.-
-Ciao, disturbo?-
-Niente affatto, cosa volevi?- Gli chiese titubante e un po’ imbarazzata…
-Niente, solo che… la situazione non è cambiata, tuo padre non ha chiamato. Mi chiedevo… visto che oggi, finalmente dopo tanti giorni, è spuntato il sole, ti andrebbe di uscire? Te lo chiedo perché presumo ti stia annoiando a startene tutto il giorno chiusa in camera tua e nei prossimi giorni tutto potrebbe cambiare.- Il suo tono era gentile e dolce, la ragazza arrossì vistosamente…
-Uscire… con te? Soli?- Non sapeva se voleva essere carino con lei, dato che l’aveva praticamente costretta a restare rinchiusa in casa, o se voleva davvero la sua compagnia… ma, pensò di accettare senza esitazione…
-Sì, cosa c’è di strano? Non avremo molte altre occasioni di svago. Poi, oggi, è una bellissima giornata. Il sole splende alto nel cielo e fa abbastanza caldo.- Lui la guardò perplesso…cosa aveva di strano quella richiesta… lui voleva solo essere gentile…
-Molto volentieri. Dammi dieci minuti per prepararmi. Mica posso uscire con te vestita così.- disse sorridente…
-Ma smettila, vai benissimo. Comunque fai pure, ti aspetto di sotto. Prenderemo la mia auto e usciremo dal retro della tenuta.- Nel frattempo… nel salone i ragazzi si preparavano ad uscire anche loro per qualche ora di svago…
-Andiamo Jet, siamo tutti pronti… stiamo aspettando te.-
-Mi dispiace Albert ma non sono in vena di compagnia. Preferisco fare un giro da solo più tardi.- rispose con espressione triste…
-Va bene, allora noi andiamo. Tu vieni Françoise?- Si aspettava un “no” anche da lei ma, sorprendentemente….
-Sì Albert, molto volentieri, tanto qui non ho niente da fare. Aspettate, mi cambio, prendo la borsa e arrivo subito.-
Dopo alcuni minuti Joe scese con Yuki. La ragazza, visto il sole che splendeva nel cielo, era vestita di tutto punto, con tanto di tacco alto, gonna corta di pelle con calze a rete, camicetta a maniche lunghe e giubbino in pelle, mettendo in risalto tutta la sua femminilità e le sue splendide curve. Il suo trucco era piuttosto leggero, e i capelli erano sciolti tenuti da una fascia nera. A guardarla, non era certo un caso che avesse fatto, seppur occasionalmente, la modella. Joe dette uno sguardo ai ragazzi, quasi a cercare chi mancasse del gruppetto ma poi, quasi freddamente e rivolgendosi ad Albert, salutò non precisando l’ora del ritorno. Albert annuì mentre Yuki lo fece con un timido gesto della mano. Prima di uscire, Bretagna si lascò scappare una domanda ai due…
-Ehi, non per farmi i fatti vostri, ma dove avete intenzione di andare?- Yuki, quasi in imbarazzo non rispose, mentre Shimamura rispose quasi stizzito e tagliò corto…
-Hai detto bene, non son cose che ti riguardano. Lei, da ora fino al nostro ritorno, è mia responsabilità… quindi non preoccuparti 007.- Il tono di Joe era molto freddo, quasi indispettito. Dallo sguardo di tutti intuiva che, la cosa che avrebbero voluto di più, era che si risolvesse, nel bene o nel male, la situazione tra lui, Jet e Françoise. Ma, per lui, nonostante fossero passati diversi giorni, non era ancora arrivato il momento. Non disse nemmeno niente al dottor Gilmoure e questo era strano, vista la situazione. Mentre andarono verso l’ingresso, Françoise stava scendendo le scale e li vide insieme. Joe non se ne accorse e, molto galantemente, aprì la porta a Yuki la quale, nel voltarsi verso di lui e ringraziandolo con un sorriso, si accorse di lei e il suo sguardo si incupì. Joe percepì qualcosa e si voltò. La vide immobile sulle scale ma non disse niente, si limitò a guardarla un attimo e poi se ne andò. Una volta saliti in auto…
-Sei bellissima. Oggi sarò il ragazzo più invidiato di tutti.- le disse sinceramente sorridendole…
-Grazie, anche tu non sei niente male.- rispose strizzandogli l’occhio…
-Dove ti va di andare?-
-Ecco… potresti… per piacere, portarmi al centro commerciale? Sono venuta via dalla Svizzera con una misera valigia e una borsa da viaggio, non ho molto con me. E non voglio trasferirmi in America senza comprare qualcosa di tipicamente Giapponese, so che mi mancherà tantissimo.- chiese timidamente…
-Ma… non sarebbe meglio una passeggiata all’aperto?-
-Dai Joe… ti prego. Dico sul serio… mi occorrono molte cose e lì troverei tutto.- gli rispose guardandolo con un’espressione e con due occhioni dolci e supplichevoli ai quali lui non seppe dire di no…
-Va bene… anche se l’idea non mi piace per niente, ti accompagno volentieri.- rispose sospirando e con un mezzo sorriso come se, in cuor suo, se lo aspettasse, vista l’età della ragazza…
-Grazie Joe.- Un sorriso le apparve sul volto. Anche se era sempre stata una ragazza indipendente, ciò non vuol dire che non soffrisse per quella situazione e Joe lo sapeva benissimo anzi, a suo parere, lei l’aveva presa anche troppo bene, ma, probabilmente, era sempre ignara di quel che doveva ancora succedere. Joe accese lo stereo, senza badare al cd già inserito…
-Wow… adoro questa canzone. Posso alzare il volume?-
-Certo, fai pure.- Anche a lui piaceva molto quella canzone, come anche a Françoise. Il suo volto si incupì per un attimo ma si riprese subito, lasciandosi andare al suono di quel motivo.
Così, sulle note di, “Ordinary Day” di Dolores O'Riordan, Joe prese la direzione del centro commerciale di Tokyo, un’idea che, ripensandoci bene, non era totalmente sbagliata poiché, a parer suo, mischiandosi al chiuso tra la folla, sarebbe stato al limite più sicuro che restarsene in un luogo all’aperto.
This is just an ordinary day
Wipe the insecurities away
I can see that the darkness will erode
Looking out the corner of my eye
I can see that the sunshine will explode
Far across the desert in the sky
Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down
This is the beginning of your day
Life is more intricate than it seems
Always be yourself along the way
Living through the spirit of your dreams
Beautiful girl
Won't you be my inspiration?
Beautiful girl
Don't you throw your love around
What in the world, what in the world
Could ever come between us?
Beautiful girl, beautiful girl
I'll never let you down
Won't let you down
Down, down
Françoise non aveva preso bene quella scena in cui lui usciva con la ragazza e, con lo sguardo, chiese delucidazioni ai ragazzi.
007: tranquilla, da quel che ho capito, Joe ha voluto solo fare una buona azione per non farla sentire troppo imprigionata qua dentro.- le parole di Bretagna in un certo senso, tranquillizzarono Françoise.
006: Certo che si è vestita molto provocante la ragazza, avete notato?-
003: non ci trovo niente di male, è una bella ragazza, normale che voglia vestirsi alla moda e sexy, col fisico che ha può permetterselo.- osservò lei quasi con una punta di invidia…
004: anche tu puoi permettertelo.- disse Albert, vedendo la sua espressione seria…
003: grazie, ma ora non voglio pensarci.- rispose tagliando corto, anche se in cuor suo pensava alla scena in cui li aveva visti uscire insieme.
“Forse è vero che volevi fare un gesto carino, ma lei è davvero bellissima. Ce la farai a resisterle Joe? Spero ti ricordi quanto io ti ami e di quanto io stia soffrendo per te.”
Passavano le ore in quel luogo affollato e Shimamura, in un primo momento un po’ titubante, man mano si stava rilassando. Piacevolmente sorpreso da quel modo di passare il tempo quasi frivolo e leggero. Yuki si era munita di carrello per mettere i numerosi pacchi e pacchettini con gli acquisti fatti da lei, anzi, ad un certo punto lui decise di rendersi utile e di guidare lui quel carrello.
-Dove andrò a vivere c’è il mare?- chiese all’improvviso con premura…
-Assolutamente sì, il posto è proprio vicinissimo all’oceano.-
-Bene, allora avanti con i costumi da bagno. Forza, andiamo. Ho visto giusto un bel negozio al secondo piano.- disse indicando il luogo con l’indice della mano.
Joe annui, oramai si era calato benissimo nella parte di accompagnatore personale della ragazza. Poco dopo, entrati in quel negozio di abbigliamento da mare, la commessa si avvicinò a Joe, rimasto in disparte a guardia del carrello…
-La tua fidanzata ti reclama.- “Fidanzata?” Joe restò sorpreso ma poi comprese quello a cui la donna si riferiva…
-Vado subito. Dove sono i camerini?- chiese un po’ stranito.
-In fondo a destra.- Si voltò verso la direzione indicata e stava osservando che il negozio era molto grande, pieno di espositori e stender dei più svariati tipi di costumi, t-shirt, borse e qualsiasi altro tipo di abbigliamento ed accessori da spiaggia. “Mamma mia… qui rischiamo di starci delle ore… questo negozio è pieno di ogni cosa”.
-Sì, grazie. Posso entrare col carrello?- lo chiese perché non in tutti i negozi era permesso farlo…
-Certo, lo dia a me.-Shimamura si recò verso il luogo indicato dalla commessa. Arrivato davanti alle tendine, chiamò Yuki...
-Sono qui, ultimo camerino in fondo.- Vi arrivò davanti e si fermò…
-Eccomi, di cosa hai bisogno?- Le chiese molto tranquillamente…
-Secondo te? Di un consiglio, no?- gli rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo. Aprì la tenda e si mostrò a lui in tutta la sua bellezza. Il bikini era stupendo, dai colori vivaci che risaltavano molto il suo colorito e la sua sensualità. Joe ebbe quasi un sussulto. Quando quella sera l’aveva vista scendere le scale per andare in quel locale e successivamente in camera sua al loro rientro, le era sembrata bella e con un corpo molto sexy. Ed anche prima, con la minigonna in pelle nera, ai suoi occhi era meravigliosa ma ora, vederla in costume da bagno, sorridente e radiosa sotto le luci intense del camerino, per lui fu quasi uno shock. Aveva un fisico praticamente perfetto, le forme generose e morbide al punto giusto e lui fece molta fatica a non guardarla con desiderio. Lei si accorse all’istante che la stava praticamente spogliando con gli occhi e, molto semplicemente ma anche in maniera provocatoria, si rivolse a lui…
-Allora, che te ne pare? La tua “fidanzata” ti farà fare bella figura quando saremo in vacanza?- chiese maliziosa facendosi sentire dalla commessa…
Gli occhi e l’espressione di lui le avevano già detto tutto, era completamente ammaliato, anche se cercava di non darlo a vedere.
-Sei meravigliosa.- disse compiaciuto… e lo pensava davvero…
-Grazie.- Arrossì… -Ne ho provati alcuni ma questo è il mio preferito.- gli disse volendo sentirsi ammirata di nuovo da lui…
-Col fisico che ti ritrovi, staresti bene con ogni cosa addosso.- le rispose semplicemente, allorché, lei, divenne paonazza…
-Nessuno mai mi aveva fatto un simile complimento.- gli disse sussurrando…Era davvero soddisfatta. Infatti acquistò tre costumi, una borsa da mare, due teli e le infradito, il tutto sotto la supervisione di lui il quale, sembrava divertirsi ed essersi calato bene nella parte di consigliere ed esperto di abbigliamento da spiaggia.
Con espressione sorridente e rilassata, I due ragazzi uscirono dal negozio e presero la direzione verso gli ascensori. Sembravano davvero due fidanzati e, dagli sguardi, sembrava perfino che fossero insieme da qualche anno. E quando lui, guidando il carrello, sbagliò direzione, Yuki, d’istinto, gli sorrise e appoggiò la mano sulla sua come per dirgli di fermarsi, indicandogli la strada giusta. Purtroppo ciò non passò inosservato ad occhi conosciuti. Infatti, dall’altra parte del grande corridoio, c’era uno spazio riservato alla ristorazione. In uno di quei localini vi erano seduti gli altri cyborg. Françoise, seduta vicino ad Albert e Bretagna, assistette a tutta la scena, dall’uscita dal negozio di articoli da mare di Joe e Yuki, di lui che guidava il carrello degli acquisti e di lei che, non solo gli aveva messo la mano sulla sua, ma gli sorrideva… e lui ricambiava, con sguardo felice e complice. Purtroppo per lei, la ragazza non si limitò a quei gesti, stampando al ragazzo un enorme bacio sulla guancia. Lo sguardo di Françoise si incupì. Voleva distrarsi e non pensare a tutti gli avvenimenti recenti, ma ora non solo era ripiombata in quei ricordi, ma si fece vivo di nuovo quel senso di delusione e di amarezza che, per qualche ora, le aveva dato un po’ di tregua.
007: guarda guarda chi è passato. Non si è nemmeno accorto che c’eravamo anche noi… troppo impegnato il ragazzo.- osservò, senza tatto, Bretagna...
004: taci Bretagna, non è il momento.- lo riprese duramente…
003: no Albert, ha ragione lui. Joe, a questo punto, si sente libero di fare ciò che vuole… ma va bene così, non lo biasimo… dico davvero.- disse lei in preda allo sconforto più totale…
007: poteva anche evitare di venire qui.-
004: ma cosa stai dicendo, è solo una coincidenza. E piantala di parlare a vanvera, fai peggio che meglio. Evidentemente Yuki voleva comprare qualcosa prima di partire per gli Stati Uniti, non è colpa di Joe.- gli rispose trafiggendolo con lo sguardo e minacciandolo se avesse parlato un’altra volta a sproposito…
007: vabbè… ora non lo difendere. Secondo me sta esagerando. Sembra voglia punire la nostra Fran.-
004: ti sbagli. Joe non sta punendo nessuno, sta solo lavorando. E poi non sappiamo cosa sia successo esattamente tra loro e dobbiamo rispettare la scelta della nostra Fran se non se la sente di raccontarcelo. Comunque, se guardi meglio l’espressione di 009, capiresti ogni cosa da solo senza bisogno di dire cazzate.-
007: quale espressione?- chiese stupito…
004: come al solito non capisci niente. Il suo sguardo è concentrato, sembra tranquillo e rilassato ma, se lo conoscessi bene, capiresti che è volto nell’interesse della missione, sta cercando di mettere a suo agio Yuki per prepararla al peggio, per assicurarsi che lei non abbia cedimenti, non gioverebbe a nessuno. Tieni presente la sua età. Non dico che stia fingendo anzi, sappiamo che ha un animo nobile e che si farebbe in quattro per aiutare le persone. Io la penso così.-
007: sarà come dici tu, a me sembrava che non fosse proprio del tutto insensibile al suo fascino.- insistette…
004: … sospirò rassegnato… -il Joe innamorato della nostra Fran ha ben altro sguardo, credi a me. E questo lo sa anche Françoise… non è vero Fran?- le disse sicuro e schietto…
003: Spero tu abbia ragione, sto soffrendo tantissimo e non credo di poter reggere ancora per molto questa situazione.-
004: Françoise, ci siamo accorti tutti che le cose tra voi sono cambiate. Non sto a chiederti il motivo, anche se penso di averlo intuito, basta anche vedere anche il comportamento di Jet, fai due più due e ci arrivi tranquillamente. Quello che posso dirti è che, a parer mio, la situazione cambierà e tutto andrà a finire bene, sia per te che per Joe. Tornerete a essere felici come un tempo, ne sono assolutamente sicuro.- 003: no Albert, temo non sia possibile. E poi… non credo tu possa immaginarti tutto quel che è successo realmente. Sono stata una stupida, ho combinato un disastro e ora ne pago le conseguenze.- disse rassegnata in procinto di piangere…
004: può darsi, ma io sono fiducioso. Tieni presente che per lui, ora, la missione è prioritaria a tutto. Vedrai che, finito tutto questo, vi siederete uno di fronte all’altra e chiarirete ogni cosa. So che è così… deve essere così. Due anime innamorate come voi, superano qualsiasi ostacolo.-
003: grazie Albert, spero tu abbia ragione.-
Albert aveva sempre questa caratteristica di esprimere direttamente ciò che pensava, senza mezze misure. Poteva sembrare apparentemente freddo e distaccato, ma in realtà ponderava bene le sue parole. Potevi star certo che, quel che diceva, era il frutto di un’attenta e meticolosa riflessione. E questo Françoise lo sapeva bene.
Quando i tre giunsero alla villa, Gilmoure li stava aspettando affacciato alla finestra. Non ne poteva più di quella situazione, di tutta quella tensione nell’aria che si poteva tagliare con un coltello. Decise, quindi, di affrontare Françoise. Nel mentre, Joe e Yuki non erano ancora tornati.
-003, puoi venire nel mio studio per favore?- chiese con aria seriosa
-Certamente, arrivo subito.-
-Chiudi bene la porta… a chiave, grazie.-
-Cosa succede, professore? Il suo sguardo mi mette una certa ansia… devo preoccuparmi?- chiese incerta…
-No, semmai io sono preoccupato per te... e per qualcun altro. Mi spieghi cosa sta succedendo cara?- La sua voce era dolce e rassicurante. Françoise capì che lui, pur rispettando i suoi tempi, in realtà aveva aspettato anche troppo per chiederle cosa fosse successo. Per lei, come anche per tutti gli altri, era come un padre. Decise, quindi, che era arrivato il momento di raccontargli tutto.
-Posso sedermi?-
-Certo. E ora coraggio, dimmi tutto.-
Françoise iniziò a raccontargli tutto quanto di quella serata, da ciò che era successo al locale, di quanto eccessivamente avevano bevuto, del loro ritorno a ora tarda, di quando Jet l’ha accompagnata in camera, quando l’ha aiutata a spogliarsi, fino al momento in cui sono caduti l’uno sopra l’altra sul suo letto, per poi passare l’intera notte insieme.
Il dottor Gilmoure la guardava stranito, non poteva credere alle sue parole, era rimasto attonito. Iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro nel suo studio. Del fatto di aver fatto sesso con lui, lei non gli aveva raccontato tutti i particolari, sarebbe morta d’imbarazzo, ma cercò di essere chiara e convincente, almeno per quel che ricordava.
-Tesoro, ma tutto ciò è grave. Da quel che ho capito lui ha usato violenza su di te… DISGRAZIATO! Ora vado subito a chiamarlo…ma si rende conto di quel che ha combinato quell’idiota???- esclamò fuori di se…
-Professore, non è stata tutta colpa sua. All’inizio, nella mia confusione mentale, credevo davvero che Jet stesse scherzando come al suo solito e, mentre era sopra di me, per un momento, sono stata al suo gioco. Poi ho creduto davvero a quel che mi stava dicendo, ossia che Joe mi stesse tradendo con Yuki a pochi metri da me e, per un attimo, infuriata, ho voluto sul serio vendicarmi di lui usando Jet. Poi, non so cosa mi sia preso e, ad un certo punto, nel mio delirio, ho lasciato che lui continuasse, ho lasciato che mi spogliasse anche del mio intimo, sempre più convinta del tradimento di Joe. In quel momento, ho smesso di dimenarmi. Sono rimasta immobile e gli ho messo solo per un attimo le braccia al collo, dandogli praticamente il mio consenso. Le ho ritratte subito dopo ma lui mi ha baciata con vigore. E’ stato in quel momento che, in un barlume di lucidità, mi sono spaventata. Gli ho detto che non volevo farlo, ma, a quel punto, era troppo tardi. Il problema è che, io, non gli ho intimato di togliersi, gliel’ho solo sussurrato professore, dovevo essere ancora più lucida e chiamare qualcuno, magari gridare, fare qualsiasi cosa, e, invece, non l’ho fatto, ho lasciato che si approfittasse di me stupidamente. Poi ho ricominciato a dimenarmi, per come potevo ma, a quel punto, le forze mi avevano abbandonato e così mi sono rassegnata. E‘ successo tutto perché non ero in me, ero completamente ubriaca e Jet, forse, lo era anche più di me, altrimenti non sarebbe mai arrivato a tanto. Joe mi aveva avvertito di non esagerare ed io non l’ho voluto ascoltare. Mi sento così colpevole. Mi vergogno, mi sento sporca, non riesco a guardarmi allo specchio perché, se lo faccio, vedo il volto di una sgualdrina. E quando Joe è piombato in camera, mi sono sentita morire, ho capito che era l’inizio della fine… e così è stato. Lui non mi aveva tradita, anche Yuki me lo ha confermato. Dopo aver parlato con lei, mi sono sentita ancora più colpevole, colpevole della mia stupidità e di essermi fatta trascinare. Questo è quanto dottore.-
Le lacrime stavano scendendo copiose nel suo volto. Gilmoure, non poté far altro che offrirle il suo abbraccio e la sua comprensione.
-Sa qual’ è la cosa più tremenda in tutto questo e che mi fa sentire, ogni minuto che passa, sempre più colpevole? Che piano piano, tutti quei flash che mi attraversano la testa, sono sempre più reali. Per assurdo, era davvero meglio che non ricordassi niente di niente. Ma quelle immagini, quei momenti, passano sempre più spesso inesorabili davanti ai miei occhi e nella mia mente.-
-Tesoro, non devi sentirti in colpa, tutti possono sbagliare, specialmente in situazioni particolari come quella che tu hai vissuto. E’ vero, forse hai sbagliato e, in un certo senso, lo hai incoraggiato, ma anche lui ha la sua dose massiccia di responsabilità… dovrebbe vergognarsi. Se vuoi prendere provvedimenti nei suoi confronti possiamo farlo quando vuoi, basta che tu me lo dica.- le porse un fazzoletto per asciugarsi le lacrime che le stavano rigando il volto…
-No professore, non me la sento di dare tutta la colpa a Jet. La colpa sono stati gli alcolici, la mia stupidità e di non aver chiamato aiuto quando potevo farlo. So che sarebbe stato imbarazzante ma, sarebbe stato l’unico modo per porre fine a quella faccenda. Anche se le stanze sono abbastanza insonorizzate, qualcuno avrebbe sentito certamente. Poi, pensando a Jet… lui mi ha sempre desiderata, forse, da ubriaco, si è lasciato completamente andare ai suoi istinti perdendo le sue inibizioni, ma dovevo essere io a fermarlo, IO dovevo stare più attenta a non esagerare con gli alcolici. Lui mi ha chiesto scusa cento volte, mi ha detto che sarebbe sparito per sempre dalla mia vita, se gliel’avessi chiesto, si sente colpevole… forse più di me. Si è approfittato di un’amica e ha tradito il suo migliore amico. Vivrà con questo rimorso per il resto della sua vita. Io credo che, come punizione, possa bastare.-
-Va bene, faremo così. Sappi però che sono molto arrabbiato con lui.-
-La prego, professore, non gli dica che gli ho raccontato tutto.-
-Stai tranquilla, se tu non vuoi, io non lo farò. E con Joe, come pensi di fare?-
-Non lo so professore. Ho tentato di parlarci ma non ne vuole sapere. Se ripenso a quella mattina , quando è uscito dalla mia stanza dopo averci scoperto…- … si incupì cercando di trattenere di nuovo le lacrime… - mi ha detto le cose più brutte che avessi mai potuto sentire. Temo sia finita per sempre.-
-Questo non è vero. Sai com’è fatto. Gli occorre tempo, soprattutto dato il suo carattere introverso. Questo, insieme a tutto il male che ha ricevuto in passato, è uno scoglio duro da distruggere. Anche se non lo da a vedere, in questo momento, credo stia soffrendo le pene dell’inferno. Sentirsi tradito, soprattutto da te, per lui è ancora peggio di un colpo di pistola alla testa. Se avrò occasione, gli parlerò. Ho tentato ma… non mi è stato possibile sapere niente. Ma tu non demordere, cerca di trovare la chiave giusta almeno per farti ascoltare. Da quel che vedo, non ci sei ancora riuscita o, meglio, lui non te ne ha ancora dato la possibilità.-
-Sì, è così. Ho tentato ma… ho fatto peggio che meglio.- esclamò sconsolata…
-Gli altri lo sanno?-
-No, ma temo abbiano intuito qualcosa… soprattutto Albert.-
-Non mi sorprende…-
-Mi raccomando a lei, professore, Joe sa solo del tradimento ma non esattamente com’è andata la storia. Se solo intuisse che Jet, in qualche modo, si è approfittato del mio stato mentale, credo commetterebbe una pazzia e lo ucciderebbe.-
-Se non sarai tu a dirglielo, io non aprirò bocca, te lo prometto.-
-Grazie … solo che… professore, cosa devo fare con lui… se dovessi perderlo io… ne morirei.- disse angosciata…
-Non ti devi abbattere… mai! Hai dalla tua che, anche se ora troverà difficile ammetterlo a sé stesso, lui è ancora follemente innamorato di te. Giocati questa carta come meglio saprai fare, e vedrai che, col tempo, lo riconquisterai…. Ne sono sicuro.- le disse cercando di scuoterla...
A quelle parole Françoise, che fino a quel momento aveva tenuto lo sguardo basso, alzò la testa e lo guardò negli occhi…
-Lo farò. Gli farò capire che lo amo ancora… anzi, più di prima e che non riuscirà a liberarsi tanto facilmente di me… lo giuro!- concluse con una luce nei suoi occhi piena di speranza…
-Così mi piaci ragazza mia. Sono certo che ce la farai… farò il tifo per te.- le sorrise…
-Grazie professore… per tutto. Non so perché ma, ora che le ho raccontato tutto, ora che le ho parlato, mi sento già meglio… la ringrazio.-
-Mi fa piacere. Se hai bisogno di me, la mia porta è sempre aperta.-
Si era fatta sera.. La cena si svolse nel quasi assoluto silenzio, ognuno assorto nei rispettivi pensieri. Gli sguardi dei presenti erano tutti rivolti al cibo nei loro piatti. Solo Yuki, seduta accanto a Joe, era quella più sorprendentemente rilassata. Gilmoure, visibilmente contrariato da quel che aveva saputo, non profferì parola. Disse solo ai ragazzi di vedersi dopo nel suo laboratorio, la giornata successiva si prospettava quella decisiva, si attendeva con ansia l’ora ed il luogo dell’incontro.
Dunque, finita la cena, i cyborg si raccolsero tutti assieme per preparare armi, equipaggiamento e le attrezzature necessarie per ogni evenienza. Il dottor Gilmoure, ancora più pensieroso e preoccupato sulla situazione attuale che si era venuta a creare tra i suoi ragazzi, seppur convinto a rispettare i loro tempi, doveva fare qualcosa. Durante la cena il nervosismo era ancora ben palese nell’aria. Stufo ed arrabbiato, decise quindi di fare loro un breve discorso non appena Joe, Jeronimo ed Albert fossero tornati dal garage dopo il controllo dei mezzi di trasporto.
-Ragazzi miei, siamo giunti al momento decisivo. Non più di mezz’ora fa, Akiko mi ha riferito che Oshino ha ricevuto la consueta comunicazione dai suoi capi: “i frutti sono maturi”. E’ un loro messaggio in codice usato per avvertirlo di prepararsi a ciò che avverrà domani. Lo stesso messaggio sarà mandato agli altri il giorno dopo. Come loro braccio destro lui ha certamente la priorità perché deve avere il tempo di preparare tutti i documenti che a loro interessano. Ho fatto venire Yuki perché è giusto che anche lei sappia cosa ci aspetta. Non importa che vi ricordi quanto la giornata di domani sia molto delicata e non vi nascondo che sono molto preoccupato. Ho notato una tensione tra alcuni di voi che, sinceramente, mi ha lasciato molto perplesso. Ho sempre sostenuto che il vostro legame sia la vostra forza più grande, ma vedo che, un qualche equilibrio, si è inspiegabilmente spezzato. Spero che ciò non precluda il risultato di questa missione la quale, dire che è di vitale importanza, è dir poco. Cercate, per il momento, di mettere da parte i vostri problemi personali, e di concentrarvi completamente sulla missione. Come temevo, 001 non potrà unirsi a noi, è sempre addormentato, ma spero di poter contare sull’aiuto di 008. Le armi, gli equipaggiamenti e i mezzi di trasporto sono stati interamente controllati e sono perfettamente funzionanti. Il resto, spetta a voi. Cercate di collaborare con gli altri agenti e di fare squadra con loro. Come già anticipato, d’accordo col capitano Kobaiashi, saranno formate quattro squadre, per coprire al meglio il perimetro della zona. Una squadra farà da copertura e resterà appostata per ogni evenienza. Come deciso, 004 sarà il vostro capo, dovrete fare riferimento a lui e comunicare ogni mossa ed ogni spostamento o agire sospetto del nemico. Non sappiamo quanti uomini saranno di guardia. Oltre ad essere abili e ben addestrati, sappiamo per certo che hanno in dotazione armi pericolose come i calibro 38, i calibro 50 ed i fucili d’assalto M16… per non parlare degli Uzi.-
004: accidenti, altro che artiglieria pesante.- L’espressione di Albert si era incupita, si aspettava un lavoro pericoloso, ma fronteggiare avversari dotati di tale potenza di fuoco, non era certamente piacevole…
005: non c’è da stupirsi. Se, come ha detto Oshino, quei tre decidono, in poche ore, il destino di tutto l’oriente ed oltre, dal loro spregevole punto di vista, è logico proteggersi in quel modo.- osservò intelligentemente…
007: anche per me sono molto pericolosi, se hanno simili armi a disposizione, significa che sanno anche come usarle, probabilmente sono tutti ex mercenari o ex soldati, dobbiamo stare molto attenti.-
009: abbiamo affrontato situazioni ben più peggiori, cambia solo la coreografia, il resto possiamo gestirlo al meglio come al solito.- Disse Joe molto risoluto, tentando in qualche modo, di incoraggiare e tranquillizzare i compagni…
Gilmoure: domani mattina parlerò col capitano sperando ci siano novità. E’ chiaro che i tre spettri conoscono già l’ubicazione dell’incontro, e hanno già dato disposizione ai loro uomini di fiducia di mettere in sicurezza l’area dell’incontro. Sono i loro collaboratori che lo sanno solo poche ore prima. Nemmeno Oshino sa ancora niente, nonostante sia il loro contabile, in pratica una sorta di braccio destro.-
009. non vogliono correre nessun tipo di rischio. Avranno già predisposto i luoghi di appostamento, credo che noi dovremmo agire quando scende il buio, prima siamo con le mani legate.-
004: già… il fatto di non poter studiare prima il luogo non gioca a nostro favore.- Sospirò…
005: significa che dobbiamo improvvisare? Ma non sarà pericoloso?- esclamò con qualche apprensione…
009: sapevamo già che lo è. Per questo non eravamo al corrente di niente che li riguardasse… almeno fino ad ora.-
007: ci faremo valere… come sempre.-
009: professor Gilmoure, posso farle una richiesta?-
Gilmoure: certo, parla.-
009: non crede che 003 debba restare con Yuki?- Joe volse uno sguardo verso di lei, la quale restò sconcertata, non riusciva a crederci. Françoise rivolse poi lo sguardo verso il professore, in attesa di una sua risposta la quale, stranamente, non tardò ad arrivare.
Gilmoure: ci avevo già pensato 009. Ma 003 parteciperà all’azione, possiede capacità che voi non avete, potrebbe esservi utile per scoprire trappole o congegni mortali eventualmente presenti.- Ma, se può consolarti, non sarà in prima linea.
D’accordo col capitano e con Oshino, ho deciso che Yuki verrà con noi. Resterà con me e Françoise nei pressi del luogo dell’incontro a una certa distanza di sicurezza, ma che sarà tale da permettere a 003 di esservi di supporto in caso ne abbiate bisogno.- disse convinto suscitando la disapprovazione di Joe…
004: è vero. 003 può esserci molto utile in questo. Come capo della missione, approvo la decisione del professore.- esclamò deciso.
Gilmoure: 009, la decisione è presa.- Concluse risoluto…
009: va bene, mi rimetto alla vostra decisione.- Per niente soddisfatto e visibilmente preoccupato, anche se non voleva darlo a vedere agli altri, annuì. Non disse nessun’altra parola e si immerse nei propri pensieri. Rivolse uno sguardo di fuoco sia al dottor Gilmoure che ad Albert il quale, incrociando il suo sguardo, restò un attimo impietrito ma cercò di non perdere la sua solita freddezza.
Gilmoure: se non ci sono altre domande, direi di andare a riposare. Domani ci aspetta una lunga giornata… voi due non ancora, devo parlarvi. 009 e 004 si guardarono perplessi e si sedettero nuovamente. Gli altri cyborg si ritirarono ognuno nella propria stanza.
Gilmoure: sono furioso, specie con te 009.- iniziò agitato e preoccupato.
009: e perché mai professore?- Chiese interdetto…
004: Joe, lui si riferisce a 002, anche il dottore ha capito che non è il solito Jet. E, visto che il suo apporto è determinante, dovreste chiarire o, quantomeno, mettere da parte, i vostri dissidi. Anche 003 è ancora scossa, tutti lo hanno notato… anche i muri.- disse senza mezze parole
Gilmoure: Joe, parla con loro… e la mia non è una richiesta, piuttosto consideralo un ordine!- disse autoritario…
009: non credo di riuscirci, sono troppo arrabbiato. E, per quanto mi riguarda, sono adulti e possono benissimo mettere da parte i sentimenti e concentrarsi sulla missione, come sto facendo io.- rispose seccato…
004: spero tu abbia ragione Joe, ma io la penso come il dottore. Se riesci a parlare con loro, sarebbe meglio per tutti noi… fidati. In questa missione dobbiamo essere concentrati e non lasciare niente al caso. Se viene meno la nostra capacità di giudizio e la nostra collaborazione, rischiamo di mettere in pericolo noi stessi e gli altri. Quindi mettiamo da parte i nostri problemi, meglio ancora se li chiariamo, questo mutismo non porta da nessuna parte.- gli disse amichevolmente dandogli una pacca sulla spalla…
Gilmore: Albert ha ragione, cerca di mettere da parte l’orgoglio e parla con loro, te lo chiedo anche da padre Joe, oltre che da tuo amico.- Le parole di Albert e del dottor Gilmoure sembrarono aver acceso un barlume di consapevolezza in lui che era rimasto, fino ad allora, completamente assorto nella sua collera.
009: va bene, vedrò cosa posso fare. Professore, è da qualche giorno che voglio chiederle una cosa. Ci dica la verità… questa non è una missione come le altre, vero?- chiese con tono apprensivo…
004: che intendi dire?- chiese alquanto perplesso ed incerto comprendendo il tono reale con cui Joe aveva fatto quella domanda…
Gilmoure: 004, 009 ha ragione a preoccuparsi. E’ di gran lunga la missione più pericolosa dopo quella in cui abbiamo avuto la meglio sui Fantasmi neri. E, purtroppo, non possiamo esonerarci dall’affrontarla. Sappiamo bene anche noi che il Giappone ha sempre collaborato con le Nazioni Unite per mantenere la pace nel medio oriente, lottando contro tutti quei criminali che vogliono dominare col terrore l’intera Asia e parte dell’Europa facendo scoppiare guerre su guerre. Da quel che ho potuto intuire parlando a lungo col capitano Kobaiashi, gli uomini a disposizione dei tre spettri non sono uomini comuni, sono assassini, gente senza scrupoli, addestrati ad uccidere senza pietà. E questi fantomatici tre uomini, per la loro sete di potere, sono direttamente o indirettamente responsabili della morte di migliaia di persone. L’ONU non sa dell’esistenza di questi spettri, ma, sicuramente, quando tutto questo verrà a galla nel processo, raccontato dai giornali e trasmesso dalla televisione, il Giappone ne uscirà a testa alta, rafforzando la sua posizione nei confronti dell’Europa e degli Stati Uniti. Per questo dobbiamo assolutamente riuscire in questa missione. Non vi nascondo che, nella precedente discussione con l’intero gruppo, ci sono andato leggero per non destare preoccupazioni, ma la verità è questa. Si scatenerà un vero inferno, e delle vite andranno perdute. Io non voglio che nessuno di voi corra pericoli inutili, fate il vostro lavoro, ma sappiate quando fermarvi. Le vostre vite sono di gran lunga più importanti della cattura di qualsiasi criminale.- concluse perentorio ma con un certo fare paterno…
004: noi siamo pronti, ed anche i ragazzi lo sono. Non è la prima volta che affrontiamo situazioni del genere, ne verremo fuori anche questa volta. Ma resto dell’idea che dovrebbe essere lui a guidarci.- Disse indicando 009…
009: no Albert, ti ho già spiegato le mie ragioni. Devi essere tu, per il bene di tutti. E poi sei perfettamente in grado di assolvere questo compito, ho piena fiducia nelle tue capacità.- lo pensava davvero.
004: va bene… grazie Joe, cercherò di fare del mio meglio.- disse sollevato…
Gilmoure: bene ragazzi, è tutto. Ah… Joe, mi raccomando, rifletti su ciò che ti abbiamo detto prima.-
009: sì, ci penserò… un ultima cosa. Sull’intervento di 003 in questa missione, non ho cambiato idea. Secondo me dovrebbe stare con lei e Yuki alla villa. Spero per voi che siate consapevoli delle vostre decisioni.- Li guardò serio e si alzò. Poi, con un timido gesto di saluto, uscì dalla stanza lasciandoli soli a riflettere sulle sue parole…
Capitolo 9
Si svegliò che erano passate da poco le ventitré. Era agitato e preoccupato. Decise di prendere una boccata d’aria e scese le scale facendo attenzione a non far rumore. Prima di uscire, notò che l’allarme era disinserito e la porta era appena accostata. C’era qualcuno li fuori, forse qualcuno inquieto quanto lui. Uscì silenziosamente e si diresse verso il tavolino e le poltroncine da esterno che Françoise aveva messo giorni prima sotto il porticato. Non aveva torto, c’era un uomo li seduto. Questo lo fece preoccupare, immaginando chi fosse. In un primo momento pensò di tornare silenzioso dentro la villa e restò immobile riflettendo sul da farsi, quando la voce dell’altro lo destò…
-Albert, sei tu?-
-No, sono io.- disse un po’ titubante…
-Che ci fai qui?- chiese senza mezze misure…
-Quello che ci fai tu. Non riesco a dormire.- …silenzio… -Ti dispiace se mi siedo?- chiese incerto…
-Per me puoi fare ciò che vuoi, tanto stavo per tornare dentro.- rispose duramente…
-Joe, aspetta… resta seduto… per favore.- chiese pacatamente… Joe si era alzato dalla poltrona, ma poi, ripensando alla richiesta di Gilmoure di cercare una tregua per il bene della missione, decise di restare…
-Grazie… senti Joe… so che tra noi le cose non vanno bene, ma ti vorrei fare una semplice domanda.- prese coraggio…
-Sarebbe?- rispose con noncuranza…
-Sicuro che, parlando della missione, è tutto a posto? Perché per me non lo è.- puntualizzò...
-Per me è tutto a posto! Perché mi fai una simile domanda? Hai paura che non possa essere lucido dopo quello che è accaduto?- rispose irritato guardandolo in malo modo…
-Non è per quello… so benissimo che lo sarai… ma non mi spiego il perché tu abbia lasciato il comando ad Albert. E mi chiedevo soprattutto, nel caso accadesse qualcosa di non previsto, se tu sapresti decidere come hai sempre fatto. Mi dovrò preoccupare?- chiese osservandolo…
-Tu preoccupati di fare il tuo lavoro, al mio ci penso da me. Inoltre, se la tua domanda si riferisce a 003, sul fatto che potrebbe trovarsi in pericolo, sappi che la proteggerò come ho sempre fatto. Stessa cosa farò con gli altri.- Jet tirò un sospiro di sollievo, era quello che avrebbe voluto sentirsi dire anzi, aveva avuto una risposta che andava anche oltre le sue aspettative.
-Lo so perfettamente, e so che faresti altrettanto per me.- Joe non rispose, ma il suo silenzio bastò a Jet per capire che, almeno in missione, poteva contare sul suo amico.
-C’è altro?-
-In realtà sì… c’è molto altro… hai parlato con lei?-
-No…. e non credo siano affari tuoi!- rispose alzando un sopracciglio in segno di dissenso non contento di sentirsi fare una domanda del genere…
-Dovresti farlo, sta malissimo. Prenditela con me, non con lei. Sono io che ti ho tradito.-
-Scusa?- gli si rivoltò guardandolo in cagnesco allorché Jet si sentì morire…
-Premetto che lei si è raccomandata di non dirti niente ma, arrivati a questo punto, sento di non farcela più a tenermi tutto dentro e credo tu abbia il diritto di sapere la verità.- A quelle parole Joe fu pervaso da una brutta sensazione…
-Che diavolo vuoi dirmi Jet?- disse con espressione feroce…
-La colpa è tutta mia. Eravamo entrambi ubriachi fradici, ma sono stato io ad insinuarle il sospetto del tuo tradimento con Yuki approfittando di un suo momento di debolezza ed inducendola a non rifiutarmi, ma in realtà sapevo che lei non avrebbe mai voluto se…. io…-
Non gli dette nemmeno il tempo di finire la frase che un pugno violentissimo si abbatté su di lui colpendolo in pieno stomaco e facendolo piegare sulle ginocchia. Joe non ci vedeva più, la sua rabbia era arrivata ad un punto critico. Lo afferrò per la maglia e, tirandolo su di peso, lo guardò feroce negli occhi e si preparò a colpirlo nel volto con un diretto destro. Ma, improvvisamente, qualcosa bloccò il suo pugno, arrivato a pochi centimetri dal mento di Jet. Forse un barlume di ragione aveva preso il posto della collera, altrimenti, in quello stato mentale, con l’adrenalina che gli scorreva dentro e con la sua forza, lo avrebbe certamente ucciso. Lo lasciò ricadere in ginocchio, lo guardò dall’alto ferocemente, mentre stringendo i pugni, cercava di tornare in sé…
-Se non ti ammazzo, è perché Gilmoure crede che tu possa esserci utile in questa missione. Ma, appena questa faccenda sarà finita, credimi… tu ed io ci ritroveremo faccia a faccia… e sarò ben felice di sentire le tue spiegazioni… ammesso tu ne abbia altre da darmi.-
-Va bene, me lo merito.- … cercò di alzarsi dolorante… -Ma Joe… lei… ti prego… te lo chiedo da amico… da ex amico… da nemico… o come vuoi tu… parlaci. Ti ama alla follia e si maledice ogni singolo minuto per quello che ha fatto. Prenditela solo con me… picchiami, uccidimi se vuoi, ma lei non merita tutta questa collera da parte tua.-
-Abbiamo finito?- rispose gelandolo sul posto per poi voltarsi dall’altra parte cercando di mantenere un certo autocontrollo…
Jet si accorse che lui era sul punto di esplodere. Sapeva che, quando Joe era in quello stato mentale, era una mina vagante e decise di ritirarsi.
-Per quel che vale, anche se mi ucciderai, io continuerò a volerti bene come un fratello.- Stava per andarsene ma…
-Un’ultima cosa… quella mattina avrei preferito mille volte un altro pugno nello stomaco… mi avrebbe fatto molto meno male. Buonanotte Joe.- concluse guardandolo mentre lui evitava di farlo.
Joe non rispose nemmeno, era arrabbiato, deluso, non credeva a quelle parole… quello era il suo migliore amico che l’aveva tradito. Ma, in cuor suo, ce l’aveva a morte anche con lei. Con quei pensieri che gli passavano per la testa, si rimise di nuovo a sedere cercando di calmarsi…”capisco l’alcol, la confusione, tutto quanto, ma poteva gridare, chiamare qualcuno o quantomeno essere un attimo lucida per tentare di rifiutarsi, e non credere a quelle idiozie… no Jet, anche lei ha la sua dose di colpa, anche se…” Restò ancora qualche minuto appoggiando la testa al palmo della sua mano e, senza accorgersene, si addormentò.
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
-Fai attenzione 002, quel tipo ha una mitragliatrice e siamo troppo allo scoperto.-
-Stai tranquillo, lo so. Ora cerco di prenderlo alle spalle così tu puoi disarmarlo.-
-Jet, maledizione, fai presto, siamo come bersagli. Se non lo abbattiamo siamo morti, la pistola laser non ha effetto su di lui, deve avere uno speciale giubbotto addosso.-
-009, gli sono dietro, quando si gira mira con calma alla base del collo dove non è protetto.- Sparò un colpo preciso nel punto indicato da 002…
-Finalmente, è morto… certo era un osso duro quest’uomo.-
-Joeeeee, Chang e la sua squadra sono entrati ma sono bloccati. C’è un vero esercito là dentro.-
-Françoise…ma che diavolo…. Jet, qui pensaci tu, raggiungi gli altri poliziotti ed entrate da destra…. E tu che ci fai qui? Ti avevo detto di restare nel camper col dottore.- le disse furioso
-Volevo essere sicura che stessi bene, ho sentito quando parlavate di quel cecchino e sono corsa ad aiutarvi… potrei…-
-Ora è tutto passato, qui abbiamo eliminato tutti, puoi tornare al sicuro alla tua postazione.-
-Va bene, ma fai attenzione.-
-FranCoise, stai attenta.-
-Anche tu Joe…. MALEDIZIONE…JOEEEE… ATTENTOOOO….- Lo spinse di fianco per evitare una raffica di mitra arrivata all’improvviso e rimase colpita… ammazzò il tizio con la pistola laser e si accasciò sul corpo inerme di lei…
FRAN… FRAN… RISPONDI… FRANçOISE … TI PREGO RISPONDIMI… DIO MIO… NON.… NON RESPIRA…ODDIO… FRANcOISEEEEE.-
………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………
Si svegliò urlando di soprassalto, pallido in volto. Era un sogno, un maledetto sogno. Si prese la testa tra le mani, guardò l’orologio e tirò un sospiro di sollievo. Aveva dormito forse dieci o quindici minuti ed aveva fatto quell’incubo tremendo. Rimase alcuni istanti seduto, aspettando di calmarsi, visto che il suo cuore gli stava uscendo dal petto. Pensò tra sé che fosse arrivata l’ora di parlare con lei. “E se accadesse davvero? No… non voglio nemmeno pensarci. Andrà tutto bene e poi… capiterebbe casomai il contrario, non lascerò mai che nessuno le faccia del male… nonostante ciò che è successo, darei la mia vita per lei… maledizione Joe… ma che ti prende? Parlale… cosa aspetti?”
Si alzò e rientrò in villa, inserì l’allarme e salì sulle scale verso il piano superiore. Arrivato davanti alla sua stanza, guardò alla sua destra e fece qualche passo, avvicinandosi alla porta della camera di Françoise. Afferrò la maniglia e la girò, per poi aprire pian piano la porta per non far rumore, per non svegliarla di soprassalto. C’era buio, troppo buio e silenzio. “Forse sta dormendo, vabbè… le parlerò domani mattina, ora meglio se non la disturbo”. Silenziosamente richiuse la porta ma si fermò con la testa appoggiata alla porta, immobile, assorto nei suoi pensieri. “Forse dovrei perdonarla. Nemmeno io sono stato proprio un santo prima di mettermi assieme a lei, pur sapendo che la facevo soffrire. Devo provarci… si, devo farlo… per la missione… per lei… e per me… ma non so se posso tornarci assieme, questo no, non posso prometterglielo, mentirei a me stesso se lo facessi. Ma potrebbe essere la nostra ultima missione, potrei restare ucciso e non rivederla più”. Con questi pensieri tornò indietro verso al sua stanza ed entrò silenziosamente. Stava per accendere la luce principale in mezzo alla stanza, quando si accese la luce dell’abat-jour. La vide, seduta sul suo letto in vestaglia da camera.
-Tu?- che… che ci fai in camera mia?- chiese sorpreso…
-E tu cosa ci facevi in camera mia?- gli rispose decisa sorprendendolo. Joe, non poté mentirle, sapeva che lei, con i suoi poteri, sicuramente l’aveva visto e sentito entrare ed uscire dalla stanza di lei…
-Dovresti essere a dormire da un bel pezzo.- le disse in modo stranamente pacato, al contrario delle ultime volte che ci aveva fatto qualche parola, seppur di circostanza. Sapeva di non averle risposto in merito e si aspettava che lei tornasse sopra la domanda precedente… ed infatti…
-Non mi hai risposto. Perché sei venuto in camera mia così silenziosamente?-
-Perché non volevo svegliarti di colpo e… perché speravo tu non dormissi e … per parlarti.- le disse un po’ titubante…
-Allora siamo in due. E… di cosa volevi parlarmi?- Gli chiese stupita ma, dentro di sé, pervasa da una certa felicità…
-Prima tu, dato che siamo in camera mia… a meno che tu non avessi sbagliato stanza.- le disse ironicamente mostrando un certo disinteresse, ma che, in realtà, non lo era affatto… –Quindi? Di cosa volevi parlarmi?- ribadì…
Lei tentando di non perdere la pazienza e, cercando di stare al suo gioco… -Non vale, non si risponde ad una domanda con un’altra domanda.- rispose piccata, quasi divertita per quel siparietto che si era venuto a creare nel cuore della notte…
-Dobbiamo continuare ancora per molto?- rispose contrariato ma, al tempo stesso, dentro di sé quasi divertito…
-Va bene. In realtà aspettavo te. Sapevo che non eri in camera tua, prima ero entrata al buio e non ti ho trovato. E anch’io avevo bisogno di chiarire alcune cose con te. Dobbiamo parlare una volta per tutte di quello che è successo. Io non ce la faccio ad andare avanti così, specialmente se penso a quello che dovremo… dovrai affrontare domani.- rispose determinata a non andarsene prima di aver risolto la situazione…
-Se è quel che penso, non abbiamo nient’altro da dirci… mi sembra.- Ma quel “mi sembra” suonò come un invito per Françoise la quale, ancora più decisa di prima, decise di affondare il colpo e di tentare di scardinare quella corazza che lui si era costruito addosso da diversi giorni.
-E invece sì. Tu non hai voluto ascoltarmi, sei andato avanti con la tua idea senza soffermarti a riflettere sull’evidenza.- gli fece notare…
-Ah, e quale sarebbe l’evidenza?- chiese irritato, soprattutto per il fatto che ne aveva appena parlato con Jet e, per lui, quell’argomento era momentaneamente chiuso e che desiderava parlare di tutt’altra cosa…
-Che è stato un gigantesco sbaglio in un momento in cui eravamo entrambi alterati dall’alcol, e tu non puoi giudicarmi e cucirmi addosso l’etichetta di sgualdrina per un solo errore.-
-Non è niente di tutto questo. E’ il modo e chi.- Rispose guardandola malissimo…
-Io volevo… volevo solo farti sapere che, da parte mia, non è cambiato niente. Voglio stare con te. Tra me e Jet è stato un incidente, non ci sarà mai niente tra me e lui, come puoi solo pensarlo?- La sua voce stava diventando sempre più fievole, e non riusciva quasi più a sostenere il suo sguardo. Si aspettava una sua tipica sfuriata, del resto, la sua capacità di cambiare espressione e stato d’animo da un momento all’altro come se niente fosse, era tipica di lui e lei, col tempo, se ne era fatta una ragione. La risposta di lui non tardò a venire…
-Ho riflettuto su ogni cosa.- Accese la luce più intensa che illuminava la camera e si sedette sulla poltroncina accanto al letto allorché lei, si girò verso di lui… -E’ vero, credo anch’io che sia stato un incidente, ma mi sento ferito, tradito e, questa sensazione mi stringe il cuore, mi pervade, sento che mi manca l’aria e non se ne vuole andare dalla mia testa. Forse col tempo… chissà, ma ora non mi sento di far finta che non sia successo niente. Ma abbiamo una missione molto importante, forse la più importante da fare, i sentimenti personali occorre metterli da parte e concentrarsi. Ho già parlato con Jet.-
-Davvero? E cosa vi siete detti? Avete parlato di quel che è successo?- chiese con una certa apprensione anche se non gli interessava proprio quello, voleva solo chiarire con lui…
-So che lo hai raccomandato di non dirmi niente ma, poco fa abbiamo…. come dire… avuto uno scambio di opinioni.-
-Sul serio?...esclamò con voce tremante… - E che vi siete detti?-
-Gli ho detto che, per la missione, non sarebbe cambiato niente e che, se avesse avuto bisogno, l’aiuterò come al solito e che ti proteggerò se ne avrai bisogno. Questo farò… come ho sempre fatto.-
-Nient’altro?- continuò la sua personale indagine ma intuendo che il peggio doveva ancora venire…
-Sì, c’è altro… in realtà, ad un certo punto, ha parlato solo lui, io l’ho solo colpito con un pugno allo stomaco!- Françoise restò perplessa e capì che lui sapeva…
-Allora sai…-
-So che eravate entrambi completamente ubriachi, ma ciò non toglie che tu sei stata una stupida e che hai la tua parte di responsabilità.- Lei non prese molto bene le sue parole. Il suo sguardo tradiva una certa delusione ma anche consapevolezza che solo il tempo le avrebbe dato le risposte che stava cercando. Abbassò lo sguardo, diventato improvvisamente molto triste.
-Allora è vero? Mi giudichi una sgualdrina?-
-Françoise, alla luce di tutto questo, pensi che la colpa sia interamente di Jet? Pensi veramente che lui si sia soltanto approfittato del tuo stato confusionale dicendoti che io ti stavo tradendo cogliendo l’occasione di fare sesso con te? Io dico invece che avresti potuto chiamare qualcuno… gridare… ribellarti, ma il fatto è che ti sei unicamente soffermata a pensare che sarei stato capace di fare una cosa simile. Anche la mancanza di fiducia nei miei confronti mi fa molto male, cosa credi?!
-Joe, hai ragione su tutto, ma sono contenta che tu me lo abbia finalmente chiesto. E ti risponderò volentieri, anche se so che questo farà solo aumentare il tuo disprezzo nei miei confronti, ma, almeno, posso liberarmi di un peso che ho da molti giorni, ovvero quello di spiegarmi davanti a te che mi ascolti e non che mi eviti.- “Coraggio Fran...” sospirò e prese fiato… -E’ tutto vero. Per un attimo, ho davvero creduto che tu mi stessi tradendo e quindi ho pensato sul serio di vendicarmi. E’ in quel momento, ma solo in quel momento, che ho lasciato che Jet si illudesse che mi sarei concessa a lui, quando gli ho messo le braccia al collo. Ma è stato solo un attimo. Ho sbagliato e lui è andato avanti con la sua intenzione e dopo non ho avuto la capacità di fermarlo, mi sono lasciata trascinare e non mi sono ribellata come avrei dovuto. Lui era fuori di sé ed io non più avuto le forze per respingerlo, per oppormi al suo impeto. E’ vero, si è approfittato di me ma non me la sento di dare tutta la colpa a lui, non ha usato violenza su di me, è stata la situazione nel suo insieme che ci ha portato a fare quello che abbiamo fatto. Conoscendolo, si sta sentendo tremendamente in colpa e si sta maledicendo ogni momento.-
-Un giorno mi dovrà rispondere di ogni cosa, lui lo sa fin troppo bene, ma tu… vuoi farmi credere che non sei stata lucida neanche un secondo mentre faceva i suoi comodi?- chiese guardandola severo…
-Joe… io… non lo so… ti scongiuro, credimi, non lo so. E’ possibile che sia stata lucida per un attimo, non dico il contrario, ma non riesco a ricordarmelo. So solamente che, dalla mattina quando entrasti in camera mia, continuo ad avere dei flash che mi perseguitano giorno e notte e mi fanno star male. Forse la mia mente voleva rifiutarsi di ricordare quella notte, per proteggermi. Ora invece sembra che debba scontare la mia pena ogni giorno, ogni ora ed ogni minuto. Mi dispiace tanto Joe.-
-Anche a me dispiace Françoise.-
-Non voglio rubarti altro tempo. So che, qualsiasi cosa ti dirò, non servirà a farti cambiare idea.-
“Perché, ad un tratto, sento che dovrei capirla e che dovrei perdonarla? Sentiamo Joe… tu non hai mai fatto cazzate nella tua vita?” Si era distratto un attimo, immerso nei suoi pensieri, ma si rese conto che qualcosa era scattato in lui… ancora non sapeva cosa ma…
-Prima hai detto che, col tempo, forse le cose sarebbero cambiate tra noi. Ma… allora avevi già deciso?... dopo la missione te ne andrai?... ognuno per la sua strada?- chiese con gli occhi che, improvvisamente, si stavano pian piano riempiendo di lacrime mentre lui si riscosse dalle sue riflessioni tornando ad ascoltarla…
-Sì, l’ho detto… diciamo che voglio solo andarmene per un po’ e riflettere. Sai come sono fatto, e non posso cambiare la mia natura da un giorno ad un altro. Stai tranquilla, in missione non cambierà niente, ma, finita questa storia, desidero unicamente restare solo e buttarmi tutto alle spalle.- Françoise non resistette più. La infastidiva che lui le volesse parlare di protezione, di missione e di quel che aveva deciso. Lei voleva il suo perdono, o forse, una speranza che ciò potesse avvenire, non gli bastava quel che lui le aveva detto, parole troppo scontate e dette solamente per circostanza… o solo perché quella maledetta missione sarebbe stata talmente pericolosa che sarebbe potuto succedere qualcosa di brutto, venendo così a mancare l’occasione per riavvicinarsi, magari rimettersi assieme. Quel dubbio e quei pensieri, le si stavano insinuando inesorabili nella sua testa. La ragazza reagì…
-Non mentirmi! Dalle tue parole ho capito solo che… è finita.- … disse stringendo con le mani la coperta del letto di Joe… -E’ finita sul serio questa volta? Dimmelo! Voglio che me lo dici guardandomi negli occhi.- si alzò dal bordo del letto di lui fronteggiandolo a pochi centimetri dal suo viso… - Almeno questo penso di meritarmelo. Sappiamo benissimo tutti e due che non cambierai idea, ti conosco troppo bene. Rimandi le cose, lo hai sempre fatto. Te ne esci con mezze frasi che, in realtà, non hanno sostanza, solo apparenza. Tu non hai nessun diritto di lasciarmi in questo stato. Se domani succederà qualcosa di imprevisto, allora voglio sapere la verità… e voglio che tu me la dica ora. Anche se può non piacermi, almeno so che non devo illudermi!- Le lacrime le stavano scendendo copiose in volto, ma lui la stupì come meglio non poteva fare… “Zuccone che non sei altro, sai che lei ti ama, fai un piccolo passo in avanti e mettici una pietra sopra, eviterai di far del male a lei e a te stesso… smetti con questa tua stupida collera e ammetti a te stesso quel che provi!” Si avvicinò a lei, le accarezzò le guance, asciugando con le dita le lacrime che le rigavano il volto, poi le accarezzò i capelli e l’attirò a sé cingendola alla vita. Sul momento lei restò incredula… poi un pochino delusa, si aspettava infatti che la baciasse, cosa che lui non fece. Decise che, per il momento, le poteva bastare il suo abbraccio, al quale rispose appoggiando la testa al suo petto e stringendolo forte con tutte le forze che aveva. Joe la tenne stretta fino a quando lei, piangente, cominciò a calmarsi. “Quando ti stringo fra le mie braccia è come essere su un altro pianeta. Non so se riuscirò mai a perdonarti completamente, forse mi occorrerà del tempo… molto tempo, ma, in tutto questo, ho sempre e solo avuto una cosa ben chiara nel mio cuore… ed è che non smetterò mai di amarti. E, se domani dovesse accadermi qualcosa, non voglio che l’ultimo tuo ricordo di me sia rappresentato da un’immagine di un volto arrabbiato… forse non riesco a dirtelo a parole, ma spero che il mio abbraccio possa farti capire quanto sono ancora forti i miei sentimenti per te”.
Lei era felice in quel momento, aveva bisogno delle sue forti braccia che la circondassero più di ogni altra cosa al mondo. Quando si staccarono lei si avvicinò con le labbra a lui, ma Joe si scostò e l’allontanò, anche se dolcemente. Lei ci restò male ma capì il suo stato d’animo e decise di non spingersi oltre.
-Ho paura, paura che ti possa accadere qualcosa di brutto e che potresti lasciarmi sola. Se ciò accadesse senza che tu mi abbia perdonato, io… io non so come potrei reagire. Quindi giurami che non commetterai imprudenze, promettimi che penserai a me che sto aspettando che tu torni a casa sano e salvo. Joe, sappi che non rinuncerò mai a te. Ti darò tutto il tempo che vuoi ma… ti prego, resta vivo.- gli disse guardandolo negli occhi e sorridendogli dolcemente. Quel sorriso arrivò dritto nel cuore di Joe, eccome se gli arrivò! Era molto tempo che non vedeva quel sorriso, lo stesso che lui sapeva essere un suo piccolo privilegio.
-Va bene, starò attento.- le disse tranquillizzandola quel poco che le serviva per sentirsi finalmente un po’ meglio…
-Pregherò affinché tu torni da me sano e salvo.- Si sentiva felice. Pensò che era stato bello passare dall’esserle indifferente all’averci parlato in quella maniera e, soddisfatta, gli riservò l’ultimo sorriso.
-Buonanotte Joe… e grazie, ora sono più tranquilla.- Françoise camminò verso la porta e afferrò la maniglia, ma, improvvisamente lui, che nel frattempo l’aveva accompagnata, mise la mano sulla sua, facendola desistere dal farle aprire la porta. Poi, senza togliere quel contatto, guidò la sua mano fin sulla chiave e, giocherellando con dita di lei, la fece girare quanto bastava per sentire il suono della serratura che, nella mente di entrambi, poteva avere un solo significato…”c’è ancora un noi”.
La fece voltare, la guardò negli occhi e le sorrise. Lei piantò i suoi occhi azzurri nell’intenso dei suoi cercando una risposta a quei gesti, risposta che la fece fremere nell’attesa di quei secondi che le parvero interminabili. Lui ripensò a quel sogno… così reale e così spaventoso che la sua espressione si incupì. Per questo, e, inconsapevolmente anche per altro, trovò il coraggio per farle una richiesta alquanto inaspettata.
-Ecco… mi chiedevo se ti andrebbe di restare qui con me stanotte… senza fare niente, solo dormire accanto, come facevamo sempre.- Glielo disse tutto d’un fiato, forse temendo un no come risposta, o, forse, temendo di cambiare idea lui stesso. Quel che non sapeva era che, lei, non aspettava altro. Lo guardò ancora negli occhi, con un’espressione piena di gioia e una piccola lacrima le rigò il volto.
-Ne sarei felicissima amore mio. E starò buona buona, promesso.- Lui la guardò quasi sorpreso, ma in cuor suo la sua reazione lo rese felice… -scusa, non volevo chiamarti così… perdonami.- “Invece volevo proprio farlo e, finalmente, non ho visto tutta quella freddezza nei tuoi occhi ”.
-Vado a svestirmi… torno subito.- Le disse andando in bagno…
-Perché? Puoi farlo benissimo qui, visto che è camera tua.- Lui restò sorpreso, dopo i giorni scorsi, non si aspettava una tale nonchalance da parte di lei la quale, poi, fece ancora meglio. Si tolse la vestaglia da camera restando nella sua solita chemise sempre molto apprezzata da lui e che lo fece restare immobile ed estasiato, cosa della quale lei si accorse in pieno e che la fece sorridere sorniona. “Accidenti com’è bella, non sarà facile starle vicino senza…”.
Con quel pensiero si mise i pantaloni del pigiama restando a petto nudo. Lei si avvicinò a lui e, in maniera quasi sfacciata…
-Sei talmente attraente che mi sarà difficile starti lontana ma… una promessa è una promessa.- Gli si avvicinò ancora pericolosamente, poi lei, all’improvviso…
-Prego accomodati, so che ti piace dormire accanto alla finestra… quindi… dopo di te.- disse compiaciuta.
Lui si infilò sotto le coperte, lei spense le luci e lo seguì sdraiandosi accanto a lui. Passarono alcuni minuti. Non poteva starsene immobile con lui vicino. E conoscendolo bene, si decise lei ad avvicinarsi...
-Anche se mi respingerai non m’importa!- esclamò decisa. Lo abbracciò avvinghiandolo col proprio corpo mettendo la testa sopra il suo petto. Lui, per niente sorpreso, l’accolse nel suo abbraccio stringendola a sé e girandosi verso di lei. Le accarezzò i capelli ed il volto, lei non fu da meno e si rannicchiò ancora di più a lui. Le labbra di lui non resistettero a quel profumo così dolce e familiare e, molto dolcemente, si posarono sulle sue. Lei ricambiò felicemente, come se stesse toccando il cielo con un dito. Il bacio divenne più intenso e sconvolgente, fino a togliersi reciprocamente il respiro. Quando si staccarono erano entrambi ansimanti l’uno avvinghiato all’altra.
“So perché non possiamo fare l’amore. E so che daresti la vita per me, come io farei per te. So che mi proteggerai e che ti prenderai dei proiettili se ciò significasse salvarmi la vita. Ma questa volta non te lo permetterò, starò più attenta, resterò al sicuro, non farò mosse avventate come in passato, così tu potrai concentrarti senza pensare che possa essere in pericolo… e tornerai sano e salvo da me. E ti prometto che ci saranno altre notte come questa… te lo giuro Joe.”
-Je t’aime Joe.- Sospirò a bassa voce, ma lui sentì benissimo e la strinse ancora di più a sé
“Ho cercato di autoconvincermi che fosse tutto finito, ma la verità è e sarà sempre una sola… io ti amo ancora Françoise.”
-Come sei pensieroso… ti sei già pentito?- disse abbracciandolo senza essersi mossa di un millimetro…
-No… e tu?-
-Per niente. Mi è mancato talmente tanto quest’intimità con te che me la sto gustando più che posso… vorrei questa notte non passasse mai.-
-Françoise…-
-Avrei tanta voglia di fare l’amore con te, ma so che…-
-Scusa… io… non voglio che tu pensi…-
-Joe, tranquillo, sento che mi desideri, come senti quanto io desidero te. Tra noi c’è sempre stata un’intesa sessuale perfetta, inutile negarlo. Ma, come ti ripeto, so che non sarebbe giusto.-
-Sì, … ma non per il motivo che pensi tu… almeno non solo per quello.-
-Sarebbe?- chiese stupita…
-Non voglio farlo con il pensiero che sarebbe l’ultima volta pensando a quel che ci aspetta domani. Ma hai ragione, vorrei anche tornare a farlo quando mi sentirò pronto, quando smetterò di pensare a ciò che ho visto quella maledetta mattina... mi dispiace, ma, al momento, non riesco ad andare più avanti di così… perdonami.- si intristì…
-Lo so Joe. E sappi che io ti aspetterò per tutto il tempo necessario. Prima di qualche minuto fa non avevo speranze, ora tu me ne hai data una… non potrei essere più felice di così.- rispose fiduciosa e certa di averlo in parte riconquistato…
-Sei sempre stata la parte migliore di noi.-
-Forse, ma il merito è solo tuo.-
-Che facciamo, dormiamo?-
-Sì, dormiamo, sono sicura che non avrò un’altra notte insonne… non questa.- Lui la guardò perplesso…
-Che intendi dire?-
-Al solo pensiero che tu, un giorno, possa pronunciare frasi del tipo… “questa volta è finita sul serio”… oppure… “non voglio stare più con te, voglio lasciarti”… credo passerei lunghe notti insonne.- lui sorrise…
-Non credo potrà mai accadere.- la rassicurò…
-Ora lo so. Ma ho temuto tanto accadesse.-
-Buonanotte Françoise.-
-Buonanotte Joe.-
Morfeo li accolse nel suo abbraccio dopo soli pochi minuti.
Capitolo 10
Il risveglio fu lento e dolce per Françoise. Joe stava ancora dormendo e lei rimase immobile a guardarlo. Sapeva di doverlo svegliare, non si prospettava una giornata come le altre, voleva rubare ancora alcuni attimi per gustarsi la sua espressione, una delle cose di lui che l’avevano fatta innamorare perdutamente… “il mio cucciolo”…pensò…
All’improvviso il ragazzo aprì gli occhi, incontrando subito quelli di lei che gli sorrise. Lui ricambiò il sorriso e lei gli dette un piccolo bacio sulle labbra, uno, poi un altro, un altro ancora, fino a quando lui l’afferrò per il collo e iniziò a baciarla con trasporto fino a quando quel bacio divenne passione. Quando lui si ricompose e tornò in sé…
-Porc… dovresti essere già in camera tua, se ti vedono uscire da qui, chissà le storie che si racconteranno.- esclamò preoccupato…
-Non mi importa niente Joe, per me possono dire quello che vogliono.- rispose decisa…
-Sono d’accordo con te, ma dobbiamo prepararci, a quest’ora Gilmoure sarà furibondo.- disse conoscendo bene la mania della puntualità di lui…
-Va bene, vado a vestirmi.- rispose con tono che non nascondeva una certa delusione…
-Aspetta Fran…- le disse mentre si rimetteva la sua vestaglia da camera. Si voltò verso di lui in attesa delle sue parole…
-Volevo dirti che sono stato bene stanotte.- disse con tono pacato, sembrava il gemello buono di quello dei giorni scorsi…
-Anche per me è la stessa cosa. Non ci speravo più di potermi abbandonare di nuovo tra le tue braccia.- gli rispose molto dolcemente…
-Allora ci vediamo dopo.- la guardò accennando un sorriso…
-A dopo…. Ah Joe.- Si voltò guardandolo intensamente non appena arrivò alla porta…
-Sì?-
-Promettimi che, se tutto andrà bene, ci saranno molte altre notti come questa.-
-Mmm… ed a quante altre notti stavi pensando?- le chiese malizioso…
-Solo ad un’infinità.- concluse sorridente facendogli l’occhiolino...
Uscì dalla camera di lui molto tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Dopo una frettolosa colazione, si ritrovarono tutti nel salone, dove Gilmoure era in trepida attesa.
Gilmoure: bene, ora che ci siamo tutti, vi do le ultime indicazioni, per essere pronti a quel che ci aspetta oggi… sperando che sia davvero così, l’attesa è snervante, anche se, a qualcuno, ha fatto bene… a quanto pare.- disse con tono irritato ma, al tempo stesso, con espressione serena.
002: allora, ci spieghi come dobbiamo procedere.- domandò sospettoso…
Gilmoure: semplice, vi integrerete con le squadre della polizia. Vi dividerete restando sempre in contatto tra voi per mezzo delle nostre radio speciali che trasmettono in una particolare frequenza.-
005: allora è deciso? Ci dobbiamo dividere?- chiese non troppo convinto…
Gilmoure: esatto e ho anche pensato alla maniere più giusta ed equilibrata.- aggiunse con fermezza…
004: anche se non condivido, capisco perché lo fa professore.- esclamò non troppo entusiasta…
008: lasciamolo parlare ragazzi.- aggiunse Punma che li aveva raggiunti da poco dopo aver parlato la mattina presto con Gilmoure per essere aggiornato…
Gilmoure: bene. A parte 003, che resterà con me e Yuki nella nostra postazione mobile per coordinare e scoprire eventuali movimenti strani dei nostri nemici, vi dividerete in quattro gruppi, come le squadre di polizia mescolandosi ad essi. 004 e 005 andranno con la seconda squadra, 006 e 007 con la terza squadra, mentre 002 e 008 con la quarta. 009 andrà con la prima squadra, quella dei corpi speciali che cercherà di sfondare per prima. A loro il compito più pericoloso ma anche il più decisivo. Per loro, potrebbe essere necessario paracadutarsi sull’edificio. Tutto quello che vi ho detto l’ho già concordato col capitano, quindi, se non ci sono domande, non ci resta altro che aspettare il segnale di Oshino.- concluse.
003: io ce l’avrei una domanda dottore.- disse seria…
Gilmoure: dimmi pure 003.-
003: perché è 009 quello che deve rischiare di più? E, per giunta, da solo?- chiese preoccupata…
Gilmoure: ne avevo già parlato con lui ed eravamo d’accordo, del resto è il più forte tra voi.- rispose cercando di giustificarsi…
003: non mi sembra un buon motivo. Vorrà dire che andrò io con lui.- aggiunse visibilmente contrariata…
009: non se ne parla, tu hai già il tuo compito il quale, ti assicuro, è molto importante. Sarai tu che ci avvertirai di strani movimenti, di pericoli che non abbiamo considerato o previsto.- osservò 009 pienamente consapevole e convinto delle sue parole. Françoise, senza nemmeno guardare in faccia Gilmoure, uscì dal salone in tutta fretta. Joe ebbe l’istinto di alzarsi e di correrle dietro. Si sentì osservato e si fermò. Poi decise che non gli importava niente di cosa pensassero gli altri e, scusandosi timidamente, uscì dalla grande stanza.
Gilmoure: 002, 005 e 007, controllate ancora una volta le armi e gli equipaggiamenti, 008 tu ricontrolla le trasmittenti, tu 006 invece preparaci un buon pranzo e tu, 004, un’altra volta i mezzi di trasporto. Io ricontrollo la postazione mobile. Andate!-
Uscì fuori cercandola, la vide incamminarsi verso il retro della villa, verso la dependance.
-Françoise, ehi… aspetta.- gridò. Lei si fermò e si voltò verso di lui. Quando le fu vicino la guardò negli occhi e cercò un suo contatto con le mani.
-Lasciami, non voglio parlarti.- gli disse irritata…
-Perché, cosa ho fatto di male?- rispose stupito…
-Non è quello che hai fatto che mi fa imbestialire, ma quello che non hai fatto!- disse seria…
-Sarebbe?-
-Non pensare a come mi sento io. Sei sempre il solito.- gli disse quasi sull’orlo del pianto.
-Ma… a cosa ti riferisci?- domandò pur immaginandosi la sua risposta…
-Perché devi essere sempre tu quello che corre i rischi maggiori? Perché devi essere sempre in prima linea? Perché non ti viene in mente che mi possa preoccupare tanto per te? Spiegamelo.- chiese guardandolo da vicino negli occhi…
-Devo farlo, sappiamo benissimo che, col mio acceleratore, sono quello più adatto per…- non lo fece nemmeno finire che…
-Taci! Sai anche tu che è pericoloso, non sappiamo di preciso le armi a loro disposizione. Ti ricordo, anche se non vuoi ammetterlo, che non sei invulnerabile come credi.- disse guardandolo male…
-Lo so, correrò il rischio, non posso fare altrimenti.- sospirò…
-Allora vengo con te.- disse sicura...
Stava per risponderle malissimo ma decise di accoglierla e di esserle vicino in quel suo momento di sconforto.
-Non aver paura, costi quel che costi io non morirò e tornerò da…- Stava per dire “da te” ma quel pensiero non prese forma per mezzo di nessuna parola.
-Da me? Rispondi? E’ questo quello che volevi dire? Oppure me lo sono solo immaginato e che siamo tornati ancora più indietro. Ed io che mi ero illusa che, dopo stanotte, avessimo fatto un piccolo passo in avanti. Ed invece la tua decisione di andare avanti per la tua strada col rischio di morire conferma quel che ho pensato mentre sono corsa fuori. Non ti interessa più niente di me Joe.- rispose lei con occhi tristi e con voce tremante…
-Françoise, ne abbiamo già parlato. Il nostro rapporto ora deve restare così com’è… mi dispiace. Ma ciò non toglie che hai ragione… un piccolo passo in avanti lo abbiamo fatto, e, di questo, devi esserne convinta, perché io lo sono già.- aggiunse con tono sicuro...
-Davvero? Non me lo stai dicendo per farmi stare tranquilla?-
-No, te lo dico perché è la semplice verità.- le sorrise.
-Abbracciami.- Shimamura stranamente esitò, poi la strinse a sé con dolcezza.
“Che strano, non è lo stesso di ieri sera, il suo abbraccio sembra più freddo”.
Tentò di scacciare quei pensieri e si strinse a lui.
-Andrà tutto bene.- le disse tentando di rassicurarla. Lei annuì, senza dire niente.
Alle quindici di quel pomeriggio Gilmoure sentì suonare il cellulare criptato. Dopo qualche minuto chiamò i ragazzi.
Gilmoure: ci siamo. L’incontro è fissato per stasera alle 22 presso l’edificio che, fino a sette anni fa, era la sede centrale della Canon. Ora è usato prevalentemente come magazzino di deposito. Se avevamo la necessità di agire di notte, a questo punto, il problema non sussiste più.- Spiegò…
002: molto male, è un edificio enorme e non sarà facile penetrare al suo interno. Il perimetro è protetto da un muro di cinta alto due metri, poi dovremmo attraversare un giardino molto ampio per arrivare all’entrata.- osservò.
004: praticamente saremo allo scoperto.- continuò con espressione accigliata…
009: ne ho abbastanza di sentire queste cazzate. Faremo il nostro lavoro. Frontalmente agirò io con la squadra dei corpi speciali, per me sarà uno scherzo avanzare. Userò l’acceleratore, non sarò nemmeno visto.- disse seccato…
003: ma non puoi andare da solo, chi ti coprirà le spalle se ti troverai sotto tiro?- disse preoccupata…
007: andrà tutto bene Fran, gli piomberemo addosso da tutti i lati e li circonderemo.- disse mostrando una certa sicurezza…
005: anch’io la penso come 007, ma 009 ha il compito più difficile perché dovrà fare quasi da esca per permettere alle altre squadre di avvicinarsi.- esclamò con preoccupazione…
004: oramai è deciso, faremo come prestabilito. Piuttosto professore, a che ora ci troviamo col capitano e le sue squadre?-
Gilmoure: tra due ore andremo da loro e ci coordineremo. Fortunatamente abbiamo più tempo di quanto potessi sperare. Françoise, possiamo ottenere la piantina di quell’edificio?-
003: si, ma non garantisco che ci servirà a molto.- rispose dubbiosa…
009: in effetti, sono passati molti anni. Presumo che, quella che possiamo scaricare da internet, sia quella rimasta al periodo in cui, in quel posto, venivano fabbricate le macchine fotografiche. Ora, quei maledetti, chissà come l’avranno trasformata.-
Gilmoure: otteniamola lo stesso, forse potrà esserci ugualmente di aiuto. Inoltre, scarichiamo quante più immagini possibili dal satellite.-
Piu tardi, presso la centrale di polizia
-Capitano, siamo arrivati.-
-Bene 004, avete portato tutto il necessario?-
-Sì capitano, siamo pronti all’azione.-
-Dov’è Gilmoure?-
-E’ nella nostra postazione mobile assieme alla figlia di Oshino , 003 e 001.-
-001???- chiese sorpresa…
-Lei non sa di lui ma per noi è una risorsa preziosa, fa parte della nostra squadra dei cyborg.- rispose notando in lei una certa titubanza…
-E perché non partecipa alla missione?- chiese curiosa…
-Beh… lui sta dormendo…- Notò un’espressione strana di Akiko, quindi decise di delucidarla…
-E’ un neonato con poteri telecinetici e, quando si addormenta, dorme per tanti giorni…. mi creda, è una storia lunga.- rispose aggrottando la fronte con la prima frase che gli era venuta in mente…
-Immagino che un giorno me la racconterai.-
-Certamente… non dubiti.-
-Bene, organizziamo le squadre e prepariamoci.-
Le operazioni si svolsero in un clima di tensione ma anche di collaborazione. Parlarono a lungo sulle posizioni da tenere e sulle misure da adottare. Restava il problema di avvicinarsi senza essere visti, almeno non subito, per giocare sull’effetto sorpresa, quello su cui, secondo il capitano, secondo Joe ed anche secondo Oshino, si sarebbe basato almeno il settanta per cento della riuscita del piano. Quindi fu deciso che, la squadra numero uno, al contrario di quello deciso in precedenza, data la particolarità del luogo dell’incontro, si sarebbe paracadutata sul tetto dell’edificio per non essere subito avvistata, dopo di che sarebbe entrata all’interno, avrebbe tolto la corrente e creato scompiglio tra i presenti. Fatto questo, avrebbe dato il segnale per le altre tre squadre le quali, una volta abbattuto i cancelli di entrata, sarebbero piombate su tre direzioni diverse accerchiando l’edificio fino a ricongiungersi e penetrare all’interno, per non lasciare aperte eventuali vie di fuga. Le immagini scaricate dal satellite, purtroppo, mostrarono un perimetro dannatamente ampio da coprire e, la distanza dal muro di cinta all’entrata del fabbricato principale, era notevole. Non si vedevano segni di uomini appostati. Il capitano ed i cyborg pensarono ad un’attenta mimetizzazione di quei soldati, perfettamente consci dell’importanza del loro lavoro. Si pensò anche ad un allarme con sensori di movimento installato nel parco adiacente il palazzo il quale sarebbe scattato all’istante, mentre invece, le telecamere, erano state rilevate direttamente dal satellite.
Akiko: direi che siamo d’accordo.-
004: sì capitano, io ed i miei compagni siamo pronti.-
Capitolo 11
A tarda serata scattò la fatidica ora X. Le quattro squadre formate dal capitano Kobaiashi, presero posizione a distanza di sicurezza dal muro di cinta che circondava il giardino dell’edificio. 009, con la squadra dei parà, attendeva istruzioni.
003: professore, credo che siano tutti dentro. Dannazione…- esclamò con un gesto di stizza.
Gilmoure: che ti prende 003?-
003: sono maledettamente tanti là dentro professore. E tutti armati fino ai denti.-
Gilmoure: ma perché diavolo il satellite non ce l’ha mostrato?-
003: probabilmente, durante gli scatti, non erano ancora arrivati dentro l’edificio.-
004: 003, riesci a vedere la sala dove sono tutti riuniti?-
003: si, è un salone posto all’quindicesimo piano.-
009: di quanti piani è composto l’edificio?-
003: trenta.-
004: maledizione, sono furbi. Proprio in mezzo, per garantirsi più protezione. E magari, l’hanno scelta di proposito perché adiacente ad una sicura via di fuga non segnata sulle planimetrie attuali.-
009: la piantina dell’edificio risale a sette anni fa, e loro lo sanno benissimo, non sono dei novellini.-
003: anch’io lo credo 009, le uscite di emergenza sono le solite di allora, ma certamente ne avranno predisposte altre. Se quell’edificio è di loro proprietà avranno fatto ogni modifica possibile… e ci sono telecamere dappertutto.-
002: le avranno piazzate nei scorsi giorni, hanno avuto tutto il tempo.-
004: tra poco dobbiamo muoverci… 009, siete pronti?-
009: tra poco saremo arrivati. Spero non si accorgano troppo velocemente degli elicotteri.-
003: 009, sul tetto ci sono degli uomini armati.-
009: lo so, ma non sarà un problema per me metterli fuori gioco. Ci catapulteremo su di loro e non gli daremo il tempo di muovere un dito.-
002: la mia squadra è pronta. Al tuo segnale 009.-
009: capitano, tra tre minuti saremo sull’obiettivo, ci prepariamo a saltare.-
Akiko: va bene 009, aspettiamo il tuo segnale, buona fortuna.-
009: anche a voi… tieniti pronto 004, tocca a noi… li prenderemo.-
Per Joe e la sua squadra quei tre minuti sembravano un’eternità.
009: ragazzi, siamo in posizione, tenersi pronti. 004, 002, 007, SALTIAMO…ORA!-
002: RICEVUTO… ANDIAMO, FORZA… FORZA… VELOCI, TENETEVI PRONTI A PIAZZATE LE CARICHE.-
004: CAPITANO, ANDIAMO… VOI, FORZA CON QUELLE SCALE…FATE ATTENZIONE, POSSONO VEDERCI.-
Nel frattempo scoppiarono le cariche esplosive e, nel muro spesso di cinta, si aprì una voragine che permise agli agenti di entrare nel giardino del palazzo. Un’altra squadra era entrata dal retro attraverso delle scale, dove il muro era un po’ più basso. Ma l’allarme silenzioso scattò subito e, all’interno, ci fu subito uno scompiglio generale con i soldati mercenari che correvano ad appostarsi in posti strategici per evitare l’irruzione degli assalitori e proteggere i loro capi.
006: STIAMO PER SFONDARE, SPERIAMO CHE 009 RIESCA A RAGGIUNGERE IL QUADRO GENERALE PER TOGLIERE LA CORRENTE.-
009: SIAMO SUL TETTO, MA SIAMO SOTTO TIRO. CI SONO DEGLI UOMINI APPOSTATI… 003, QUANTI NE VEDI?-
003: CE NE SONO SETTE SOLO SUL TETTO, ALTRETTANTI SULLE SCALE, ED UNA QUINDICINA CIRCA A GUARDIA DEL PERIMETRO. FATE ATTENZIONE.-
009: MALEDIZIONE, MA COS’HANNO DEI CANNONI COME ARMI?-
004: SONO ARMI MOLTO POTENTI, FORSE CALIBRO 50.-
CAPITANO: AVRANNO ANCHE ALTRI TIPI DI ARMI, PREPARIAMOCI AD AFFRONTARLI.-
002: 009, CERCA DI ARRIVARE IN FRETTA AL QUADRO ELETTRICO PER TOGLIERE LA CORRENTE, QUEI DANNATI RIFLETTORI CI PUNTANO LA LUCE ADDOSSO E SIAMO ALLO SCOPERTO.-
009: FARO’ IL POSSIBILE, MA SIAMO SOTTO TIRO. DUE AGENTI SONO GIA’ MORTI… DANNAZIONE.-
004: 009, USA L’ACCELERATORE SVELTO, TROVA QUEL CAZZO DI GENERATORE.-
009. MA NON POSSO LASCIARLI DA SOLI, HANNO ARMI PAZZESCHE QUEI MALEDETTI.-
Gilmoure: 009, MALEDIZIONE… PENSA A TOGLIERE LA CORRENTE ELETTRICA.-
009: VA BENE!-
Joe azionò l’acceleratore, sfondò la porta dell’uscita di sicurezza sul tetto e, dopo aver avuto ragione di cinque uomini accorsi per le scale, si diresse ai piani inferiori.-
Nel frattempo, all’esterno dell’edificio, l’erba verde e perfettamente tagliata all’inglese del giardino, fu calpestata ripetutamente. Era difficile avanzare, non vi erano ripari nelle vicinanze e le perdite umane stavano diventando considerevoli. E le luci dei riflettori erano sempre puntate costantemente addosso agli agenti.
009: 003, DOVE’ IL QUADRO GENERALE?-
003: SECONDO LA PLANIMETRIA AL VENTINOVESIMO PIANO. C’E’ UN USCITA DI EMERGENZA CHE PORTA AD UNA TERRAZZA DOVE CI SONO I LOCALI DELLA CALDAIE… SEI VICINISSIMO.-
009: LO SO, MA HO MOLTI UOMINI CHE MI STANNO ATTACCANDO, NON RIESCO A FARE UN METRO. NE HO COLPITI QUALCUNO MA NESSUN RISULTATO. CREDO CHE, ALMENO LA META’ DI LORO, SIANO DEI CYBORG.-
003: ORA CHE RIESCO A VEDERLI MEGLIO, CREDO TU ABBIA RAGIONE.-
Capitano: DANNAZIONE, QUESTO OSHINO NON CE LO AVEVA DETTO.-
002:MAGARI NON LO SAPEVA…. ALLORA 009, CI RIESCI? QUI STANNO MORENDO DELLE PERSONE.-
“Maledizione, devo farcela”. Joe si buttò in mezzo al fuoco nemico, disarmò alcuni uomini e si impossessò delle loro armi. Coprendosi dietro ad uno spesso muro, riuscì a sparare con sicurezza, mentre alcuni uomini della sua squadra, riuscirono ad entrare. Sentì i loro passi frettolosi scendere le scale e, appena se li trovò accanto, tirò un sospiro di sollievo.
-CE L’AVETE FATTA. FORZA, CERCHIAMO DI TOGLIERE QUELLA MALEDETTA CORRENTE
-TI COPRIAMO NOI, TU VAI.-
-FATE ATTENZIONE, SONO DEI CYBORG ANCHE LORO.-
-VAI 009… ORA.-
“Joe…” Françoise sentiva tutte le conversazioni, spesso si sentiva come se fosse lì con loro ma, in quel momento, si spaventò… per lui. Joe, con uno scatto fulmineo, si diresse in fondo a quel corridoio protetto dal fuoco di copertura degli uomini della sua squadra, mise fuori gioco altri quattro nemici, uscì fuori e raggiunse il locale delle caldaie dove, in una stanzetta adiacente, vi era il quadro elettrico generale. Praticamente lo rase al suolo. Restavano le luci di emergenza ma, quelle, fortunatamente, servivano solo ad illuminare l’interno del palazzo.
Capitano: FORZA, AVANZIAMO… ORA POTETE INDOSSARE GLI INFRAROSSI.-
Avendo fatto saltare la corrente, le operazioni di avvicinamento al palazzo progredivano molto più rapidamente, le raffiche non erano precise come prima e gli agenti ed i cyborg, potevano muoversi più tranquillamente..
004: ANDIAMO ANCHE NOI. SPARATE SU QUELLE MITRAGLIATRICI ALLA NOSTRA DESTRA. 002, COME VA DA TE?-
002: SIAMO DENTRO, ORA ANDIAMO VERSO LE SCALE MA CI SONO UOMINI ARMATI DAPPERTUTTO.
004: IL NOSTRO OBIETTIVO E’ IL SALONE AL QUINDICESIMO PIANO.-
003: STATE ATTENTI, POTREBBERO TENDERVI UN TRANELLO.-
009: FA LO STESSO… ANDIAMO RAGAZZI.-
Le squadre procedevano con difficoltà verso l’obiettivo, nonostante l’appoggio del buio le perdite furono rilevanti. I giubbotti antiproiettile si rivelarono insufficienti per quel tipo di armi a disposizione dei nemici alcuni dei quali, probabilmente per la loro natura, riuscivano a vedere anche senza la luce.
Capitano: CI SIAMO 004.-
004: RICORDATE, ARRESTIAMOLI TUTTI, SENZA INDUGIARE. 009: DOVE SEI?-
009: SONO VICINO A VOI, CI SONO ANCHE 002 E LA SUA SQUADRA.-
Gilmoure: E 007 E 006?-
009: Sì’ SONO DIVISI IN DUE SQUADRE, PER SORVEGLIARE LE SCALE E L’ENTRATA PRINCIPALE. QUI BASTIAMO NOI PROFESSORE.-
002: 008, PIAZZA LE CARICHE!-
008: FATTO, A TE L’ONORE 002!- Jet prese il telecomando dell’ordigno piazzato, aspettando l’ordine di Albert…
009: 004, DI AL CAPITANO CHE ENTRIAMO SOLO NOI, PER GLI AGENTI, POTREBBE ESSERE PERICOLOSO!-
004: HA SENTITO CAPITANO? TOCCA A NOI… SEI PRONTO 005?-
005: MAI STATO COSI’ PRONTO 004.-
004: 002, ORAAAA.-
Jet premette il pulsante. La porta blindata di acciaio di trenta centimetri di spessore esplose anche se non si frantumò del tutto.
004: ENTRIAMOOOO.-
002,009,004,005 si buttarono dentro armati delle loro pistole paralizzanti ma si trovarono di fronte altri nemici armati fino ai denti. Joe azionò l’acceleratore e ne mise fuori combattimento un bel numero. Quegli uomini che, fino a quindici minuti fa, erano comodamente seduti intorno ad un tavolo perfettamente ovale di grandezza spropositata, se ne stavano attaccati al muro protetti dai loro mercenari ma fu tutto inutile perché Joe e Jet li misero subito fuori combattimento. 004 puntava contro loro il suo braccio e li teneva sotto tiro. Le luci di emergenza in quel salone, erano ancora accese. Il capitano Kobaiashi fece il suo ingresso nella sala insieme ad alcuni agenti mentre, altri, si stavano occupando dell’arresto degli altri che erano stati disarmati grazie anche al pronto intervento di 006 e 007 che li avevano bloccati con la sua squadra, mentre cercavano di fuggire sia dalle scale di emergenza sia dall’androne al piano terra.
Una decina di persone, tutte perfettamente corrispondenti alle caratteristiche indicate da Oshino, furono immediatamente riconosciute, come Hassan, che Joe riconobbe all’istante, e Oshino, che restò accanto agli altri per non destare sospetti. Venne ordinato loro di restare appoggiati alla parete l’uno accanto all’altro. Akiko Kobaiashi era soddisfatta, con 009, 004 e 002, era di fronte a quegli individui, a quei famigerati mercanti di morte e del crimine. Gli tornarono in mente le parole di Oshino: “ lei non li conosce perché non sa nemmeno che loro esistono”. Ed infatti, tutti restarono sconcertati di fronte a tali volti. Sembravano persone normalissime, anche se molto ricche e potenti, di quelle che incontri per strada normalmente a cui puoi dare il buongiorno e buonasera, fermarsi con l’auto per permettere loro di attraversare le strisce pedonali, o che fermi per strada per chiedere indicazioni. Maeda, sembrava quasi un dottore, Yazu, era vestito come un avvocato o come un manager, mentre kenzo, col suo fisico atletico, poteva benissimo essere un agonista di qualsiasi sport o un professore di educazione fisica. Ma non erano solo ricchi uomini d’affari conosciuti da tutti per le loro ricchezze e le loro attività ben avviate sul mercato, erano i tre spettri, i più spietati criminali del Giappone e Joe li guardava in cagnesco. Jet conosceva bene quel suo sguardo e, insieme a 004, gli si avvicinarono per farlo calmare. Soprattutto due di loro stavano quasi ridendo, con espressione beffarda mentre l’altro era impassibile, non si era scomposto di un centimetro e, questo atteggiamento, spiazzò sul momento Akiko la quale, dopo aver dato uno sguardo all’espressione fulminante di 009 rivolta verso di lei, che le diceva chiaramente di procedere all’arresto senza esitazioni, decise di scuotersi e di agire.
-Vi dichiaro tutti in arresto, ogni cosa che direte può essere usata contro di voi in tribunale, avete diritto ad un avvocato. Se non potete permettervelo, ve ne sarà assegnato uno di ufficio.- disse quasi rabbiosa Akiko, guardandoli in faccia con chiaro disprezzo ma anche con evidente soddisfazione.
I tre uomini continuarono ad essere impassibili e non dissero una parola, ma sapevano che sarebbe stato anche ridicolo, visto l’esercito di assassini che avevano assunto per fare il loro sporco meeting in completa privacy. Furono scortati fuori dove, ad attenderli, vi erano altri mezzi della polizia accorsi puntualmente alla chiamata del loro capitano. I cyborg andarono con loro.
Fu una lunga notte per tutti. Tutti gli uomini arrestati, furono condotti in stanze separate, soprattutto i tre, per essere sottoposti ad interrogatorio. Ma ciò non servì a molto perché, i tre spettri ed i loro collaboratori rimasti illesi nello scontro, si avvalsero della facoltà di non rispondere se non in presenza di un avvocato. L’indomani, senza indugiare oltre, in una stanza appositamente preparata dagli agenti, lontana da occhi indiscreti per salvaguardarne l’incolumità, vi erano Oshino, il capitano Kobaiashi, il procuratore distrettuale e Joe Shimamura, venuto al posto del dottor Gilmoure che non stava bene. Le prove fornite da Oshino erano schiaccianti, ognuna comprovata da documentazione, materiale video e fotografico. Vi erano tracciati di telefonate con criminali stranieri, conti cifrati all’estero, società di comodo che operavano nell’ombra, nomi e nomi di persone insospettabili presenti sui loro libri paga. L’accordo iniziale fu interamente rispettato. Oshino, dopo un caloroso saluto che sapeva di addio alla figlia, ottenne l’immunità, una nuova identità, due guardie del corpo, e una nuova dimora dove sarebbe vissuto fino alla fine dei propri giorni. Prima di andarsene definitivamente, aveva parlato anche con 009 e alla fine si erano scambiati anche una stretta di mano. Alla fine Joe, davanti a Yuki, aveva espresso tutta la sua soddisfazione e la sua gratitudine all’uomo per il suo gesto coraggioso. I giorni successivi, il procuratore distrettuale, forte delle prove a loro carico, fissò l’udienza preliminare, la quale, si risolse con la carcerazione preventiva. Anche il giudice, vedendo le accuse e le prove a carico degli imputati, si convinse che la cauzione non era nemmeno da essere presa in considerazione, data l’altissima probabilità di fuga di quei tre individui. Il processo fu fissato nel mese successivo.
Capitolo 12
002: sei pronta Françoise?- chiese esitante.
003: sì Jet, sono pronta.- rispose anche se l’idea non le piaceva proprio, ma il dottor Gilmoure aveva deciso che doveva andarci lei a New York con Jet e Yuki.
Gilmoure: andate, altrimenti perderete l’aereo.- disse sospirando.
Yuki: dov’è Joe? Volevo salutarlo.- chiese con voce malferma
005: è andato a controllare la sua auto, ha detto che deve partire per qualche giorno.-
Yuki: posso…un secondo?- chiese esitante.
004: vai pure, ma fai in fretta.- Si mise a correre, poi lo vide che armeggiava dentro il cofano della sua auto.
-Joe.-
-Ciao. Pronta per partire?- chiese sorridendo richiudendo il cofano…
-Perché non vuoi partire tu con me?- rispose triste…
-Te l’ho detto, sei in buone mani.-
-E’ la stessa cosa che mi ha detto mio padre ieri mattina.-
-Ti ha fatto una bella sorpresa venendoti a trovare prima della tua partenza, non trovi?-
-Sì. Ma non è mio padre il mio pensiero, lui non c’è mai stato per me, a parte ricoprirmi di denaro. Il penso a te, e a lei.
Mi sono affezionata molto a tutti voi, ma, soprattutto, a te e a Françoise. Anche un cieco si accorgerebbe che siete fatti l’uno per l’altra e mi piange il cuore partire con voi due che ancora vi siete decisi a rimettervi insieme.-
-Yuki, sei molto cara e ti ringrazio, ma stai tranquilla. Non ho intenzione di perdere Françoise ma, prima, devo riflettere e sistemare alcune cose.-
-Quanto starai via?-
-Francamente non lo so. C’è una cosa molto importante che devo fare. Pensa che la devo a tuo padre. Non trovi che il destino a volte sia buffo? L’ho odiato tanto, mentre ora, non faccio altro che ringraziarlo.- ammise quasi sorridendo… ma amaramente…
-Promettimi che, una volta tornato, sistemerai le cose con lei.-
-Yuki…io…-
-Giuramelo!- lo guardò seria…
-Va bene, te lo giuro.- la rassicurò…
-Addio Joe. E’ stato un piacere per me conoscerti. Grazie per tutto quello che hai fatto per me… non ti dimenticherò mai.- gli disse quasi in lacrime…
-Addio Yuki, nemmeno io ti dimenticherò.- le asciugò le lacrime con le dita e lei lo guardò intensamente negli occhi, gli si avvicinò e lo baciò leggermente sulle labbra. Questa volta il ragazzo non la scacciò, la guardò dolcemente e la strinse affettuosamente a sé. La ragazza tornò dagli altri, salutò tutti affettuosamente e si incamminò verso l’auto con Jet e Jeronimo, mentre Françoise restò un attimo immobile…
003: perché devo andarci io, professore?- chiese esitante.
Gilmoure: te l’ho detto, siamo sempre in missione, Jet conosce la città come le sue tasche e conosce benissimo il contatto di Joe per i documenti di Yuki, mentre tu sei la più adatta per starle vicino in un momento difficile come questo.- rispose quasi ammonendola…
003: e a me chi mi starà vicino professore? Sentiamo!- disse secca…
Gilmoure: ma cosa c’entra questo ora?- chiese domandandosi a cosa si stesse riferendo...
003: io voglio restare qui. Può andarci anche 004 al mio posto.- disse risoluta e disgustata dalle parole di Gilmoure che la guardò malissimo, ma lei non fu da meno e lo fulminò con lo sguardo. Sapeva che il professore, all’apparenza pacato, non gradiva essere contradetto davanti agli altri, ma a lei, in quel momento, non le importava… aveva altro e qualcun’altro in mente, a pochi metri da lei.
Yuki: per me non c’è problema professore.- disse tranquillamente…
004: mi ero preparato a questo… forza Jet andiamo.- disse sospirando lasciando tutti stupiti…
002: sì… ma non russare sull’aereo…ok?- disse scherzando…
004: farò il possibile.- rispose lanciandogli un’occhiataccia…
Yuki: Françoise, grazie davvero di tutto, per me è stato un onore conoscerti.-
003: anche per me. Sei una brava ragazza, e sei molto coraggiosa, non è facile accettare tutto quello che ti sta accadendo. Ti ammiro molto, dico davvero… cerca di avere cura di te stessa, mi raccomando.-
Yuki: grazie, starò attentissima. Ah, c’è un’altra cosa…-
003: dimmi.- Yuki le si avvicinò e le sussurrò all’orecchio quel che ancora non aveva avuto il tempo di dirle… -Vi invidio, siete una bella coppia, non ho mai conosciuto due persone che si amano come vi amate voi due. So che sarà difficile e che lui è un bello zuccone, ma sono sicura che lo riconquisterai.- disse sincera…
003: grazie… davvero. Sai, sono sicura che, in un altro momento, noi due avremmo potuto essere ottime amiche. Buona fortuna per tutto.- si abbracciarono calorosamente e si salutarono…
Dopo uno sguardo di fuoco lanciato a Gilmoure, Françoise si recò subito da Joe il quale, nel frattempo, aveva caricato la sua auto dell’occorrente per la sua prossima missione. Quando la vide arrivare restò quasi sorpreso, credeva che fosse partita sul serio, ma la sua espressione tradiva una certa felicità nel vederla.
-Ciao Joe, che stai combinando di bello?- gli chiese facendo finta di non immaginarselo…
-Niente di particolare.- rispose mal celando tutt’altre intenzioni…
-Credevo ci avessi ripensato.- proseguì cercando di distrarlo da quel che stava facendo per avere la sua considerazione…
-A cosa ti stai riferendo?- chiese perplesso…
-Al fatto di volertene andare.- gli rispose facendolo voltare verso di lei…
-Beh, a quello non ci avevo ancora pensato in realtà. Ho altro per la testa.- disse prendendosi il mento da parte a parte col pollice ed indice ma tentando di tornare ad armeggiare con la sua roba…
-Sì, ma io so anche questo.- aggiunse stupendolo e catturando definitivamente la sua attenzione…
-Non credo tu lo sappia Françoise.- rispose scuotendo la testa…
-Vediamo se indovino… tu vuoi andare a fare un sopralluogo in quello dove una volta sorgeva il riformatorio di Shoushan, non è così?- disse mostrandosi sicura di se e facendogli capire che, in pratica, sapeva ogni cosa…
-E tu come fai a saperlo?- chiese aggrottando la fronte esterrefatto…
-Vi ho sentiti, la prima volta che quell’uomo è venuto da noi. Ti ha detto che in quel luogo accadono strane cose… che hanno a che fare con superuomini… o qualcosa di simile.-
Joe restò di sasso, lei sapeva tutto. E lui che credeva di farla franca dicendo a tutti che voleva andarsene per un po’ per i fatti suoi.
-Devo andare Françoise.- disse con voce fievole.
-Va bene, vado a prendere la mia roba… dammi dieci minuti.- disse tranquillamente come se fosse la cosa fosse più naturale del mondo…
-Assolutamente no.- rispose categorico…
-Assolutamente sì.- rispose trafiggendolo con lo sguardo...
-E’ solo un sopralluogo, non è pericoloso. E se scopro quel che sospetto, dovremo tornarci con tutta la squadra.- aggiunse tentando di per farla desistere…
-Allora, se non è pericoloso come dici, posso anche farti compagnia. Non ti darò fastidio… promesso.- esclamò talmente decisa che lui non seppe controbattere…
-E’ inutile che tenti di dissuaderti, vero?- le chiese scuotendo la testa con un mezzo sorriso.
-Sì, è perfettamente inutile.- concluse soddisfatta.
-E poi, voglio venire con te anche per altri motivi.- aggiunse con tono che tornò subito serio…
-E… posso sapere quali sono?-
-Sono in pensiero per te. In quel posto hai ricordi terribili, ho paura che tu possa commettere qualche sciocchezza.-
Notando l’espressione di lui incupirsi vistosamente, e vedendo che spostava il suo zaino continuamente per il nervosismo, gli si avvicinò e gli mise le mani sulle sue spalle facendolo voltare. Il suo sguardo era diventato improvvisamente vuoto e il suo corpo rigido. Lei se ne accorse e gli si avvicinò ancora di più, fino quasi a sentire il suo respiro.
-Françoise… io… tu… non dovresti venire.- deglutì nervosamente…
-Joe, io vengo con te. Una volta mi dicesti che non mi avresti mai permesso di affrontare le mie paure, il mio passato e tutto quello che ci è successo da sola. Ora!… io non so se TU hai superato tutte le tue paure, ma ho visto la tua espressione quando Oshino ti ha nominato quel luogo. A me basta questo per non farti andare da solo. Se poi andrà tutto liscio, meglio così. Ma se vai là, senza di me, e qualcosa va storto, non me lo perdonerei. Nessuno sa dove stai andando vero? Neanche Gilmoure!?-
-No, gli ho detto solo che stavo via qualche giorno.-
-Bene, allora possiamo andare.- Il sorriso che uscì dal volto di lei fece sorridere anche lui, che la guardò intensamente negli occhi…
-Mi è mancato…- esclamò…
-Cosa?- le chiese curiosa…
-Quel tuo sorriso. Una volta mi sono chiesto se è solo un mio privilegio.-
-Lo è, stupido. Lo è sempre stato.- gli rispose avvicinandosi e stringendosi a lui, il quale, ricambiò con gioia il suo gesto…
-Va bene, allora andiamo… e poi… potresti anche essermi utile.- le disse strizzandole l’occhio…
-Te la passo… proprio perché sei te.- gli rispose alzando un sopracciglio con dissenso…
Françoise tornò quasi subito, salutando di sfuggita gli altri. Nessuno fece domande… meglio così, sarebbe stato difficile spiegare ogni cosa. Joe la stava aspettando già seduto al posto di guida.
-Partiamo subito?-
-No, pensavo di partire domani pomeriggio. Ma, prima, devo passare dalla base a prendere alcune cose, casomai stanotte dormiremo là.-
-Va bene, e quanto ci impiegheremo?-
-Si trova nella zona nord della città. Ci fermeremo strada facendo per mangiare qualcosa. Voglio essere lì quando farà buio, così avremo tutto il tempo di osservare la zona. Si tratta di un complesso di edifici… da quel che ricordo sono quattro fabbricati molto grandi. Ci avevano diviso per fasce di età e per tipologia di reato. Io ero… tra i peggiori, anche se non lo meritavo. Se è come penso, chi ha preso il posto di quel pazzo non ha lasciato niente al caso e quel luogo sarà super controllato. Il nostro scopo sarà quello di scattare qualche foto, di rendersi conto di quanti uomini ci saranno di guardia e di quanti ne sono imprigionati dentro. Ti avverto Françoise, potrebbero esserci anche dei bambini… molti bambini. Non so se tu…- concluse serio e preoccupato per la sua possibile reazione. Sapeva che lei era sensibile a certe ingiustizie, avendole anche vissute sulla sua pelle.
-Non preoccuparti per me. Se ho imparato una cosa in tutto questo tempo in cui sono diventata un cyborg, è che non mi sorprende più niente e nessuno. La mente umana è imprevedibile, basta un niente per uscire dalla ragione e dal buon senso. Se veramente in quel luogo fanno simili esperimenti su esseri umani, è nostro dovere fermarli. Ma prima dobbiamo esserne certi e fare le opportune verifiche. Per questo sono qui con te…. E non solo per questo.- precisò…
-Ed io non ti ringrazierò mai abbastanza. Durante la mia esistenza sono sempre stato convinto che, se non avessi incontrato te, a quest’ora sarei sempre un teppista e uno sbandato.- disse guardandola dolcemente…
-Sono io che ringrazio te, per essere come sei. Spero tu possa tornare ad amarmi come prima… mi manchi tanto Joe.- gli confessò guardandolo teneramente…
-Finita questa triste storia, ne parleremo… te lo prometto.- le disse sincero…
-A me basta questo.- concluse prendendogli la mano.
L’indomani pomeriggio partirono come previsto ed arrivarono sul posto nell’ora stabilita. Era già buio quando lasciarono l’auto nascosta nel bosco a distanza di sicurezza avvicinandosi lentamente a piedi. Nessun problema per 003, lei vedeva benissimo anche nell’oscurità. Arrivati nei pressi dei fabbricati, notarono l’imponente muro di cinta alla cui cima vi era il filo spinato attraverso il quale, probabilmente, passava la corrente ad alta tensione e il sistema di sicurezza formato da telecamere e rilevatori di movimento. Non era possibile avvicinarsi oltre.
-Guarda là Joe, perché non saliamo su quell’edificio dall’altra parte? Sembra un cantiere edile abbandonato ma quell’edificio è abbastanza alto per permetterci di fare il nostro sopralluogo senza essere visti, che ne dici?-
-Dico che è un’ottima idea. E brava la mia partner. Se continuiamo così, l’allieva supererà il maestro.- rispose ironicamente
-Ma smettila di fare il buffone. Se davi uno sguardo prima, te ne saresti accorto anche te, ma eri troppo concentrato ad osservare quel muro.- gli fece notare con soddisfazione. Lui annuì, sapeva che lei aveva pienamente ragione e si stava convincendo sempre di più che era stato un bene che fosse venuta con lui… per tanti ottimi motivi.
Entrarono nel cantiere forzando con facilità la debole catena che chiudeva il cancello di entrata e salirono nell’edificio indicato da 003. Arrivati in cima, Joe tirò fuori il suo binocolo a raggi infrarossi dal suo zaino e la pistola laser per averla a portata di mano, casomai ci fossero stati imprevisti. Quindi, insieme a Françoise iniziarono ad osservare la zona indisturbati.
-Sembra tutto tranquillo.- esordì
-Mmm…-
-Tutto bene?- chiese accorgendosi che non la stava ascoltando…
-Sì… scusami… ma è questo il problema Françoise… tutto troppo tranquillo.- rispose perplesso…
-Ci sono molte guardie… ne ho contate almeno quindici, e solo in questa zona.- precisò…
-Già, probabile che lungo il perimetro ce ne siano molte altre. Hanno anche molti automezzi, camion, jeep, mi sembra di vedere anche dei cingolati.- aggiunse sempre più concentrato da quel che vedeva muovendosi lentamente con il suo binocolo…
-Ci sono anche postazioni di sentinelle ognuna con riflettori puntati.- Non sarà facile avvicinarsi.- osservò preoccupata…
-Da quel che possiamo vedere, c’è cinque volte la sorveglianza che abbiamo affrontato per prendere i tre spetti.- rispose pensieroso e preoccupato da quel che stava vedendo. Era chiaro che, in quel luogo, stava accadendo qualcosa di molto importante e delicato, altrimenti non si spiegava un simile spiegamento di guardie armate.
-Joe, non sarebbe il caso di vedere anche gli altri lati del complesso?- chiese titubante…
-Non credo sia necessario, da qui abbiamo la visuale migliore e, lungo il perimetro, non vi sono altri edifici tranne questo cantiere. Secondo me lo hanno chiuso per non far avvicinare nessuno. Ricordo bene questi luoghi. A parte questo bosco alle nostre spalle, questo complesso è in mezzo ad un deserto di erba verde. Non c’era nemmeno questo cantiere quando vi ero rinchiuso.- ricordò…
-Guarda, sta arrivando una specie di pullman.-
-Fammi vedere…- Joe spostò la visuale col suo binocolo nel punto indicato da 003, la sua espressione si incupì, spalancando gli occhi… -Maledetti vigliacchi! Vedi anche tu quello che sto vedendo io?- chiese furioso…
-Sì, ne saranno scesi almeno una trentina… poveretti, chissà che brutta fine gli sarà riservata.- disse seriamente preoccupata…
-Fran, ora non possiamo fare niente per loro. Dobbiamo tornare con gli altri, anche se dovremmo fare a meno di 002 e 004. Nel caso spieghiamo tutto a Gilmoure e gli chiederemo di parlare col capitano Kobaiashi per farci dare una mano… da soli non credo potremmo farcela. Facciamo qualche fotografia ed andiamocene subito.-
Françoise prese la macchina fotografica e scattò molte foto di tutto il complesso degli edifici cercando di focalizzare l’attenzione su alcuni particolari di primaria importanza: accesso agli edifici, guardie armate, mezzi di trasporto, sistema di sorveglianza, recinsione. Un lavoro fatto a regola d’arte come solo lei sapeva fare.
-Fatto! Allora… che dici… possiamo anche andarcene.- concluse chiedendosi se davvero lui stesse bene perché, dalla sua espressione, sospettava il contrario…
-Direi di sì. Sei stata bravissima, hai fatto un ottimo lavoro. Quando torneremo alla base, ci scaricheremo anche le immagini dal satellite di tutto il perimetro, per avere una visuale dall’alto ancora più completa. Dopo di che informeremo gli altri e decideremo come agire. Dobbiamo scoprire cosa accade dentro quelle maledette mura e fermare quei pazzi criminali.-
-Dai, raccogliamo la nostra roba e andiamocene subito… non mi sento tranquilla.- disse con voce improvvisamente ansiosa…
-Lascia, ci penso io.-
-No, faccio io. Tu, se vuoi, dai un’ultima occhiata… ti ho visto perplesso quando osservavi quell’edificio in particolare.- gli fece notare dimostrandogli ancora una volta di conoscerlo a memoria…
Annuì facendole un piccolo sorriso. Poco dopo lei aveva già raccolto da terra e rimesso a posto tutte le cose nello zaino e si alzò in piedi. Poi lui lo prese dalle mani di Françoise e se lo mise in spalla.
-So cosa stai pensando… tranquillo, andrà tutto bene. Non accadranno altre cose brutte là dentro, te lo prometto. Li libereremo tutti.- gli disse sorridendo…
-Ti ringrazio. E’ che… questo posto mi ricorda tanta sofferenza, e non voglio che, dentro quelle stesse mura, altro dolore venga provato, di qualsiasi tipo esso sia.-
Senza dire niente, lei lo abbracciò stringendolo a sé, lui si abbandonò a lei forse con una lacrima che gli stava scendendo sul viso. Lei chiuse gli occhi assaporando quel momento ma, all’improvviso, Joe, spostando lo sguardo istintivamente davanti a lui, si accorse di un puntatore laser proprio sulla tempia di Françoise che partiva proprio da una delle torrette di sorveglianza. Fu preso dal panico…
-FRANçOISEEEE….- accadde tutto in una frazione di secondo e, purtroppo per loro, il puntatore laser, doveva essere puntato verso di loro già da qualche secondo. Urlò cingendola con un gesto felino cercando prima di voltarla e poi di spingerla per farla cadere per terra. Cercò di azionare il suo acceleratore ma, nello spostare lei dalla traiettoria, aveva perso quella frazione di secondo per cui restò nel mirino di quel laser. Due colpi erano già partiti, uno dei quali lo centrò in piena testa. Françoise vide gli schizzi di sangue che uscivano dalla testa di Joe. Il proiettile, doveva essere davvero di grosso calibro per ridurlo in quello stato e, barcollando, Shimamura cadde rovinosamente a terra. Françoise, rimasta impietrita, spalancò gli occhi terrorizzata e lo prese tra le braccia. La ragazza non riusciva a muoversi, teneva tra le mani la testa sanguinante di lui che non dava segni di vita. Con uno sforzo sovrumano lui aprì gli occhi e, con voce tremante…
-Sca-ppa… non resta-re qui… è peri-co-loso.- La sua voce balbettava e faticava a parlare senza avere fitte di dolore alla testa. Il sangue scorreva copioso. Tra le lacrime, Françoise era rimasta pietrificata e lo guardava… non riusciva a respirare… non riusciva a realizzare che fosse successo davvero. Era pallida e impaurita, non voleva credere che la maschera di sangue che stava tenendo tra le sue mani, era il viso di Joe, come se il suo cervello si rifiutasse di ammetterlo. Ma… passarono solo alcuni istanti e, lo spavento di lei, esplose in un pianto a dirotto che non riusciva a controllare, fino ad iniziare ad accarezzare il volto di lui insanguinandosi le mani…
-Joe… non ti affaticare… ti prego… penserò io a te.- era sconvolta, le lacrime scesero ancora più copiose fino a bagnare le guance di lui…
-Non piange-re. Sei… più bel-la quan-do sorri-di.- Un’altra fitta di dolore gli fece serrare gli occhi…
-Amore mio, stai tranquillo, andrà tutto bene. Ora ti porto al sicuro.- disse concitata e agitata anche se si sforzava di non farsi prendere dal panico…
-Sca-ppa, ti prende-ranno… ti pre-go.-Tentò di sollevarlo ma sollevare un uomo a peso morto da terra non era semplice. Cercò di alzarlo per come poteva con la sola forza della disperazione ma, tutti i suoi tentativi, si infransero nello sconforto e, per la prima volta nella sua vita, aveva capito che l’avrebbe perso sul serio.
-Vatte-ne. Lascia-mi qui.- Con gli occhi oramai gonfi dalle lacrime Françoise non voleva demordere e fece altri disperati tentativi. Le lacrime avevano perso il controllo e scendevano copiose dal suo viso. “non ti lascerò morire, se mai dovesse accadere morirò con te”.
-La-scia-mi qui… sal-vati alme-no tu.-
Era disperata, si era resa conto che i suoi sforzi erano inutili, le forze la stavano abbandonando insieme alla speranza di salvarlo. Decise di trascorrere con lui gli ultimi istanti di vita, quindi si rassegnò e, tenendo sempre il suo viso tra le mani, lo baciò dolcemente sulle labbra e lo abbracciò stretto.
-Ma co-sa fai? Vette-ne... arri-vera-nno…ti pre-go, la-scia-mi qui.- Le disse cercando di trovare l’ultimo pezzettino di energia che gli era rimasta...
-Joe…-
-Per-ché non mi ascol-ti mai?-
-Ti amo Joe Shimamura. Ti amerò per sempre.- gli disse sfiorandogli la guancia col suo naso per poi baciarlo dolcemente.
-Ti amo. Fran-çoise… per sem-pre.- Lei, improvvisamente, nonostante le lacrime, gli sorrise dolcemente, lui, con gli occhi semichiusi la guardò e restò a fissare, forse per l’ultima volta, quel sorriso, il suo sorriso…
-Gra-zie.-
-No Joe, continua a guardarmi. Resta con me… ti prego… non lasciarmi… io… voglio morire con te.-
Lui la guardò intensamente negli occhi. Tentò di avvicinarsi a lei e lei lo baciò ancora dolcemente. Mentre lo stava stringendo tra le braccia, sentì da lontano del passi stavano arrivando.
-Ad-dio.- lui chiuse gli occhi e lei si accorse che il suo cuore aveva smesso di battere. L’aveva lasciata… questa volta per sempre.
Capitolo 13
-SONO QUI’, ACCORRETE PRESTO!-
005: 003, lascia, ci penso io.- le disse mentre era rannicchiata su di lui abbracciandolo con gli occhi chiusi. Françoise, al suono inconfondibile di quella voce, ebbe un sussulto, alzò lo sguardo e, nel vedere quella grossa figura alta due metri che si era chinata verso di lei, spalancò gli occhi…
003: ma cosa… 005… tu… tu qui?-
005: lascia fare a me, dobbiamo far presto.- Françoise restò impietrita, il suo amico era arrivato, probabilmente non era solo e questo, per un attimo, si tranquillizzò… per un attimo…
003:ti prego, aiutalo… è stato colpito… non respira più.- disse tra le lacrime…
005: lo porto subito al Dolphin.
003:c’è… c’è anche il dottore? Chiese sempre spaventata e sconvolta…
005: sì, vieni con noi.-
007: FAI PRESTO, STANNO ARRIVANDO!- la voce di Bretagna li scosse chiamandoli dalle scalette di acciaio…
008: DOBBIAMO DECOLLARE, TRA POCO SARANNO QUI- esclamò accorso anche lui preoccupato dall’arrivo imminente del nemico…
Il Dolphin 2 era partito dalla base dei cyborg quando 001, che si era svegliato circa un’ora prima, aveva sentito che 003 e 009 erano in pericolo. I cyborg, trovandosi alla base dopo aver lasciato la villa nella mattina, avevano immediatamente decollato portandosi dietro il dottor Gilmoure il quale, avendo avuto una brutta sensazione, aveva insistito nell’andare con loro. Purtroppo non avevano fatto in tempo ad impedire che Joe fosse colpito ma, al contempo, erano riusciti a salvarli dalle guardie che stavano accorrendo armate fino ai denti al cantiere dove 003 e 009 stavano sorvegliando dall’alto l’edificio. Il Dolphin 2 ,dal punto di vista medico, era attrezzato meglio di un ospedale. Joe entrò in sala operatoria col dottor Gilmoure e 006, nonostante l’insistenza di 003 la quale, era talmente fuori di sé che il dottor Gilmoure, aveva preferito restasse fuori dalla stanza. L’attesa era snervante e Françoise era seduta in un angolo con espressione assente, quasi abulica. Quando il Dolphin 2 arrivò alla base, 009 era sempre sotto i ferri, non potevano spostarlo alla base, sarebbe stato rischioso e, oltretutto, su quel mezzo Gilmoure disponeva degli stessi strumenti che aveva alla base.
007 chiamò subito 002 e 004 che erano sempre a New York. Avendo messo il vivavoce, i cyborg potettero sentire benissimo le urla di disperazione soprattutto di Jet e anche di Albert, allorché 008, disse a Bretagna di toglierlo subito per non far sentire quelle urla e quel vociare a 003, rimasta sempre immobile e seduta nel suo angolo per terra con la testa tra le mani. Dopo oltre dieci ore i cyborg videro la porta finalmente aprirsi. Per primo uscì 006, visibilmente affranto che guardò gli altri e restò pietrificato, sull’orlo del pianto. Françoise alzò lo sguardo quando vide Gilmoure uscire subito dopo Chang che la stava guardando serioso e piangente. Il dottore scosse la testa, il chiaro segnale per cui non c’era stato niente da fare. 003 gli si avvicinò lentamente, con occhi gonfi e stanchi, provati dalle tante lacrime versate. Lo guardò negli occhi, ma Gilmoure abbassò lo sguardo, non sapeva come dirglielo. Lei aveva capito…
-Françoise, mi dispiace, non ce l’ha fatta… ho fatto tutto quel che potevo, ma aveva perso troppo sangue… è morto… mi dispiace tanto.- Lei lo guardò stranita, forse era tutto un incubo e, stupendo lui e tutti i presenti…
-E’ una maledetta bugia, vado da lui!- Gli altri la guardarono attoniti, Bretagna fece cenno di alzarsi dalla sedia ma, Punma, gli fece cenno di restare seduto. Lei doveva rendersi conto di quel che era successo da sola… unicamente da sola. Françoise entro nella sala operatoria e si avvicinò al lettino su cui Joe era disteso, coperto da un lenzuolo bianco. Il dottor Gilmoure aveva fatto un “ottimo” lavoro, togliendo tutto il sangue dalla testa e dalla faccia di lui, ripulendo la ferita ed applicando una garza. Lei gli si sedette accanto e, senza dire niente, appoggiò la testa sul suo petto abbracciandolo come se niente fosse. Pensò a quanto fosse morbida la sua pelle ed a come il suo corpo fosse ancora caldo. Questo, in un certo senso, la tranquillizzò e d’istinto mise la mano sulla sua stringendola. Poi alzò la testa, guardò intensamente i suoi occhi chiusi e lo accarezzò sul viso. Ma ad un tratto la sua espressione cambiò fino ad impallidire. Accusò come delle vertigini… forse un attacco di panico. Sapeva che avrebbe dovuto chiamare aiuto ma, convinta di dover stare sola con lui, non lo fece. Gli strinse ancora più forte la sua mano ed inconsciamente, le parve di sentire un suo movimento. Per lei fu come un sussulto. Aggrappata a quella piccola speranza, lo fissò per qualche minuto, sperando, probabilmente in un miracolo ma, alla fine, dovette realizzare quel che era accaduto…. Doveva arrendersi ed ammettere a sé stessa che lui non sarebbe tornato mai più da lei. Dopo qualche minuto, iniziò a calmarsi ed Iniziò piano piano a piangere, appoggiando di nuovo la testa sul suo petto. Non si rese conto quanto tempo fosse passato. Esausta, con gli occhi che le bruciavano dal dolore, iniziò a parlare sottovoce con voce malferma, ricordando tutti i meravigliosi momenti passati con lui, fino a terminare con quella frase che, al solo pensiero che lui potesse pronunciarla, le avrebbe portato lunghe notti insonne spezzandole il cuore…”questa volta ce l’hai fatta sul serio a lasciarmi”…
Capitolo 14
-Joe… JOEEEEE.- urlò nel silenzio della sua camera sussultando, col respiro accelerato e tremando vistosamente…
-Françoise… ehi… Françoise.- le disse preoccupato mentre tentava di accarezzarle il viso. Ma lei si allontanò da lui strisciando sul letto, si sedette di colpo e restò immobile. Poi sgranò gli occhi e si guardò intorno, sudata fradicia. Sentì una mano toccarle un’altra volta il viso…sussultò di colpo, alzò un braccio e si voltò di scatto verso di lui, come volesse colpirlo. Poi, finalmente, piano piano le si fece più nitida la vista del suo viso che la destò facendole acquisire un barlume di lucidità…
-Joe…Joe.- esclamò quasi sussurrando. Stava tornando piano piano in se…
-Joe…JOEEE…sei tu?... non sto sognando?-
-Sì, io… e no… non stai sognando… o, almeno, non adesso.-
-Ma… che… che ci facciamo qui? TU che ci fai qui?- chiese con occhi sbarrati, sull’orlo di una crisi di nervi e con la testa che le stava scoppiando…
-Beh, stavo dormendo. Perché? Non posso più dormire con te?- chiese perplesso ma realizzando che lei avesse fatto un grosso incubo…
-Sei… sei vivo.- gli disse accarezzandolo in viso ma guardandolo stranita…
-Beh… sì. Perché? Dovrei essere morto?- chiese sempre più incredulo…
-Joe…- Gli gettò le braccia al collo in maniera impetuosa che, nell’impatto, il ragazzo fu costretto a sporgersi troppo dal bordo del letto e cadde sul pavimento trascinando lei con se…
-Ouch… ma che ti prende? Sembra tu abbia visto un fantasma. Se sapevo di farti quest’effetto, mi sarei svegliato prima e sarei tornato dopo quando ti fossi svegliata.- disse ironicamente accarezzandole il viso e cercando di trovare un senso al suo strano comportamento…
-Joe… ti amo… ti amo da impazzire.- gli disse quasi stritolandolo e cercando di trattenere le lacrime. Il ragazzo capì il suo stato d’animo e le sorrise per poi stringerla amorevolmente a sé. Dopo qualche minuto…
-Anch’io ti amo sciocchina, ma penso tu abbia fatto un incubo. Ora, se permetti, anche se il parquet è abbastanza morbido, mi alzerei da terra.- le disse sorridendo mentre sentiva il suo cuore battere all’impazzata. Lei annuì, mentre pian piano stava calmandosi…
-Joe…ma cosa è successo? Mi spieghi per favore? Sono così confusa… quel sogno… oh mio Dio, era così reale e… spaventoso.- gli disse mentre si alzava anche lei con l’aiuto di lui che la teneva per le mani…
-Non ti ricordi proprio niente, a parte il sogno? Nemmeno quando sei tornata completamente ubriaca stanotte?- continuò dopo essersi seduto accanto a lei sul letto accarezzandole il viso e notando l’espressione sempre sconvolta di lei…
-No, solo quel maledetto incubo. Se devo essere sincera, non ricordo nemmeno che tu sei venuto a dormire con me.- esclamò tenendosi il viso tra le mani sempre più confusa…
-Infatti è stato un caso. Stanotte stavo dormendo quando vi ho sentito, nel corridoio, stavate facendo un baccano terribile. Se vuoi ti racconto tutto.- le disse coprendole le gambe con il lenzuolo e tentando di calmarla definitivamente…
……………………………………………………………………..
Mi sono svegliato al rumore della porta di camera mia con Jet che era entrato e mi stava chiamando…
“Jet, ma che cavolo stai facendo?”
“Joe, sei tu? Meno male che sei sveglio… devi subito aiutarmi.”
“Certo che sono io… e sì, sono sveglio… come non esserlo, visto il casino che state facendo! E… ti faccio notare che questa non è camera tua, è la mia… ma… sei ubriaco?”
“Lo so che è camera tua, mica sono stupido! Va bene, forse un po’... ascolta, fai il bravo e pensaci tu a lei. E’ distesa sulla moquette ed io non ce la faccio a prenderla in braccio… sono un pochino stanco…”
“Vieni qui… ma quanto hai bevuto idiota che non sei altro. Dai, ti accompagno…. reggiti a me.”
“Grazie amico… mamma, come mi gira tutto.”
-Gli tolgo gli stivali, la camicia e lo metto a letto. Mentre richiudo la porta già russava. Esco nel corridoio e ti vedo sdraiata per terra sulla moquette. Ti prendo in braccio e ti porto in camera tua. Arrivati vicino al tuo letto, tento di toglierti il vestito e mi lamento del perché voi donne avete la mania delle cerniere lampo…”forse perché vi piace avere la schiena scoperta, vi rendono più sexy…penso tra me”…
-Sorrido, ti aiuto a metterti il pigiama, ti adagio sul letto, mi chino per darti un bacio… ti ho sentita persino russare. Mi sdraio accanto a te e ti metto la testa sulla mia spalla, come tu fai sempre. Ti abbraccio, ti bacio ancora e mi addormento con te. Fine.-
-Mi sembra incredibile.-
-Ora raccontami il tuo sogno.-
-Vorrai dire incubo.- precisò irritata ma anche imbarazzata…
-Mi sono sognata che era Jet a portarmi in camera mia. Dopo aver litigato col mio vestito, mi ha messo a letto. Poi, non so come ma abbiamo fatto sesso.-
-Cosaaaa? Con Jet?- la guarda attonito…
-Sì, e mi sembrava così reale. Ma ricordo che io non volevo, lui ha insistito e mi ha quasi preso costringendomi , approfittandosi del fatto che ero ubriaca persa. Mi diceva che tu stavi facendo sesso con Yuki ed io, per un momento, volevo vendicarmi e l’ho quasi assecondato… che vergogna… e non guardarmi con quell’aria stranita…- lo ammonì…
-Sei fortunata che era un sogno, o mi avresti fatto arrabbiare sul serio… ma sia tu che Jet non lo fareste mai, ne sono sicuro.-
-Se ti può consolare, non ho provato niente nemmeno nel sogno… brrrrr, mi vengono i brividi solo a pensarci! Per carità, è un bravissimo ragazzo e magari ci sa anche fare con le donne ma… non è te, quindi…. ma non finisce qui…- esclamò perplessa…
-Perché? Cosa può esserci di peggio?- chiese lui fingendosi ingenuo ma, vedendo l’espressione di lei, poteva intuire benissimo come sarebbe stato il proseguo del sogno…
-La mattina tu vieni a svegliarmi e ci trovi a letto insieme. Non ti dico come hai reagito. Mi hai detto le peggio cose che tu potessi dirmi. Non mi hai parlato per giorni e giorni, fino alla sera prima della missione. Eri furioso e non mi permettevi di spiegarmi, di farti capire che non avrei voluto, e non volevo che tu te la prendessi con Jet. Poi c’era la mia gelosia nei confronti di quella ragazza che voleva sedurti in ogni modo. Finalmente, quella notte, abbiamo parlato, ci siamo riavvicinati ed io ero felice. La missione era perfettamente riuscita, ne siamo usciti vincitori e li abbiamo arrestati tutti. Ma poi avevi in mente un’altra missione, questa per conto tuo, in quel posto dove, una volta, vi era situato uno dei riformatori dove sei stato. Così ti ho quasi implorato di portarmi con te, tu eri contento che io ci fossi, sembrava tutto tornato alla normalità. Poi quel laser puntato alla mia testa, tu che mi spingi a terra per proteggermi, poi ti metti inconsciamente sulla traiettoria del laser ed io sento lo sparo partire da lontano che ti colpisce in piena testa. Tutto quel sangue, io che ti tengo la testa tra le mie mani, tu che mi dici di fuggire ma io volevo restare, desideravo morire con te. Ci siamo detti che ci amavamo e poi il tuo cuore ha smesso di battere. Ed io sono rimasta accanto a te aspettando il mio destino. Poi una voce mi fa sobbalzare e apro gli occhi. Era Jeronimo, mi dice che ti avrebbe salvato e ti porta sul Dolphin 2. Erano venuti in nostro soccorso. Il dottor Gilmoure cerca di salvarti ma , quando lo vedo uscire dalla sala operatoria, una lama mi trafigge il cuore. Sento le voci ed i lamenti degli altri, le urla di Jet al vivavoce del cellulare di Bretagna che lo aveva chiamato negli Stati Uniti. Ed io non voglio crederci, quindi entro nella stanza e ti vedo, sdraiato coperto da un lenzuolo bianco. Il tuo corpo è ancora caldo, io appoggio la testa sul tuo petto stringendoti la mano. Inizio a fantasticare, piangente, poi realizzo che, questa volta, sei riuscito a lasciarmi sul serio… fino a quando sento di nuovo il suono della tua voce… il resto lo sai.-
-Accidenti che sogno contorto Françoise. Deve essere stato terribile.-
-Non userei quel termine per descriverlo. Io lo definirei agghiacciante. Sembrava così reale.- disse tirando un sospiro di sollievo…
-Ora non pensarci più. Molto presto per noi inizierà una nuova vita, ce lo meritiamo, non credi anche tu?-
-A me basta stare insieme a te… per sempre.-
-Sempre è lungo come periodo.- disse ironicamente ma aspettandosi una sua reazione non proprio docile…
-No, è così e basta. Ho già deciso e tu farai come ti dico.- gli rispose fulminandolo con lo sguardo ma sorridendo subito dopo…
-Adoro quel sorriso, lo sai? Ho sempre pensato che fosse un mio privilegio.- disse sorridendole anche lui…
-Sai che me lo hai detto anche nel mio sogno... ops… incubo?- rispose con un’espressione che trasudava felicità da tutti i pori….
-Ah sì? Allora non è stato tutto un incubo.- le disse curioso…
-Beh, a tratti sei stato anche il solito Joe… e… aggiungerei… meno male, altrimenti mi sarei sparata!- rispose lei con sarcasmo. ..
-Ah. E sentiamo, come sarebbe il solito Joe?- le chiese ammiccante…
-Semplice, il mio Joe.- rispose tranquillamente come se fosse la cosa più scontata del mondo… -Quello che sa rendermi felice in ogni momento, anche quando mi rimprovera per le mie paure, per la mia gelosia, e che sa amarmi come solo lui sa fare.- disse determinata nel ribadirglielo, pensò… “casomai se lo dimenticasse”…
-Allora ce l’hai accanto.- rispose sorridendole e baciandola intensamente. Non appena lei uscì da quella dimensione…
-Che ore sono?- gli chiese
-Quasi le nove.- rispose lui ma spalancando gli occhi. Sul momento non aveva realizzato quanto fosse tardi e che il dottor Gilmoure, in quel momento, probabilmente stava già imprecando per il loro ritardo.
-Mi sa che dobbiamo andare Joe.-
-Direi di sì. Come va la testa? Sei pronta per il solito rimprovero del dottore dovuto alla sua mania di puntualità?-
-Mmm… sono pronta.- sospirò… -Joe, riusciremo un giorno a realizzare i nostri desideri?-
-Se lo vogliamo sì, io ne sono certo.-
-So che ora è stupido parlarne ma… mi chiedevo… naturalmente dopo questa missione e forse anche dopo l’altra che so che hai già in mente di fare… ecco… pensavo… non sarebbe bello andare a stare insieme?-
-Sarebbe bellissimo, andremo dove vuoi tu.- le disse serio…
-Davvero? Anche a Parigi?- provò a chiederglielo titubante…
-Naturalmente, se questo ti rende felice per me va bene.- le rispose deciso facendola sorridere a trentadue denti…
-Je t’aime Joe. Mi rendi la ragazza più felice del mondo. Abbracciami forte.- Non se lo fece ripetere due volte e, prima di andare a prepararsi nella sua camera, la strinse a sé fino a quando lei ne avesse avuto bisogno…
-Se mi abbraccerai sempre così, potrei anche cambiare idea sul fatto di trovare una casa.-
-Come?- si staccò e la guardò perplesso… -Hai già cambiato idea?- si spaventò…
-Assolutamente no. I tuoi abbracci sono un posto perfetto in cui abitare.- disse sorridendogli e guardandolo teneramente…
-Ah, credevo che…-
-Sciocco, mica vivremo solo di abbracci.- concluse strizzandogli l’occhio.
Epilogo
Due settimane dopo, ci fu la grande retata compiuta con grande coraggio e decisione dai cyborg e dalla polizia nipponica i quali, agendo simultaneamente, avevano compiuto l’impresa di prendere i criminali più pericolosi di tutta l’Asia. I tre spettri e altre venti persone almeno furono immediatamente arrestate e condotte in prigione da dove, difficilmente, sarebbero uscite.
Yuki, dopo un calorosissimo abbraccio dato al padre, rispettò il suo volere di trasferirsi negli Stati Uniti, dove avrebbe iniziato una nuova vita. Partì per New York il giorno successivo scortata da 002 e 004. Qualche giorno dopo, nel salone della villa, Joe, su richiesta, ma, soprattutto, dietro minaccia di Françoise, rivelò al resto della squadra ciò che gli aveva suggerito di fare Oshino circa i fatti che accadevano nei pressi del riformatorio di Shoushan.
In realtà Joe avrebbe voluto fare da solo quel sopralluogo ma lei, forte anche del sogno che aveva fatto, lo fece desistere e lo convinse a farsi aiutare, non prima di aver fatto una furiosa litigata con lui. “Sei il solito zuccone”…. Le disse quattro o cinque volte quella sera… “E tu sempre la solita testarda… ma… riconosco che hai ragione.”
Tutti i Cyborg, dopo attente ricerche, entrarono in azione e, con un’azione repentina, smantellarono quelle fabbriche di morte salvando centinaia di persone le quali, senza il loro intervento, avrebbero fatto una bruttissima fine.
Al processo, tutte le persone arrestate nella retata quella notte, vennero condannate all’ergastolo dalla giuria giapponese che si pronunciò con verdetto unanime. Oshino, scarcerato, ottenne l’immunità e, la sua volontà di trascorrere gli ultimi mesi di vita in un isola lontana dal Giappone, fu rispettata. Non vide più sua figlia, ma, il saperla al sicuro, lo aveva reso l’uomo più felice del mondo.
I cyborg tornarono ognuno alle loro occupazioni abituali, promettendo a Gilmoure di intervenire nel caso ci fosse ancora bisogno di loro.
-Alla fine tutto si è risolto per il meglio.-
-Già. Sai, quando stamattina hai salutato i ragazzi, hai guardato Jet in modo strano.-
-Te ne sei accorta?-
-Certamente. Credevo ci scappasse la rissa.-
-Stavo cercando di immaginarti insieme a lui… chissà cosa mi è venuto in mente.-
-Andiamo Joe, se volessi tradirti non lo farei certamente con Jet. Ma ci pensi? Vabbè che gli estremi si attraggono ma, in questo caso, si batterebbero tutti i record.-
-Mica è un cattivo ragazzo.- osservò…
-Infatti, in fondo è un buono ma… ben lungi dall’essere il mio tipo.-
-E allora, nel caso, con chi mi tradiresti?- chiese fingendo di giocare con lei anche se non proprio del tutto…
-Mah… chi lo sa. Non ci ho mai pensato. Ma qualcuno in mente ce l’avrei.- Gli disse sfidandolo
-AH sì? E chi sarebbe?- chiese cambiando repentinamente espressione, divenuta ad un tratto seriosa. Ma quando si accorse che lei stava ridendo come una matta si riprese.… -Sciocca!-
-Ci sei cascato in pieno.- gli disse continuando divertita quel siparietto…
-Però… ripensandoci.- aggiunse maliziosa…
-Mmm.- mugolò contrariato. Allora non ce la fece più, altrimenti, geloso com’era, avrebbe finito per crederci davvero…
-Stupido che non sei altro. Solo col tuo clone, se ha il tuo sguardo e se mette il tuo profumo.- concluse ancora ridendo e prendendolo in giro…
-Allora non corro rischi.- concluse finalmente soddisfatto e riprendendo la sua solita espressione…
-No, direi di no. Je t’aime Joe.-
-Aussi moi, Françoise.-
-Dove mi porti?-
-Dovunque tu vorrai. L’importante non è la destinazione ma il viaggio.-
-E mi proporrai di sposarti?-
-Certo.-
-Chissà se riuscirò a sopportarti per tutta la vita.- esclamò ironica…
-Beh, ammetto di non essere perfetto ma…-
-E’ la vita che non deve essere perfetta per essere meravigliosa.-
-Sei ogni giorno più saggia amore mio.- le disse quasi canzonandola…
-Lo so, in una coppia una ci vuole.- gli sorrise prendendolo in giro…
-Ah, dimenticavo… voglio anche dei figli.-
-E se non potessi darteli?-
-Ne adotteremo qualcuno…. Che problema c’è.-
-Allora… quanti ne vorrai.-
-Quindi? Destinazione aeroporto e poi volo per Parigi?-
-Oh Joe.-
Il bacio che le stampò sulla bocca la lasciò senza fiato. Dopo che si staccarono, si guardarono per qualche minuto dritti negli occhi convinti che niente e nessuno avrebbe mai potuto separarli… almeno non in quella vita.
Salirono nell’auto di Joe, si osservarono come se fossero due liceali al primo appuntamento, ignari di quello che il destino gli avrebbe riservato. Françoise accese lo stereo. Sulle note di “No One” di Alycia Keys, per i due innamorati, era appena iniziata l’avventura più bella ed emozionante della loro vita.
I just want you close
Where you can stay forever
You can be sure
That it will only get better
You and me together
Through the days and nights
I don't worry 'cause
Everything's gonna be alright
People keep talking, they can say what they likeBut all I know is everything's gonna be alright
No one, no one, no one
Can get in the way of what I'm feeling
No one, no one, no one
Can get in the way of what I feel for you, you, you
Can get in the way of what I feel for you
When the rain is pouring down
And my heart is hurting
You will always be around
This I know for certain
You and me together
Through the days and nights
I don't worry 'cause
Everything's gonna be alright
People keep talking, they can say what they like
But all I know is everything's gonna to be alright
No one, no one, no one
Can get in the way of what I'm feeling
No one, no one, no one
Can get in the way of what I feel for you, you, you
Can get in the way of what I feel
I know some people search the world
To find something like what we have
I know people will try, try to divide something so real
So till the end of time I'm telling you there ain't no one
No one, no one
Can get in the way of what I'm feeling
No one, no one, no one
Can get in the way of what I feel for you
Oh oh oh oh...
FINE
Ps: la scena di Oshino alla stazione di polizia, è chiaramente ispirata alla prima puntata della serie televisiva “Blacklist”.
Buona lettura a tutti, sperando che vi piaccia…
© 17/10/ 2021
|
|